Una pioggia di statuette, record infranti e applausi senza fine: l’edizione 2025 degli Emmy ha riscritto i confini delle serie televisive, consacrando Adolescence, The Pitt e The Studio come nuovi parametri di eccellenza per l’intrattenimento globale contemporaneo.
Il viaggio trionfale di Stephen Graham e di Adolescence
La corsa trionfale di Stephen Graham ha illuminato la sala fin dalle prime battute della serata. Il cinquantenne interprete britannico, visibilmente emozionato, è salito sul palco dapprima per ritirare la statuetta dedicata alla miglior sceneggiatura, condividendola con il co-creatore Jack Thorne. Quando, più tardi, ha conquistato anche il premio come miglior attore protagonista in una miniserie, il pubblico gli ha tributato una standing ovation. A conclusione del discorso, quel semplice “Namaste!” pronunciato con il sorriso è suonato come un ringraziamento a chiunque abbia creduto in Adolescence.
Il successo personale di Graham ha trovato la sua consacrazione definitiva nell’annuncio del riconoscimento più atteso: Adolescence è stata incoronata migliore miniserie. In un solo evento, quindi, l’attore ha raccolto tre trofei, suggellando un percorso artistico che lo ha visto impegnato sia davanti alla macchina da presa sia dietro le quinte. La triplice vittoria testimonia la capacità di un progetto di fondere scrittura, interpretazione e visione produttiva, diventando emblema di un periodo d’oro per la serialità a tema formativo contemporaneo.
Owen Cooper, record d’età e un discorso che accende l’entusiasmo
Ma la notte non è appartenuta solo ai volti più noti. Il quindicenne Owen Cooper ha riscritto la storia degli Emmy diventando il più giovane vincitore maschile di sempre in una categoria recitativa. Con il premio come miglior attore non protagonista in una miniserie, il giovanissimo talento di Adolescence ha superato i primati che resistevano dai primi anni Settanta e, soprattutto, ha battuto concorrenti del calibro di Javier Bardem, Bill Camp e Peter Sarsgaard, senza dimenticare Rob Delaney e la collega Ashley Walters.
Il suo intervento, genuino e carico di entusiasmo, ha toccato il pubblico. Cooper ha ricordato i corsi di recitazione seguiti “solo un paio di anni fa”, sottolineando come mettersi in gioco e uscire dalla zona di comfort possa aprire porte inimmaginabili. Nel silenzio rispettoso della platea, quelle parole hanno ricordato che ogni impresa nasce da un atto di coraggio. L’applauso prolungato è stato il segnale più eloquente di quanto il suo traguardo abbia emozionato la comunità televisiva internazionale di appassionati.
La sorpresa di The Pitt nella categoria drama
L’atteso trionfo di The Pitt ha invece spiazzato chi dava per favorita la macchina perfettamente oliata di Severance. La serie ambientata in un pronto soccorso di Pittsburgh, costruita attorno a un turno di quindici ore vissuto in tempo reale, si è imposta come migliore serie drammatica. L’intensità narrativa e l’attenzione al realismo hanno convinto giurati e pubblico, permettendole di superare titoli già consacrati come The White Lotus e di conquistare un posto di rilievo nel panorama globale della fiction contemporanea.
Il percorso vincente era stato anticipato da un premio inatteso: Katherine LaNasa ha conquistato il trofeo destinato alla miglior attrice non protagonista per l’interpretazione dell’infermiera Dana. L’ondata di consensi ha così certificato la capacità dello show di fondere tensione medica e introspezione emotiva, dimostrando che la serialità ospedaliera può ancora sorprendere quando sceglie strade narrative coraggiose. Il riconoscimento, in ultima analisi, pone The Pitt al centro del panorama televisivo contemporaneo, sottolineando la vitalità dei prodotti originali distribuiti da Max oggi.
Severance tra luci e ombre: vittorie storiche e mancate conferme
Con ben ventisette candidature, Severance sembrava destinata a dominare ogni categoria, eppure la sua parabola si è rivelata meno lineare del previsto. La serie ha comunque scritto una pagina significativa: Britt Lower ha conquistato il premio come miglior attrice protagonista in una serie drammatica, superando la veterana Kathy Bates e negandole un primato anagrafico che avrebbe fatto storia. Inoltre, Tramell Tillman ha infranto un altro tabù, diventando il primo attore nero a essere premiato come miglior attore non protagonista in un drama.
Al di là di queste affermazioni, lo show non è riuscito ad agguantare i riconoscimenti più ambiti: sfumati sia il titolo di miglior serie che il premio al protagonista Adam Scott. La situazione ha evidenziato come le preferenze degli elettori possano cambiare direzione all’ultimo istante, lasciando vittorie annunciate solo sulla carta. Ciò non toglie che la serie resti al centro dell’attenzione critica, forte di un linguaggio visivo sperimentale e di tematiche sociali contemporanee che riflettono le inquietudini del pubblico globale.
Risate, satira e colpi di scena: The Studio e le serie comedy
In campo comico, il trofeo più prestigioso è andato a The Studio, una pungente satira sul dietro le quinte dell’industria cinematografica statunitense. La serie, che ruota attorno a un direttore creativo goffo ma determinato a risanare i conti di un grande studio, ha conquistato il titolo di miglior commedia. Non solo: Seth Rogen ha trionfato come miglior attore protagonista e, insieme a Evan Goldberg, ha firmato la regia e la sceneggiatura premiate dalla Television Academy, dando prova di una sinergia artistica capace di bilanciare ironia caustica e senso del ritmo.
Il palmarès comedy, però, ha riservato altre sorprese significative. Jeff Hiller ha sbaragliato giganti come Harrison Ford e Ike Barinholtz, ottenendo il riconoscimento come miglior attore non protagonista grazie al suo ruolo in Somebody Somewhere. Jean Smart e Hannah Einbinder hanno invece consolidato il predominio di Hacks nelle categorie femminili. L’esito complessivo conferma che il genere comedy, spesso considerato leggero, può rappresentare un terreno fertile per innovazione, profondità e audacia autoriale, capace di fotografare con lucidità le contraddizioni della società.
Premi inattesi, esclusi eccellenti e il verdetto del Variety Live
Non tutte le produzioni annusate dai pronostici hanno trovato spazio sul podio. The Bear, forte di tredici nomination nella sezione comedy, è tornata a casa a mani vuote, così come The White Lotus nella serata principale. Anche sul fronte miniserie si sono registrate oscillazioni: se Adolescence ha dominato quasi incontrastata, il titolo di miglior attrice è andato a Cristin Milioti per The Penguin, mentre Colin Farrell ha dovuto cedere la scena ancora a Stephen Graham nel concorso interpretativo maschile principale.
La categoria Miglior Speciale di Varietà Live ha infine offerto un risultato che nessuno aveva previsto: lo scontro annunciato fra Beyoncé e Jay-Z si è risolto in un nulla di fatto per entrambi, lasciando campo allo speciale dedicato al cinquantesimo anniversario di Saturday Night Live. La scelta sembra ribadire l’affetto del pubblico per i format storici capaci di rinnovarsi senza snaturare la propria identità. Il verdetto finale ha incoronato inoltre Stephen Colbert nella sezione talk show, completando un quadro ricco di spunti e di emozioni.
