Nel cuore di Ginevra, un enorme disegno vegetale firmato Saype trasforma il Parc La Grange in un palcoscenico dove arte, sostenibilità e calcio femminile si intrecciano, invitando tifosi e curiosi a immaginare un domani più inclusivo.
Il primo incontro con il dipinto vivente
Chi arriva in riva al Lago di Ginevra con la sciarpa di una nazionale, o semplicemente per godersi una mattinata luminosa, avverte per prima cosa un brusio insolito nel verde: lo stupore di chi, oltre l’ombra dei platani, scorge una bambina gigante inginocchiata sull’erba. La figura, alta decine di metri, ha le mani sporche di pigmento e un sorriso concentrato, mentre con un gessetto immaginario traccia le linee di un campo da gioco ancora vuoto. Le persone rallentano il passo, si avvicinano senza accorgersene, e in un istante il parco si trasforma in un anfiteatro silenzioso che celebra il potere di un gesto infantile.
Il sentimento dominante è la sorpresa, ma basta restare qualche minuto per percepire altro: l’opera sembra respirare, cambiare tonalità mentre le nuvole corrono e il sole filtra tra le fronde. Cambia perfino l’odore dell’aria, perché la terra calpestata dal pubblico si mescola ai colori naturali di Saype, liberando un profumo di prato appena tagliato che accompagna le conversazioni. Bambini, studenti in visita e ultras che attendono la sfida serale allo Stade de Genève condividono lo stesso meravigliato silenzio prima di estrarre il telefono per immortalare la scena, consapevoli però che la memoria digitale durerà più dell’opera stessa.
La mano di Saype dietro l’incantesimo
Alle spalle della composizione c’è il talento anticonvenzionale di Guillaume Legros, conosciuto a livello internazionale come Saype. Nato in Francia, l’artista ha costruito la propria reputazione portando messaggi sociali in spazi aperti con una tecnica che lui stesso definisce «hic et nunc»: vernici totalmente biodegradabili, a base di carbone e gesso, che lasciano campo libero alla vegetazione una volta svanito il disegno. «Non dipingo per l’eternità, dipingo per l’idea», ripete spesso, e qui quella idea coincide con la crescita del calcio femminile e con un futuro dove il talento di una bambina non conosce barriere.
Lo staff che ha seguito Saype nella realizzazione ha lavorato per giorni all’alba, misurando al millimetro le curvature del terreno e regolando i droni che servivano da guida visiva. L’autore, pennello alla mano, ha evitato qualsiasi struttura permanente: niente piattaforme, nessun prodotto tossico, solo pazienza e rispetto per il suolo. Ogni tratto è stato progettato per dissolversi, in modo che la performance artistica fosse coerente con il messaggio ecologista che accompagna la manifestazione sportiva. Chi tornerà fra qualche settimana troverà solo un prato uniforme, ma forse ricorderà con maggiore forza le potenzialità di un gesto temporaneo.
Un messaggio che cresce insieme all’erba
Nel momento stesso in cui la gigantesca bambina prende forma, il suo gessetto immaginario disegna anche una prospettiva più ampia: quella del movimento calcistico femminile che, in Svizzera, sta vivendo una stagione di partecipazione senza precedenti. L’immagine invita a voltare pagina: il campo non è ancora tracciato del tutto, proprio come le opportunità che si aprono alle nuove generazioni di atlete. Persino la scelta di collocare la scena a pochi passi dallo stadio dei grandi eventi suggerisce un passaggio di testimone fra la tradizione e una disciplina che chiede di essere considerata a pieno titolo al centro dell’attenzione.
Non è casuale che l’installazione compaia nel pieno degli Europei femminili: la rassegna ha portato migliaia di tifosi a spostarsi di città in città e, con loro, un racconto mediatico dove arte, sostenibilità e sport dialogano senza forzature. Ogni fotografia del dipinto, condivisa sui social, moltiplica la portata del messaggio: se la vernice scomparirà, l’eco digitale resterà a ricordare che l’inclusione passa anche dalla creatività. Così il prato di Parc La Grange diventa una pagina bianca collettiva, pronta ad accogliere le prossime storie di goal e passione.
Ginevra nello spirito dell’Europeo
In queste settimane la città si è vestita di colori e accenti diversi: dalle maglie azzurre degli italiani alle bandiere rossocrociate che sventolano sui balconi, fino alle tonalità bianco-blu dei gruppi finlandesi. Prima o dopo le partite, molti scelgono la passeggiata tra i giardini pubblici, attratti anche dai volontari del torneo, riconoscibili dalla maglietta verde acqua che risponde con pazienza alle domande sul percorso migliore per arrivare all’opera. Il risultato è un mosaico spontaneo di culture che si ritrova a riflettere, davanti a un disegno effimero, sul significato profondo di competizione e appartenenza.
Le stesse emozioni si riversano sugli spalti dello Stade de Genève, dove l’energia del pubblico accompagna match combattuti come Italia-Portogallo. Ma l’atmosfera resta conviviale: chi esce dallo stadio preferisce diluire la tensione sportiva con una birra sotto gli alberi del parco, commentando non solo rigori e fuorigioco, ma la potenza evocativa di quella bambina che occupa il prato. È un promemoria visibile di come la competizione non debba limitarsi al risultato sul tabellone, bensì trasformarsi in un’occasione per immaginare collettivamente un futuro più equo.