Una storica sala di Acea si trasforma in luogo di memoria e futuro, aprendo per la prima volta al pubblico i suoi tesori in una mostra che intreccia oltre un secolo di innovazione, arte e servizio alla città e al Paese. Il viaggio inaugurale di Acea Heritage comincia da qui.
Un nuovo spazio culturale nel cuore di Roma
L’ex salone del pubblico della sede storica di Piazzale Ostiense, un luogo che per decenni ha accolto le richieste dei cittadini, rivive oggi come spazio espositivo di 1.300 metri quadrati. Acea Heritage diventa così fulcro di una rete di musei d’impresa grazie all’adesione a Museimpresa, piattaforma che tutela il patrimonio industriale italiano. Qui si snoda, stanza dopo stanza, la narrazione di 116 anni di attività del primo operatore idrico nazionale, intrecciando la crescita economica della capitale con quella del Paese intero.
Senza alterare l’eleganza originaria, gli architetti dell’allestimento hanno scelto di mettere in risalto la struttura progettata a metà Novecento da Ludovico Quaroni, Alessandro Macrì e Cesare Romitelli. Le linee razionali dei volumi, gli ampi lucernari e la monumentale fontana esterna diventano parte integrante della narrazione, accompagnando il visitatore mentre scopre la trasformazione di un edificio pubblico in un presidio culturale. Ciò che un tempo era sportello e attesa, oggi si tramuta in meditazione sull’identità collettiva, sull’acqua e sull’energia quali elementi fondanti di Roma contemporanea.
L’eredità industriale raccontata attraverso le opere
Il percorso intitolato «Arte, design e architettura a Palazzo» rende omaggio a due protagonisti della scultura italiana del XX secolo: Gino Marotta e Pietro De Laurentiis. Sui grandi pannelli retroilluminati si alternano settanta pezzi tra bozzetti, disegni preparatori, sculture in acciaio e manoscritti inediti che documentano la nascita delle opere monumentali realizzate per Acea. Ogni traccio di matita, ogni saldatura sembra trattenere l’impeto di una società che cercava nuovo linguaggio formale per interpretare il progresso e un cambiamento civico che avrebbe ridefinito il rapporto tra ingegneria e quotidianità.
Le grandi installazioni, originariamente concepite per dialogare con torri piezometriche, centrali termoelettriche e cabine di trasformazione, oggi emergono come testimonianze di una visione estetica che non separava la funzione dalla bellezza. Le curve dinamiche delle creazioni di Marotta, ispirate alla fluidità dell’acqua, si confrontano con i volumi più marcatamente architettonici di De Laurentiis, simbolo dell’energia elettrica. Visitando la sala si avverte la stessa tensione creativa che allora univa ingegneri e artisti in un obiettivo comune: migliorare la vita collettiva attraverso l’arte applicata all’industria.
Un archivio vivo tra tecnologia e memoria
Oltre alle opere d’arte, la mostra custodisce un archivio fotografico di 31.000 immagini provenienti dal fondo storico aziendale. Le stampe in bianco e nero immortalano cantieri, acquedotti, centrali e la quotidianità dei lavoratori, restituendo un affresco sociale di rara intensità. Accanto alle fotografie, una piccola ma preziosa biblioteca di oltre 600 volumi permette di ripercorrere la storia dell’ingegneria idrica ed elettrica, delle politiche urbanistiche e dei movimenti culturali che hanno forgiato la capitale dal Novecento a oggi, con uno sguardo internazionale.
In teche trasparenti, strumenti industriali d’epoca – contatori idrici, amperometri, voltmetri, lampade e modelli di tubazioni – raccontano l’evoluzione della tecnologia che ha reso possibile la distribuzione dell’acqua e dell’energia elettrica a milioni di persone. Ogni oggetto, pur silente, sussurra storie di invenzione, di sfide risolte con ingegno, di turni notte e di progressi che hanno cambiato la fisionomia urbana. L’allestimento interattivo consente di consultare digitalmente i documenti d’archivio, trasformando la visita in un’esperienza di ricerca personale, a metà fra museo e laboratorio di idee.
Le voci dell’inaugurazione
L’inaugurazione ufficiale è stata affidata alla Presidente Barbara Marinali e all’Amministratore Delegato Fabrizio Palermo, affiancati dal Sindaco di Roma Roberto Gualtieri. In un’atmosfera di entusiasmo concreto, gli ospiti hanno rivissuto tappe e sfide di un’azienda che dal 1909 garantisce acqua ed energia alla capitale. Applausi, sorrisi e ricordi condivisi hanno evidenziato l’importanza di rimettere in circolo la memoria di un’impresa che coincide, in larga parte, con la storia urbana della città e con le aspirazioni delle nuove generazioni di professionisti.
Nel suo intervento, Palermo ha sottolineato che «Acea Heritage non è soltanto esposizione, ma un ponte fra passato e futuro, testimonianza di creatività e qualità made in Italy». Parole ribadite da Marinali, che ha parlato di «spazio restituito alla collettività per rafforzare l’identità aziendale e proiettare i nostri valori – innovazione, sostenibilità e rispetto per le persone – negli anni a venire». Il Sindaco ha definito l’iniziativa «un dono alla città» e ha auspicato la nascita di collaborazioni con scuole e università.
Come visitare Acea Heritage
La mostra è al momento fruibile dai dipendenti del gruppo, ma a partire da settembre lo spazio si aprirà al grande pubblico su prenotazione. Il sistema di accesso online permetterà di scegliere giorno e fascia oraria, garantendo visite contingentate e un’esperienza serena. Questa scelta, dettata da esigenze di salvaguardia delle opere e dei documenti, consente di preservare l’integrità del patrimonio e di curare con attenzione il dialogo con i visitatori, mantenendo vive le emozioni suscitate da ogni scoperta nel percorso.
Il progetto prevede anche l’organizzazione di convegni, laboratori didattici e momenti di lettura che trasformeranno Acea Heritage in un hub di scambio culturale permanente. Dai seminari sull’architettura modulare romana alle tavole rotonde sulla sostenibilità delle reti idriche, il calendario eventi sarà costruito in sinergia con università, associazioni professionali e scolaresche. L’obiettivo finale è incoraggiare una cittadinanza consapevole, capace di riconoscere nel proprio passato industriale la spinta per una modernità più inclusiva e resiliente che guardi con fiducia alla prossima generazione.