Noi italiani lo sappiamo bene: poche cose irritano quanto la caccia alla carta d’identità mentre la coda si accorcia e l’addetto al gate batte il piede. Eppure quel gesto – tirare fuori il documento, confrontare foto, nome, data di nascita – sta per finire nel cassetto dei ricordi. L’Enac ha ufficializzato una piccola grande rivoluzione: sui voli nazionali e su quelli diretti nell’area Schengen sarà sufficiente esibire la sola carta d’imbarco, digitale o cartacea. Il controllo del documento resterà possibile ma non più sistematico e solo a campione da parte delle forze dell’ordine.
La notizia, mette l’Italia in scia ai modelli già collaudati da anni negli scali tedeschi e olandesi. Perché proprio ora? Il via libera del Ministero dell’Interno è arrivato insieme alla riscrittura del Programma nazionale per la sicurezza dell’aviazione civile: un documento che sposta l’attenzione dal controllo universale al risk‑based approach, concentrando risorse sugli individui che davvero destano sospetto.
Che cosa prevede la nuova disposizione dell’Enac
Scritto nero su bianco, il provvedimento stabilisce che al boarding gate l’operatore della compagnia aerea “non deve più chiedere la corrispondenza tra nome sulla carta d’imbarco e documento di identità”. L’onere di un’eventuale verifica trasloca alle forze di polizia presenti in aeroporto: potranno fermare, chiedere il documento e confrontarlo con il biglietto solo in caso di controlli mirati. In pratica, sarà possibile avvicinarsi al lettore QR, far scansionare il codice e proseguire senza estrarre passaporti o patenti.
Il direttore dell’Enac Pierluigi Di Palma ha difeso la norma ricordando che “le procedure diventano più veloci ma la sicurezza resta garantita: ci saranno pattuglie dedicate e controlli random”. Lo Stato, insomma, non rinuncia a sapere chi sale a bordo; semplicemente sposta il momento del controllo a una fase successiva, riducendo colli di bottiglia e ritardi ai varchi. Per i vettori, inoltre, cala il rischio di lunghe contestazioni con passeggeri che arrivano trafelati al gate con documenti scaduti o dimenticati.
Chi è coinvolto e chi resta fuori
La norma abbraccia tutti i voli domestici - da Palermo a Trieste, da Cagliari a Milano - e tutte le rotte verso Paesi Schengen. Parliamo di 25 Stati dell’Unione più Islanda, Norvegia, Liechtenstein e Svizzera, per un bacino stimato di oltre 450 milioni di persone. Chi vola in Irlanda dovrà però continuare a mostrare un documento, così come chi atterra o parte da Cipro, dove l’adesione piena a Schengen è in via di completamento.
Restano naturalmente esclusi i collegamenti extra‑Schengen: Regno Unito, Stati Uniti, Medio Oriente, Asia e Africa mantengono le tradizionali procedure di controllo identità. E non cambia nulla per i viaggiatori di paesi terzi che, pur volando in area Schengen, devono comunque dimostrare la propria regolarità sul territorio europeo. La novità non intacca l’obbligo legale di portare con sé un documento valido e pronto a essere esibito in qualunque momento alle autorità.
Dove e da quando si applica la novità
La circolare Enac è operativa da subito: Fiumicino e Malpensa, i due hub principali, hanno aggiornato già i propri annunci agli altoparlanti. Aeroporti più piccoli - pensiamo a Perugia, Pescara o Bolzano - seguiranno nelle prossime settimane, man mano che i sistemi IT verranno calibrati per riconoscere la “modalità documento‑light”. La disposizione non tocca il check‑in: qui le compagnie potranno continuare a chiedere la carta d’identità, specialmente quando il bagaglio va registrato al banco.
Chi fa self‑check‑in online o alle colonnine potrà invece completare ogni passaggio senza documenti, purché il nome digitato coincida con quello sul documento reale. In caso di errore di battitura sul biglietto - succede spesso con i doppi cognomi - sarà ancora necessario mostrarsi alla biglietteria per una correzione manuale. Le low‑cost, Ryanair in testa, confermano che non cambiano le penalità per chi arriva senza carta d’imbarco digitale: 60 euro di stampa urgente restano in vigore.
Perché è stata decisa la semplificazione
Dietro alla scelta c’è la volontà politica di allineare l’Italia ai partner europei che già applicano controlli più snelli. Il regolamento europeo 300/2008 non impone ai vettori l’obbligo di verificare l’identità, ma solo di accertare possesso del titolo di viaggio; l’Italia era fra i pochi Paesi a mantenere il doppio check. La nuova linea punta quindi ad armonizzare pratiche, ridurre costi e migliorare la customer experience, soprattutto alla luce dei volumi record di traffico attesi per il Giubileo 2026.
C’è poi il tema, non secondario, della digital identity. Bruxelles sta accelerando sul portafoglio digitale europeo - l’EU Digital Identity Wallet - che entro fine 2026 permetterà di caricare patente, tessera sanitaria, documenti fiscali e, in prospettiva, anche i dati di viaggio. Meno controlli fisici oggi significano più spazio per soluzioni biometriche domani: un’unica app potrà certificare chi siamo al varco senza estrarre nulla dal portafoglio.
Cosa cambia per i viaggiatori e per la sicurezza
Per chi vola spesso, il vantaggio principale è la riduzione delle code: Enac stima che ogni gate risparmierà in media 8‑10 secondi per passeggero, che su un Airbus A320 fanno quasi 20 minuti d’imbarco in meno nelle ore di punta. Non è poco: significa partenze più puntuali e meno rischio di perdere l’ultimo volo serale a causa di una coincidenza in ritardo. Attenzione però: dimenticare a casa il documento resta un cattivo affare. Un controllo a campione senza ID può tradursi in un verbale o, peggio, nell’imbarco negato.
Sul fronte sicurezza, i sindacati di polizia aeroportuale rassicurano: i filtri rimangono, cambiano solo i tempi. Le pattuglie useranno palmari con accesso alle banche dati per identificare in pochi secondi chi viene selezionato. E in caso di allerta, l’obbligo di identificazione potrà essere ripristinato immediatamente per tutti i passeggeri, come già avvenuto in Francia dopo gli attentati del 2024. In altre parole, la flessibilità cresce ma la rete di protezione resta intatta.