Pier Silvio Berlusconi, in occasione della presentazione dei palinsesti Mediaset, ha tracciato un bilancio a tutto campo sull’attualità politica, dal suo giudizio entusiasta sull’esecutivo guidato da Giorgia Meloni al dibattito sulla cittadinanza, fino al ruolo che immagina per Forza Italia e, forse un domani, per sé stesso.
Ammirazione per il governo guidato da Giorgia Meloni
Il manager di MFE non ha nascosto la propria convinzione che il gabinetto in carica sia “fra i migliori d’Europa”. Una valutazione maturata, ha spiegato, prescindendo dalle tradizionali etichette ideologiche: conta la “concretezza”, cioè la capacità di prendere decisioni utili al Paese. Secondo Berlusconi, la premier bilancia con accortezza il linguaggio necessario a mantenere coeso l’elettorato e le scelte operative che la scena internazionale impone. Ne risulta un’immagine di guida giovane, determinata, capace di interpretare con pragmatismo il ruolo di prima donna a Palazzo Chigi.
La stima si estende alla gestione dei rapporti con Washington: mantenere un canale aperto con Donald Trump e, in generale, con gli Stati Uniti rappresenterebbe, a suo avviso, un tassello fondamentale per la proiezione estera di Roma. Berlusconi sottolinea come, nella fase storica attuale, serva “tenere caldo” il consenso senza cadere nella propaganda fine a sé stessa. In questo contesto, definisce “patriottismo” l’approccio della premier: una parola che, ripete, merita di essere rivalutata perché racchiude “serietà, impegno e senso del dovere” verso la comunità nazionale.
Ius scholae e cittadinanza: una priorità rinviata
Spostandosi sul terreno della riforma della cittadinanza, Pier Silvio Berlusconi ammette di condividere “in linea di principio” l’idea di concederla agli studenti cresciuti in Italia, ma frena sull’urgenza del provvedimento. “In questo momento – ragiona – gli italiani percepiscono altre emergenze, dai salari alla sanità”. Di conseguenza considera lo ius scholae una questione migliorabile, ma fuori dall’agenda immediata. La sua posizione, scandisce, non va interpretata come un condizionamento nei confronti di Antonio Tajani: il vicepresidente del Consiglio, anzi, definisce la proposta di legge “ius Italiae” una versione non lassista e perfettibile.
Il dibattito ha incassato anche la replica netta di Matteo Salvini, contrario “ad accorciare i tempi” per ottenere il passaporto italiano. Tajani, dal canto suo, chiarisce di non avere mai indicato la riforma fra le urgenze del governo, aggiungendo che il tema potrebbe essere ripreso “in futuro, con la dovuta calma”. Nel merito, Berlusconi junior ribadisce di considerarsi “più contrario che favorevole” nell’attuale congiuntura, pur difendendo il principio generale di tutelare chi studia e vive stabilmente nel nostro Paese.
Ipotesi di un futuro ingresso in politica per il figlio del Cavaliere
Alla domanda ricorrente su una sua eventuale “discesa in campo”, Pier Silvio Berlusconi ha risposto che, per ora, “non c’è mai stata una voglia concreta”. Gestire un gruppo televisivo gli offre soddisfazioni sufficienti e la politica, al momento, resta solo un’ipotesi. Tuttavia, guardando al domani, non esclude una sfida del tutto nuova: l’attuale età – 56 anni – lo avvicina a quella che aveva il padre quando decise di fondare Forza Italia. L’opzione non è sul tavolo, ma neppure viene cancellata in modo definitivo.
Qualora dovesse cambiare rotta, immagina un’agenda fortemente orientata ai temi sociali: rilancio del welfare, rafforzamento della sanità pubblica, miglioramento dei salari, attenzione all’istruzione e alla sicurezza. A suo giudizio, sostenere la crescita delle imprese significa generare lavoro e far circolare ricchezza; di conseguenza, ogni misura che favorisca l’iniziativa economica rappresenterebbe la priorità di un eventuale programma elettorale.
Forza Italia tra liberalismo e rinnovamento interno
Parlando del partito fondato da suo padre, Berlusconi ne immagina un’evoluzione “liberale e moderata, ma con una spinta progressista sui diritti”. Antonio Tajani viene definito “insostituibile” alla guida, pur con l’auspicio di allargare la squadra a volti nuovi. L’obiettivo è occupare quello spazio di centro che, oggi, appare sterminato fra il polo progressista e la destra sovranista. In questa prospettiva, Berlusconi junior riconosce qualità a figure esperte – da Maurizio Gasparri a Anna Maria Bernini – ma insiste sulla necessità di un salto generazionale.
Quanto alle possibili alleanze, riconosce “simpatia” per Matteo Renzi, pur constatandone l’attuale scarsa incidenza elettorale. L’Italia, osserva, ha bisogno di un centro solido per evitare che l’elettorato finisca in un eterno pendolo fra populismi e sinistra radicale. In questo scenario, si dice convinto che Forza Italia, a patto di rinnovarsi con credibilità, possa ancora rappresentare il baricentro attorno a cui ricostruire un’offerta politica capace di coniugare crescita economica e tutela delle libertà individuali.
Memoria, valori e l’ombra lunga di Silvio Berlusconi
Nell’incontro con i giornalisti non poteva mancare il ricordo del padre. Pier Silvio confessa che la scomparsa di Silvio Berlusconi ha lasciato un vuoto profondo, personale e politico. L’ex premier, a suo dire, non avrebbe tollerato “le due follie di guerre” che insanguinano il mondo: avrebbe usato ogni energia per tentare di fermarle. Quel carattere combattivo, unito a una visione internazionale, rappresenta oggi – dice il figlio – una mancanza dolorosa per l’intero sistema istituzionale italiano.
Dai valori di famiglia, al rispetto per la fortuna ricevuta, fino alla benevolenza verso il prossimo: sono questi gli insegnamenti che Pier Silvio sente di aver ereditato. Ogni giorno, ricorda, il padre ringraziava per ciò che aveva ottenuto e trasmetteva la convinzione che il successo comporti responsabilità verso chi è meno fortunato. Raccogliere quell’eredità vuol dire, per il figlio, continuare a coniugare impresa e attenzione sociale, mantenendo vivo lo spirito di iniziativa che ha caratterizzato l’intera parabola berlusconiana.