Brividi, cori e bandiere: l’estate svizzera si colora di calcio femminile e attira tifosi da ogni angolo del continente. Dagli arrivi alla stazione di Ginevra fino ai paesaggi di lago, Euro Women 2025 racconta un sogno condiviso, dove l’Italia gioca la propria parte accanto alle padrone di casa, inseguendo emozioni che vanno oltre il terreno di gioco.
Un torneo che abbraccia l’intera Svizzera
Diciasette anni dopo l’Europeo maschile co-organizzato con l’Austria, la Svizzera riscopre l’energia di un grande evento in solitaria: dal 2 al 27 luglio ogni cantone vibra all’unisono grazie alle protagoniste del calcio femminile. Gli organizzatori hanno scelto di trasformare la manifestazione in un’esperienza itinerante; così autobus, tram e soprattutto ferrovie diventano compagni di viaggio dei tifosi. Le Ferrovie Federali Svizzere hanno messo in circolazione quattrocento treni supplementari, un investimento che consente di raggiungere gli stadi con facilità, riducendo code e stress e invitando le famiglie a seguire più partite nelle medesime giornate.
Il biglietto per lo stadio vale anche da titolo di viaggio gratuito su tutto il territorio nazionale nelle ore del match, un gesto simbolico che esprime la volontà di abbattere confini reali e mentali. La scelta non sorprende in un Paese che ospita, proprio a Nyon, la sede della Uefa. L’obiettivo dichiarato è utilizzare il calcio come cassa di risonanza per le pari opportunità, mostrando alle nuove generazioni che spalti pieni e visibilità mediatica non sono prerogative del solo sport maschile. Il risultato si misura negli stadi esauriti, nei cori multilingue e in un entusiasmo che contagia perfino i passanti più distratti.
Ginevra, crocevia di culture e fischio d’inizio
A Ginevra lo spettacolo comincia non appena si scende dal treno. Appena oltre i binari di Place de Cornavin campeggia l’accogliente «WEuro2025, you are welcome», messaggio che fa da invito permanente all’avventura calcistica. Vie, tram e vetrine sono tappezzati di poster con i volti delle giocatrici più amate, mentre i volontari distribuiscono mappe e consigli utili per muoversi tra la fan zone sul lungolago di Eaux-Vives, il pittoresco Orologio Fiorito e lo Stade de Genève. Sembra che l’intera città respiri al ritmo del pallone, trasformando la normalità quotidiana in una celebrazione collettiva.
Il mosaico di tifoserie è altrettanto variegato: i più rumorosi arrivano dal Portogallo, agitando sciarpe rosse e verdi sin dalle prime ore del mattino; i fan finlandesi passeggiano in sandali e divisa ufficiale anche quando il cielo minaccia pioggia, mentre la componente italiana cresce giorno dopo giorno, attratta dalla seconda gara disputata dalle Azzurre nel capoluogo romando. Famiglie intere scattano selfie con Maddli, la mascotte ufficiale, e mostrano con orgoglio i badge-ricordo che i volontari offrono ai bambini. È un clima di convivialità spontanea che supera rivalità e classifiche, rendendo ogni incontro un’occasione di incontro tra culture.
L’Italia fra speranze e talento
Se l’aria di casa spinge le rossocrociate, anche l’Italia ha portato in Svizzera la propria dose di sogni. Le Azzurre hanno scelto Weggis, affacciata sul lago dei Quattro Cantoni, come quartier generale: allenamenti mattutini, sedute video e momenti di team building si alternano in un ambiente che favorisce concentrazione e serenità. L’esordio a Berna ha acceso il seguito degli appassionati, mentre la vittoria di Ginevra contro il Portogallo – decisa dal guizzo di Cristiana Girelli – ha rilanciato le chance di qualificazione, rimandando ogni verdetto alla sfida con la Spagna.
In cabina di regia brilla Manuela Giugliano, prima calciatrice italiana inserita, nel 2024, tra le trenta candidate al Pallone d’Oro. La centrocampista della Roma dirige il gioco con personalità e trasmette fiducia a un gruppo che si nutre di gioventù e leadership. Per le giovani calciatrici che seguono il torneo dalle tribune, vederla in azione rappresenta la prova che impegno e talento possono aprire porte una volta considerate inaccessibili. Non a caso, nelle fan zone spuntano già maglie azzurre con il numero dieci, simbolo di un legame emotivo rinforzato dallo scenario elvetico.
Le stelle di casa e dell’Europa
A far sognare il pubblico svizzero ci pensano Alisha Lehmann, reduce da una stagione alla Juventus, e la velocissima Alayah Pilgrim, oggi punta di diamante della Roma. I loro volti campeggiano sui cartelloni delle principali città, testimonianza di un movimento che ha trovato nuovi modelli in cui identificarsi. La folla reagisce a ogni dribbling con la stessa passione riservata alle superstar maschili, segnale inequivocabile di quanto sia cambiato il percepito del calcio femminile. I dati dei primi giorni parlano chiaro: merchandising esaurito e record di audience televisiva superano ogni previsione degli analisti.
L’insieme di campionesse provenienti da tutta Europa crea un cocktail di stili che affascina gli osservatori neutrali: c’è chi apprezza l’intensità tattica delle nordiche, chi si innamora della tecnica latina, chi rimane stupito dall’entusiasmo delle squadre emergenti. Bambini e bambine riempiono gli autografi book, inseguendo le proprie preferite nei corridoi dello stadio o all’uscita dei pullman ufficiali. Quel luccichio negli occhi dei piccoli tifosi è il segnale più autentico di un cambiamento culturale già in atto, un cambiamento che difficilmente farà marcia indietro una volta spente le luci del torneo.
La città oltre il calcio: scienza, arte e natura
Molti visitatori approfittano dell’intervallo fra una partita e l’altra per scoprire volti inattesi di Ginevra. Il nuovo Science Gateway del Cern spalanca le porte della fisica con percorsi interattivi capaci di incantare anche chi non distingue un quark da un fotone. Altri preferiscono l’adrenalina del rafting lungo l’Arve o del paddle-board sul Lago di Ginevra, mentre i più rilassati sorseggiano un caffè nella fan zone di Eaux-Vives, dove maxi-schermi e street food assicurano continuità di passione. Il calcio diventa così punto di partenza per una scoperta più ampia del territorio.
Poco distante dallo stadio, Parc La Grange ospita l’opera effimera dell’artista francese Saype: una bambina ritratta mentre disegna i contorni di un campo da calcio, realizzata con pigmenti interamente biodegradabili. Le recenti piogge ne hanno già scolorito alcune sezioni, ma proprio questa precarietà ne amplifica il significato. L’opera ricorda che il futuro del calcio femminile è ancora da scrivere, fragile e potente insieme, e dipende dalla nostra capacità di sostenerlo oltre l’evento. Chi si sofferma sul prato capisce che il torneo, in fondo, è soltanto l’inizio di una storia destinata a durare.