Allo scoccare delle 13.44 locali, lo stadio nazionale di Tokyo ha visto l’Italia riabbracciare il podio mondiale nella maratona: il coraggio di Iliass Aouani, bronzo in 2h09:53, ha rotto un digiuno ventennale e riacceso l’orgoglio di un’intera nazione atletica.
La medaglia che rompe un digiuno ventennale
Il bronzo firmato da Iliass Aouani riporta l’atletica azzurra sul palcoscenico iridato in una disciplina che, per oltre due decenni, sembrava essersi allontanata dalle ambizioni italiane. Sotto un cielo umido e immobile, la gara di lunedì 15 settembre 2025 ha consegnato all’Italia una pagina di storia: il trentenne azzurro ha tagliato il traguardo in 2h09:53, dietro al tanzaniano Alphonce Simbu e al tedesco Amanal Petros, entrambi accreditati di 2h09:48. Una manciata di secondi che vale un’eternità per chi, come il movimento tricolore, attendeva un segnale di rinascita.
Il valore di questo podio trascende la pura statistica: non è solo una medaglia, ma il ritorno di un sentimento collettivo di fiducia, capace di far vibrare ogni appassionato che, dagli spalti o dalle tribune virtuali, ha seguito la corsa metro dopo metro. L’entusiasmo non si misura con la cronaca delle cifre, bensì con la consapevolezza di aver ritrovato un campione capace di trasformare la speranza in concretezza, ricordando al paese che il talento, se coltivato con pazienza, torna sempre a fiorire.
Il percorso di gara: rimonta e fotofinish
Dopo trentasei chilometri equilibrati, lo scenario si è infiammato. In testa, Petros ha provato la fuga, ma l’ultimo rettilineo in pista si è trasformato in un duello tra europei e africani: Simbu ha alzato il ritmo, strappando il comando con una progressione rabbiosa. Pochi metri dietro, Aouani non ha ceduto alla frustrazione di vedere i primi due contendersi l’oro; ha controllato la propria frequenza, ha atteso il momento giusto e, sull’ultimo tratto, si è preso il bronzo con la forza del cuore.
Viaggiare nel limbo dell’incertezza per oltre 42 chilometri richiede una lucidità feroce: ogni rifornimento, ogni curva, ogni soffio di vento incidono sul destino di un podio mondiale. L’azzurro ha mantenuto la mente sgombra, conscio che la sua chance sarebbe arrivata solo all’interno dello stadio. Il tempo finale non è record nazionale, ma la sua regolarità chilometro dopo chilometro gli ha consentito di restare in scia ai migliori e di timbrare il traguardo con un sorriso che racconta più di mille interviste.
Dalle aule agli stadi: la formazione americana
Prima di conquistare Tokyo, Aouani ha attraversato un percorso accademico complesso e stimolante negli Stati Uniti. Dopo il liceo scientifico a Milano, ha scelto di varcare l’oceano, approdando alla Lamar University in Texas. Il primo anno a Beaumont gli è servito per adattarsi a un metodo di studio serrato e a un sistema sportivo che pretendeva tanto quanto gli garantiva. Nel frattempo, l’entusiasmo per l’ingegneria si è fuso con l’impegno in pista, creando un equilibrio che gli avrebbe cambiato la vita.
Successivamente, la tappa a Syracuse nello Stato di New York ha consolidato tanto il suo cammino universitario – laurea triennale in ingegneria civile e poi magistrale in ingegneria strutturale – quanto quello agonistico. Nel 2019, l’azzurro ha centrato la finale NCAA sui 10.000 metri, un traguardo che non si improvvisa e che, per un atleta italiano, testimonia l’abilità di competere con i migliori prospetti statunitensi. Studiare cemento armato di giorno e macinare chilometri all’alba o al tramonto gli ha insegnato il rigore mentale che ora, a Tokyo, è esploso in tutto il suo splendore.
Il ritorno a casa e la scalata ai titoli nazionali
Conclusa l’esperienza oltreoceano, il richiamo dell’Italia è diventato irresistibile. Trasferitosi a Ferrara, Aouani ha trovato un ambiente in cui affinare il proprio talento, costruendo volume di lavoro e calibrando ogni dettaglio tecnico. Due anni dopo il rientro, la stagione dei sogni: l’atleta è stato il primo azzurro a laurearsi campione nazionale nello stesso anno in cross, 10.000 su pista, 10 km su strada e mezza maratona. Quattro ori in discipline diverse, raccolti come perle di una collana, hanno certificato la sua versatilità.
Il 2025 ha poi regalato un altro acuto, la vittoria agli Europei di corsa su strada a Lovanio. Quel successo continentale ha funzionato da trampolino verso l’avventura mondiale, alimentando le ambizioni e offrendo ulteriore esperienza nelle gare di alto profilo. Ogni traguardo raggiunto ha reso il passo seguente più consapevole: la scalata non è stata mai lineare, ma la somma di cadute e ripartenze. Il bronzo di Tokyo è dunque il punto di arrivo provvisorio di un processo di maturazione che promette nuovi capitoli.
Origini e prima scintilla di passione
Nato nel 1995 in Marocco, Iliass Aouani ha trascorso i primi due anni di vita a pochi passi dall’Atlantico, prima che il padre decidesse di stabilirsi in Italia. A Milano, il ragazzo è cresciuto tra cortili di scuola e lunghi tramonti sullo skyline meneghino, senza sospettare che il destino gli avesse riservato i riflettori dell’atletica. L’amore per la corsa è esploso a sedici anni durante delle semplici gare studentesche: in quell’occasione sentì per la prima volta il brivido autentico della competizione.
Nel 2014, la conquista del titolo italiano juniores sui 5000 metri ha sigillato la decisione di inseguire seriamente la pista. Rappresentare i colori dell’Italia, pur conservando la memoria delle proprie radici, è diventato un impegno identitario oltre che sportivo. Ciò che per molti poteva rappresentare un dualismo, per lui è stato un ponte tra culture: lo stesso ponte che, oggi, lo conduce a guardare il futuro con uno sguardo internazionale e il cuore saldamente ancorato ai valori che lo hanno formato.
