L’estate regala tempo in più agli appassionati: la mostra EUFORIA, dedicata a Tomaso Binga, resta al Museo Madre fino al 15 settembre 2025. Un’estensione voluta per soddisfare la folla di visitatori che, sin dall’apertura, ha riempito le sale chiedendo di non spegnere l’energia di un progetto tanto vitale.
Il nuovo calendario e il tributo del pubblico
La decisione di prolungare EUFORIA nasce dalla combinazione di numeri da record e commenti entusiasti: in pochi mesi l’esposizione ha convinto critici, studiosi e curiosi, dimostrando quanto l’opera di Bianca Pucciarelli Menna – alias Tomaso Binga – sappia ancora parlarsi con il presente. Le tante presenze registrate hanno reso evidente la necessità di offrire ai turisti estivi e ai cittadini rientrati in città l’opportunità di immergersi in un viaggio che intreccia poesia visiva e performatività, tra scatti d’epoca, installazioni e documenti rari capaci di restituire il battito di un’epoca intera.
Questa proroga regala, inoltre, un respiro più ampio agli eventi collaterali previsti nel museo: appena superata la tradizionale chiusura di fine luglio, gli organizzatori hanno scelto di mantener viva la mostra, lasciando che il caldo di agosto faccia da cornice a nuove visite guidate, laboratori e letture poetiche pensate per allargare il dialogo con il pubblico. Prolungare un progetto significa anche confermare il desiderio di farlo sedimentare lentamente, permettendo ai visitatori di ritornare, soffermarsi, trovare nuovi dettagli a ogni passaggio tra le opere.
Quarant’anni di ricerca fra corpi e parole
Nata a Salerno e attiva sulla scena artistica dagli anni Settanta, Tomaso Binga scelse sin dal 1971 un nome maschile per evidenziare, con ironia tagliente, i vantaggi concessi agli uomini persino nell’arte. Le oltre centoventi opere raccolte al terzo piano del Museo Madre testimoniano quattro decenni di esperimenti in cui il corpo femminile diventa nodo di libertà, territorio di scritture, superficie su cui incidere versi che sfidano stereotipi e gerarchie. Installazioni, collage, fotografie e testimonianze video restituiscono l’intreccio di dissacrazione, umorismo e denuncia che ha sempre sostenuto la sua poetica.
L’artista gioca con l’alfabeto, scompone parole e gesti, trasforma l’atto poetico in un’azione fisica capace di far riflettere sulla costruzione dell’identità. Attraverso performance storiche, talvolta mostratesi solo una volta decenni fa, EUFORIA invita lo spettatore a misurarsi con un femminismo gioioso, privo di retorica, ma alimentato da energia e desiderio di sovvertire l’ovvio. Ogni documento esposto, proveniente da musei e collezioni private, riattiva una memoria collettiva che è ancora oggi pungente e necessaria.
Il percorso espositivo e la collaborazione con Rio Grande
Entrare in EUFORIA significa seguire un tracciato circolare che si snoda nelle diciotto sale del terzo piano, un allestimento sperimentale ideato dal collettivo multidisciplinare Rio Grande in dialogo costante con l’artista. La scelta di uno sviluppo senza punti di inizio o fine trasforma il visitatore in esploratore libero di costruire la propria geografia emotiva, creando continui rimandi fra opere che parlano di desiderio, gioco, lotta e liberazione.
Il progetto, frutto di due anni di ricerche compiute insieme all’archivio personale di Tomaso Binga, ha permesso di riunire materiali inediti e di dare nuova vita a testimonianze finora custodite lontano dai riflettori. Grazie a un design che predilige forme essenziali e cromie misurate, le installazioni dialogano con i documenti d’archivio amplificando la voce dell’artista, mentre la disposizione circolare consente di percepire la continuità di un’indagine creativa che non ha cesure.
Un volume che affianca la mostra
Ad accompagnare EUFORIA, la casa editrice Lenz Press pubblica un libro bilingue curato da Eva Fabbris, Lilou Vidal e Stefania Zuliani. L’opera editoriale, suddivisa in tre sezioni, apre con saggi critici e un’intervista all’artista, prosegue con analisi puntuali su singole opere o nuclei di lavori, e si conclude con un’ampia rassegna dedicata alla poesia visiva. Non si tratta di un semplice catalogo, ma di uno strumento di approfondimento che prolunga l’esperienza della mostra, testimoniando in forma scritta l’intuizione di un linguaggio ribelle e innovativo.
Per il Museo Madre, dare spazio alla prima retrospettiva così vasta sull’artista salernitana significa riaffermare la centralità di pratiche che interrogano costantemente temi identitari e sociali. L’istituzione si fa eco di una ricerca che continua a essere urgente: reinventare il linguaggio per restituire a tutti la libertà di nominare sé stessi e il mondo circostante, senza timori né concessioni.