In silenzio, con lo sguardo fisso sul tartan e una fasciatura ben in vista sulla gamba sinistra, Gianmarco Tamberi ha vissuto una serata che non si aspettava. A Tokyo, dove era arrivato da campione del mondo in carica del salto in alto, il sogno si è interrotto troppo presto: l’asticella a 2,21 metri gli ha sbarrato la strada e la qualificazione è sfumata.
La delusione iridata e l’amarezza a caldo
Il primo impatto con la sconfitta è stato duro, quasi brutale. Dopo un riscaldamento che sembrava promettere ben altro, l’azzurro non ha trovato il giusto ritmo in pedana e, uno dopo l’altro, i tentativi sono finiti sullo zerbino rosso dell’eliminazione. Tamberi ha definito “pietoso” il risultato, parole pronunciate con voce incrinata dall’orgoglio ferito ma allo stesso tempo lucide nell’analisi tecnica: “Le sensazioni erano ottime, eppure non ho azzeccato nemmeno un salto degno del mio livello”. Alla delusione sportiva si è sommata la frustrazione fisica: la fasciatura, chiara testimonianza di un problema muscolare, non gli ha impedito di scendere in pedana ma ha forse tolto quel pizzico di spinta necessario a superare la quota minima.
Pochi minuti dopo la gara, davanti ai microfoni, il marchigiano ha lasciato sfogare la rabbia senza filtri. “Questo ko fa male, non posso negarlo”, ha ammesso, sottolineando come solo un anno fa si fosse ritrovato a mettere in discussione persino il prosieguo della carriera. Da perfezionista quale è, ha rivolto lo sguardo verso se stesso prima ancora che agli avversari, colpevolizzandosi per ogni dettaglio andato storto. Tuttavia, in mezzo al disappunto, è emersa subito una presa di coscienza: quell’energia negativa può trasformarsi in carburante per la prossima sfida. Bastava guardargli gli occhi per coglierne l’intensità.
La reazione a mente fredda: la promessa di un ritorno
Smaltite le prime emozioni, il campione olimpico di Tokyo 2021 ha affidato a un messaggio sui social il suo pensiero più intimo: «Tornerò. Ve lo prometto. Tornerò». Tre frasi brevi, secche, che racchiudono la voglia di riscrivere immediatamente la propria storia. Chi lo conosce sa quanto l’orgoglio di famiglia, lo spirito competitivo e il desiderio di rappresentare l’Italia ai massimi livelli siano motori potentissimi. Il pubblico virtuale ha risposto compatto, travolgendolo di incoraggiamenti: quell’onda emotiva gli servirà da zavorra positiva nei mesi di allenamento che lo attendono.
Il gesto di rendere pubblica la promessa riflette un metodo già sperimentato in passato dal saltatore: trasformare ogni caduta in un patto con se stesso e con chi lo segue. “L’anno scorso non avevo nemmeno la forza di guardare oltre la stagione”, ha confessato, ricordando il momento in cui aveva sfiorato l’idea di fermarsi. Oggi, invece, la rabbia diventa propellente: vuol dire giornate intere in palestra, sedute video per correggere la rincorsa, test e cure per togliere di mezzo qualunque fastidio fisico. La fascia sulla gamba è l’immagine del presente, non certo il marchio del futuro che ha in mente.
Lo sguardo verso Los Angeles 2028
Tra le luci al neon dell’anello olimpico prossimo venturo brilla già un obiettivo chiaro: Los Angeles 2028. Tamberi non lo nasconde, anzi lo pronuncia con entusiasmo: quell’appuntamento è inciso nella sua tabella di marcia. Il quadriennio (anzi, trinquennium) che separa Tokyo 2025 da Los Angeles richiederà programmazione scientifica: dai carichi di lavoro alla scelta delle gare intermedie, ogni passo sarà modulato per arrivare al Memorial Coliseum con la miglior condizione possibile. “Non vedo l’ora di ricominciare la preparazione”, ha ribadito, raccontando come il gruppo dei saltatori italiani continui a ispirarsi a vicenda grazie a un clima di sana competizione.
Allo stesso tempo, il fuoriclasse marchigiano non dimentica il proprio universo personale. Dopo le fatiche e i tormenti di queste ore, il primo desiderio è rientrare a casa e stringere le “sue donne”, come le chiama lui: la moglie e la madre, pilastri affettivi che negli anni hanno saputo reggere l’urto dei momenti più complicati. Il saliscendi emotivo dello sport d’élite, infatti, si tampona spesso con l’amore domestico, e Tamberi ne è consapevole. Solo ritrovando equilibrio fuori dalla pedana potrà lanciare l’offensiva sportiva che, nelle sue parole e nei suoi occhi, è già cominciata.
