Un fine settimana che promette bene per le sale italiane: dall’11 al 14 settembre gli spettatori hanno ripopolato i cinema, portando il mercato a un livello che non si vedeva da mesi. La fotografia del box office mostra un settore finalmente capace di reagire e di guardare con fiducia all’autunno.
Segnali di slancio per le sale italiane
Con i suoi 6.790.313 euro di incasso complessivo, il periodo che va da giovedì 11 a domenica 14 settembre restituisce un quadro sorprendentemente tonico. Ben 862.169 spettatori hanno scelto di accomodarsi davanti allo schermo in 2.864 sale, un risultato che fa registrare un incremento del 61% rispetto allo stesso fine settimana del 2024. L’asticella sale anche se misurata sul termometro più immediato: il confronto con il weekend precedente segna un +6%, mentre il paragone con l’intero mese dello scorso anno regala addirittura un balzo del 25%. Numeri che non si vedevano da tempo e che, pur non decretando la fine di ogni incertezza, certificano un ritrovato entusiasmo del pubblico, animato da proposte capaci di parlare a segmenti molto diversi.
La combinazione di generi, target e strategie distributive si sta rivelando decisiva per la ripartenza. L’uscita di titoli solidi, la tenuta di film già presenti in cartellone e qualche debutto di nicchia ma dalle buone prospettive hanno convinto tanto i proprietari delle sale quanto gli operatori dell’industria che l’autunno cinematografico potrebbe finalmente inaugurare una fase meno altalenante. In un panorama che alterna grandi franchise, animazione di qualità e progetti d’autore, la sensazione è che il pubblico stia premiando la varietà dell’offerta più ancora dei nomi in locandina. Proprio questa pluralità di voci e di linguaggi sembra la chiave per trasformare la crescita di questi giorni da piccola fiammata isolata in tendenza duratura.
Horror, romanticismo e musica: il mix che trascina il botteghino
Tra i film che stanno trainando gli incassi spicca The Conjuring – Il rito finale di Michael Chaves, giunto alla seconda settimana di programmazione con una flessione contenuta e una resa considerevole. Il titolo horror targato Warner Bros aggiunge 1.746.532 euro (calo del 55%) grazie a una media di 4.109 euro in 425 schermi, portando il totale a 7.422.730 euro. Il risultato lo proietta al sesto posto assoluto tra gli horror più visti nella storia del mercato italiano e lo colloca in rotta di sorpasso su IT – Capitolo due (9,4 milioni). Sul piano globale, il franchise continua a rivelarsi una miniera d’oro: 332,8 milioni di dollari worldwide, di cui 131 milioni negli Stati Uniti e 201,8 all’estero, confermano la vitalità di un marchio che da oltre dieci anni sa rinnovarsi senza perdere appeal.
Se il terrore occupa un posto di rilievo, a far squadra con lui sono la commedia romantica e il period drama. Material Love di Celine Song, distribuito da Eagle Pictures, aggiunge 541.901 euro, perdendo solo il 20% e raggiungendo una somma complessiva di 1.625.379 euro, merito soprattutto del passaparola che sta premiando la chimica fra Pedro Pascal e Dakota Johnson. Subito a ridosso si piazza Downton Abbey – Il gran finale: la pellicola Universal apre con 472.895 euro in 360 sale, staccando il secondo capitolo del 2022 ma restando distante dall’exploit del debutto cinematografico del 2019. A completare il quadro dei titoli di sostanza, fuori dalla top ten compare il documentario musicale Francesco De Gregori: Nevergreen, che parte in tredicesima posizione con 54.000 euro, e la commedia corrosiva La riunione di condominio, undicesima con 74.000 euro e una media per copia elevata: entrambi dimostrano che esiste spazio anche per progetti meno mainstream.
Il caso Demon Slayer e l’onda lunga dell’animazione
La vetta della classifica, però, appartiene a un fenomeno di matrice orientale. Demon Slayer – Kimetsu No Yaiba: Il castello dell’infinito, diretto da Haruo Sotozaki e distribuito in Italia da Eagle Pictures/Sony, ha inaugurato il suo percorso con 2.645.612 euro, frutto di una superba media di 7.473 euro in 354 sale. L’esordio è il nono migliore dell’anno e, soprattutto, vale il podio storico fra le uscite di animazione giapponese nel nostro Paese: meglio di lui hanno fatto soltanto Il ragazzo e l’airone (6,9 milioni) e Capitan Harlock (5,1 milioni). L’irruzione di Tanjiro e compagni sul grande schermo conferma quanto il pubblico italiano sia ormai recettivo nei confronti di franchise anime capaci di unire spettacolo visivo e ricchezza narrativa.
Il successo dell’opera di Sotozaki fa da traino a un comparto animato che continua a regalare soddisfazioni. Pur con segni diversi, i titoli family dimostrano una sorprendente capacità di resistenza: I Puffi – Il film, giunto alla terza settimana, supera quota 2,6 milioni, mentre DreamWorks Troppo cattivi 2 aggiunge 136.000 euro e si porta a 3,2 milioni complessivi. Questo mosaico di proposte, articolato tra anime destinati a un pubblico appassionato e film pensati per genitori e bambini, compone una filiera in cui le presenze al botteghino non sono più solo episodiche ma frutto di un consumo regolare. La sensazione, condivisa dagli esercenti, è che l’animazione stia ormai diventando un pilastro stagionale quasi al pari dei grandi blockbuster live-action.
Famiglie, autori e nuove proposte: le posizioni intermedie
Oltre i riflettori della top five, la classifica propone titoli che, pur lontani dai colpi di testa, mostrano tenacia e potenziale di crescita. Il film d’avventura Grand Prix esordisce con 125.000 euro e si inserisce in ottava posizione, mentre Il mio amico pinguino con Jean Reno raccoglie 77.000 euro, sufficiente a mantenere la decima piazza. Tra le conferme si segnala la performance costante di DreamWorks Troppo cattivi 2, che ha superato la soglia dei tre milioni, e la lenta ma inesorabile risalita di Come ti muovi sbagli di Gianni Di Gregorio: con 83.000 euro nel fine settimana e un incremento del 25% sugli incassi precedenti, la commedia dimostra come il passaparola possa ancora fare la differenza anche per produzioni di taglio medio.
A rappresentare il cinema d’autore puro, invece, è Elisa di Leonardo Di Costanzo. Il film, tutt’altro che di facile fruizione, mette a segno un incremento del 10% rispetto alla settimana scorsa e sfiora il traguardo dei 400.000 euro totali. Un’andatura lenta, quasi “a diesel”, che non deve ingannare: proprio la crescita graduale indica una durata di tenuta superiore alla media degli arthouse, destinati spesso a bruciarsi in pochi giorni. Questo ventaglio di situazioni – blockbusters stabili, family movie resilienti, horror in piena forma e opere d’essai che avanzano in sordina – suggerisce che il pubblico non si muove più in blocco, ma per cerchie d’interesse sempre più differenziate. Ed è forse la migliore notizia che l’industria potesse ricevere, perché traduce l’idea di un box office non dipendente da un singolo genere, bensì da una varietà in grado di garantire continuità.
