Ogni 16 settembre, giorno della sua nascita, Fratel Biagio Conte torna vivo nel pensiero di Riccardo Rossi. Il suo ricordo, intriso di amicizia e di un profondo cammino spirituale condiviso, illumina chi lo ha conosciuto, trasformando la mancanza in energia per proseguire l’opera da lui iniziata.
Un incontro che trasforma
La prima volta che Riccardo Rossi incrociò lo sguardo di Fratel Biagio, circa quindici anni fa, avvertì una sintonia che andava oltre le parole. Quel giorno nacque un’esperienza di fraternità che presto si tradusse in azioni concrete: dalla redazione condivisa di “La Speranza”, organo ufficiale della Missione di Speranza e Carità di Palermo, alla quotidiana condivisione di preghiera e servizio. Sentii risuonare dentro di me una voce che parlava di accoglienza e di dono totale, ricorda oggi Rossi. Da allora, la missione di Biagio divenne anche la sua, legando i loro percorsi in maniera indissolubile.
Fin dal principio, Fratel Biagio si rivelò per Riccardo un punto di orientamento interiore, capace di coniugare l’ascolto più attento con gesti semplici ma rivoluzionari. Era come se ognuno di noi venisse guardato nel meglio di sé, al di là di fragilità e timori. Da questa certezza scaturì l’esigenza di raccontare, attraverso le pagine del giornale, le storie di chi trovava rifugio tra le mura della Missione. Non un compito professionale, ma una vocazione: tradurre in parole la carità vissuta, facendo emergere la dignità delle persone prima ancora dei loro bisogni.
Un viaggio verso la riconciliazione familiare e la nascita di un amore
Passarono due anni dall’incontro iniziale, quando Fratel Biagio propose a Riccardo di accompagnarlo in un pellegrinaggio attraverso Vicenza per poi raggiungere Verona, dove lo attendeva una frattura ancora aperta con la famiglia. Quel tragitto, vissuto fra testimonianze pubbliche e momenti di silenzio, divenne il terreno su cui germogliò la pace: in quei giorni imparai a chiedere perdono con umiltà, a parlare meno e ad ascoltare di più. Il ritorno a casa si trasformò così in un abbraccio condiviso che mise fine a anni di incomprensioni.
Nell’arco di poco tempo, l’esperienza redazionale di “La Speranza” aprì a Rossi un’altra pagina inattesa. Mentre elaborava un articolo sui due segni che avevano spinto Fratel Biagio a rientrare in Missione, incontrò il nome di Barbara Occhipinti, protagonista di uno di quei gesti. La curiosità professionale divenne presto interesse personale: quando le stringemmo la mano, compresi che il nostro cammino avrebbe intrecciato non soltanto parole ma destini. L’amore sbocciò, portarono avanti il sacramento del matrimonio e, con la stessa determinazione, Barbara scelse di condividere la vita missionaria accanto a suo marito.
La crisi del 2018 e la scelta di restare accanto alla Missione
All’inizio del 2018 una profonda inquietudine spinse Riccardo a domandare un segno al Cielo. Partì da Catania verso Palermo e trovò Fratel Biagio assorto in un digiuno e in una preghiera sotto i portici delle Poste Centrali di via Roma, deciso a ricordare al mondo che nessuno deve essere dimenticato. Quando lo vidi, compresi che la risposta che imploravo era lì, incarnata nella sua vulnerabilità coraggiosa. Senza esitazione restò al suo fianco giorno e notte, trasformando l’urgenza spirituale in comunicazione concreta rivolta a media e cittadini.
Quell’impegno si tradusse in una decisione radicale: abbandonare la vita costruita a Catania e trasferirsi stabilmente a Palermo, per dare voce e volto alla Missione di Speranza e Carità. Da allora Rossi divenne il portavoce del missionario, accompagnandolo fino al 12 gennaio 2023, giorno della sua morte. La vigilia, dopo aver meditato sul “Libro di Cielo” di Luisa Piccarreta, si sentì misteriosamente pronto all’addio. Quando arrivò la notizia, non mi travolse il buio, ma una gioia luminosa: sapevo che l’amico si era finalmente ricongiunto all’abbraccio divino.
