Un cavallo rimasto stretto tra due tronchi è vivo per miracolo grazie a un intervento notturno dei vigili del fuoco. Nel cuore del bosco di Vallepietra-Santissima Trinità, ai margini di Roma e a un passo dall’Abruzzo, la squadra specializzata ha sfidato terreni impervi restituendo l’animale al suo proprietario.
Una corsa contro la notte
Il segnale d’allarme è partito sabato sera, quando il proprietario non ha visto rientrare il suo destriero e ha chiesto aiuto ai soccorritori. Dal distaccamento più vicino, i vigili del fuoco si sono messi in movimento in piena oscurità, abbandonando i mezzi poco oltre l’ultimo tratto carrabile. Davanti a loro si estendeva una macchia silenziosa, modellata da pendenze brusche e radici affioranti. L’indicazione fornita era imprecisa, ma l’esperienza della squadra ha permesso di tracciare rapidamente una rotta possibile seguendo impronte e segni di calpestio: un percorso di oltre due chilometri a piedi, fra sterpaglia e sentieri poco visibili.
Il bosco di Vallepietra-Santissima Trinità conserva un fascino selvatico che di notte si trasforma in una vera prova di resistenza. Ogni passo produceva il crepitio di foglie secche, ogni fascio di torcia disegnava sagome incerte tra i fusti. Il team procedeva in formazione, alternando momenti di silenzio assoluto a brevi consultazioni per ricalibrare la traiettoria. L’impervia conformazione del terreno imponeva frequenti deviazioni, ma nessuno ha esitato: la missione non era solo tecnica, era anche una sfida morale, perché quando un animale è in difficoltà il tempo scorre più in fretta.
La manovra di liberazione passo dopo passo
Quando finalmente la sagoma del cavallo è apparsa, la scena era surreale: il corpo dell’animale era incastrato fra due tronchi che avevano chiuso lo spazio come una morsa. Gli operatori hanno prima tranquillizzato la bestia con movimenti lenti, evitando qualsiasi rumore brusco che potesse spaventarla. Tirfort, l’attrezzatura scelta per l’intervento, consiste in un verricello manuale capace di esercitare una trazione controllata. Collegato a corde e cinghie distribuite con cura sui tronchi, il dispositivo ha permesso di applicare forza graduale, evitando scatti improvvisi potenzialmente dannosi.
Il lavoro di estrazione ha richiesto calma e sincronia. Ogni giro di manovella era accompagnato da un mormorio di incoraggiamento rivolto all’animale, che iniziava a percepire la possibilità di liberarsi. Nel frattempo una parte del gruppo monitorava costantemente lo stato di stress del cavallo, pronto a fermare l’operazione al minimo segnale di pericolo. Dopo diversi minuti di tiro controllato, i tronchi hanno ceduto quel tanto che bastava per creare un varco. Con un ultimo sforzo coordinato, l’animale ha fatto leva sulle zampe posteriori ed è scivolato fuori dal suo stretto confine naturale.
Il ritorno a casa dell’animale
L’istante successivo alla liberazione è stato un concentrato di sollievo. Il cavallo, pur visibilmente provato, non mostrava ferite gravi; la valutazione superficiale non ha evidenziato lesioni cutanee né problemi articolari. Dopo avergli concesso il tempo di riprendere fiato e di ristabilire la circolazione, i vigili del fuoco lo hanno lentamente guidato lungo il sentiero d’uscita. L’animale sembrava riconoscere la mano amica che lo conduceva verso la sicurezza, lasciando trapelare un’evidente gratitudine, testimoniata da movimenti più tranquilli e sguardi meno impauriti.
Al termine del percorso, ad attenderlo c’era il proprietario, rimasto sul limitare del bosco in trepidante attesa. L’abbraccio visivo tra uomo e cavallo ha riempito l’aria di un’emozione palpabile, capace di far dimenticare per un istante la fatica e la tensione accumulata. Consegna conclusa, la squadra ha smontato l’attrezzatura e ha ripercorso mentalmente ogni fase, consapevole che la rapidità d’intervento e la scelta del Tirfort erano state decisive. Quel rientro a sirene spente ha sancito ancora una volta il valore di una solidarietà che non conosce orari, specie quando a chiedere aiuto è una creatura senza voce.
