La voce di musu risuona nuovamente sulle frequenze radio con In un solo cielo, un brano inedito che dipinge il tramonto come luogo simbolico di una separazione serena. Disponibile su tutte le piattaforme digitali, la canzone rinnova la collaborazione con Ivan Brunacci e Luca Rustici.
Un tramonto che diventa melodia
Le sfumature rosate e aranciate che precedono la notte hanno suggerito a musu non soltanto un’immagine poetica, ma l’essenza stessa di un sentimento che si affievolisce senza drammi. Quando la giornata declina, anche il dolore di una storia finita sembra sciogliersi nell’orizzonte; quella sensazione di sospensione diventa musica, accordi e parole che fotografano un istante destinato a svanire. Nel brano emerge la consapevolezza che trattenere ciò che non c’è più è una fatica inutile, mentre lasciare andare conduce a un respiro più ampio.
Il titolo, scelto fin dalle prime sessioni di scrittura, racchiude quella sottile utopia in cui due esistenze separate possono comunque riconoscersi sotto lo stesso firmamento. “In un solo cielo” indica un luogo immaginato, a metà tra la terra e ciò che ciascuno considera paradiso; uno spazio in cui le distanze, pur restando, sembrano minuscole. La riflessione di musu nasce proprio dalla conclusione della sua precedente relazione: accettare la caduta, racconta, è meno doloroso che restare sospesi a metà, aggrappati a qualcosa che non regge più.
Il viaggio visivo tra Napoli e il litorale di Mondragone
La narrazione musicale trova un’eco concreta nel videoclip diretto da Salvatore Maiorano, che alterna due scenari diametralmente opposti. Da un lato la penombra di una stanza, popolata da oggetti d’uso quotidiano, amplifica il senso di sconfitta e il peso dei ricordi; dall’altro un tratto di costa quasi lunare, girato sulle dune che anticipano il mare di Mondragone, spalanca un orizzonte libero dove cielo e sabbia si confondono. Entrambi gli ambienti partecipano alla stessa metamorfosi emotiva raccontata dal brano con assoluta coerenza.
“Sul set esterno il tempo sembrava non decidersi”, ricorda il regista, sottolineando come poche ore prima delle riprese il cielo fosse coperto da nuvole minacciose. Eppure, proprio quando la troupe ha raggiunto la spiaggia, il tramonto ha offerto una tavolozza ardente, quasi a suggellare l’intuizione poetica del pezzo. Nel video il protagonista avanza senza meta, ora nel buio della stanza ora tra le dune, lasciando intravedere due forme di solitudine: la prima scura e dolorante, la seconda quieta e consapevole.
Una collaborazione che si rinnova
La genesi del singolo si intreccia con l’oramai collaudata sinergia fra musu, lo sceneggiatore testuale Ivan Brunacci e il produttore Luca Rustici. I tre hanno discusso a lungo dell’equilibrio necessario tra malinconia e luminosità, cercando un suono che conservasse la fragilità del testo ma che sapesse anche vibrare nelle orecchie degli ascoltatori radiofonici. Le registrazioni, curate negli studi di L’n’R Productions, sono state poi diffuse in digitale grazie a Universal, proseguendo un percorso iniziato con i singoli pubblicati l’anno scorso.
La lavorazione, a detta dello stesso Rustici, è stata rapida ma intensa. Molte parti vocali sono state incise nelle prime ore del mattino, quando la voce di musu conservava quella patina d’aria che restituisce fragilità. Brunacci, dal canto suo, ha proposto variazioni liriche capaci di evitare l’autocommiserazione, puntando su immagini essenziali e accessibili. Il risultato è un brano che gira intorno a una progressione armonica semplice e sorretta da arrangiamenti sospesi, quasi a evocare la linea dell’orizzonte citata nel testo.
Dal banco di scuola alle luci del palco
Quando era poco più che un bambino, Alessandro Musumeci riceveva dal padre, ex conduttore radiofonico locale, una colonna sonora domestica fatta di vinili. Quelle stanze piene di dischi hanno insegnato al futuro musu a riconoscere i dettagli di una produzione, mentre le note di Michael Jackson e dei Queen lo invitavano a perdere il contegno a favore della liberazione vocale. Non sorprende, dunque, che alle scuole medie battesse i pugni sul banco per tenere il tempo di “We Will Rock You”, galvanizzando compagni e docenti.
A sedici anni il desiderio di passare dall’imitazione alla creazione si traduce nel primo brano scritto di suo pugno e nella fondazione di una band. Quel gruppo, che avrebbe preso il nome di Warped Minds, lo condusse sui palchi dei locali di provincia con un repertorio hard rock che esigeva grinta e presenza scenica. La voce di musu non tardò a farsi notare da altri musicisti, tanto che un chitarrista lo invitò a sperimentare con brani rock inediti in italiano, aprendo nuove prospettive espressive.
Capitoli di una crescita artistica
Dopo le prime esperienze live, il percorso di musu ha conosciuto una pausa necessaria, seguita da un ritorno deciso. Con un amico ha investito nell’acquisto di un impianto audio e ha percorso la scena dei locali come intrattenitore, mettendo alla prova la sua capacità di coinvolgere pubblici eterogenei. Parallelamente si è iscritto alla NAM di Milano, dove ha conseguito un diploma in canto professionale che gli ha fornito solide basi tecniche e un nuovo approccio alla performance dal vivo e in studio.
Proprio durante il silenzio forzato della pandemia, il cantautore ha sentito l’urgenza di fermare su carta un’emozione personale: nacque così “Hai Scelto Me”, brano che nel 2022 lo ha portato fra i dieci finalisti del Premio Mia Martini. Quel riconoscimento, più che un traguardo, ha rappresentato uno stimolo ad alzare l’asticella, spingendolo a cercare un suono differente e un’immagine rinnovata. È stato l’incontro con Luca Rustici a offrire la chiave per virare verso nuovi territori sonori senza mai tradirsi nel processo.
A nuovi orizzonti con il nome d’arte musu
La collaborazione con Rustici e con lo stesso Ivan Brunacci si è tradotta in una sequenza di singoli che ha inaugurato il capitolo artistico firmato semplicemente musu: “Bam Shabalam”, “Oltre I Miei Sogni” e “Hey DJ”, pubblicati nel 2024, hanno mostrato un autore capace di muoversi fra groove moderni e melodie aperte. Oggi, con “In un solo cielo”, il musicista sceglie un registro più intimista, quasi a voler chiudere un cerchio narrativo e aprirne subito un altro, pronto a svelarsi nelle prossime produzioni.
Il lancio autunnale del nuovo brano non è dunque un semplice episodio promozionale; per l’artista costituisce una dichiarazione di maturità. L’esperienza accumulata, dal primo pugno sul banco fino alle sessioni d’incisione con una major, confluisce ora in un pop d’autore che non rinuncia all’urgenza emotiva. L’obiettivo, spiega musu, è continuare a raccontare la fragilità senza trasformarla in debolezza, affidandosi a produzioni scarne che mettano la voce al centro e conservino, come il cielo al crepuscolo, quell’ambigua promessa di luce.
