Trenta giorni dopo la scoperta dei corpi di Anastasia e della piccola Andromeda, Roma ha deciso di fermarsi: a Villa Doria Pamphilj, un flash mob silenzioso si è trasformato in abbraccio collettivo, affidando alla memoria il compito di guidare azioni concrete contro la violenza e l’indifferenza.
Una piazza silenziosa che si fa coro di solidarietà
Nel cuore verde di Villa Doria Pamphilj, un prato solitamente attraversato da podisti e famiglie si è trasformato in un luogo di raccoglimento. Centinaia di cittadini, senza nessuno striscione né slogan, si sono disposti in cerchio in un silenzio carico di significato. Quel silenzio, più eloquente di qualunque discorso, ha permesso di percepire la stessa emozione che percorreva la città dal giorno della tragedia. A distanza di un mese dal ritrovamento, la scelta di riunirsi spontaneamente ha voluto dichiarare che il dolore non è archiviato, ma diventa spinta per proteggere i più fragili.
La regola non scritta dell’evento era semplice: ognuno avrebbe portato un fiore raccolto dal balcone di casa, dal giardino o trovato lungo la strada. In breve, il prato si è punteggiato di petali colorati mentre Abramo, conosciuto da tutti come “il fioraio più gentile di Roma”, distribuiva centinaia di margherite donandole con un sorriso sommesso. Quel gesto gentile, replicato da mani sconosciute che si scambiavano un fiore, ha trasformato l’area in un mosaico di attenzioni, ricordando che una comunità si costruisce con piccoli atti di cura ripetuti nel tempo.
I protagonisti: associazioni, volontari, istituzioni
La mobilitazione porta la firma di Salvamamme, storica realtà guidata da Maria Grazia Passeri, e di Roma Bpa – Mamma Roma e i suoi Figli Migliori, presieduta da Paolo Masini. Da anni le due organizzazioni intrecciano iniziative a sostegno di chi vive momenti di estrema vulnerabilità, e il trigesimo di Anastasia e Andromeda ha rappresentato un punto di passaggio del loro percorso. L’obiettivo dichiarato è stato quello di far emergere, da un lutto devastante, la capacità di Roma di ritrovare sé stessa come comunità solidale e presente, mettendo in rete soggetti diversi ma uniti da uno stesso orizzonte.
La partecipazione è stata sostenuta da una rete di volontari che ha garantito sicurezza e assistenza sanitaria: Protezione Civile Arvalia, Associazioni Motociclisti Forze dell’Ordine e Amici di Villa Pamphilj hanno gestito il monitoraggio dell’area, assicurandosi che l’evento si svolgesse con ordine e serenità. Persone di età e provenienze differenti hanno collaborato spontaneamente, dimostrando quanto la sinergia tra società civile e istituzioni possa produrre risultati tangibili. Quando competenze diverse si mettono al servizio di un unico scopo, la solidarietà smette di essere parola astratta e diventa pratica quotidiana.
Parole che trasformano il dolore in impegno
Durante il breve momento dedicato agli interventi, la presidente Maria Grazia Passeri ha ricordato che la morte di una giovane madre e della sua bambina ha attraversato l’intera città come un’onda di commozione. Secondo lei, solo convertendo quella commozione in azione concreta sarà possibile costruire una Capitale più empatica, capace di proteggere chi si trova in condizioni di vulnerabilità estrema. Il suo invito a non limitarsi alla retorica del cordoglio ma a imboccare la via del sostegno reciproco è stato accolto con un applauso contenuto, in sintonia con il clima di rispetto che ha caratterizzato l’iniziativa.
A far eco alla visione di Passeri è intervenuto Paolo Masini, ribadendo quanto Roma abbia bisogno di riconoscersi comunità e di comportarsi come tale. Dello stesso avviso l’Assessore regionale alle Politiche Sociali Massimiliano Maselli, che ha sottolineato l’importanza di recuperare il valore del rispetto fin dalle famiglie e dalle scuole. Infine, la presidente dell’Aula Capitolina Svetlana Celli ha affidato alle proprie parole un impegno preciso: non lasciare che il silenzio o l’indifferenza possano mai più spezzare vite innocenti e rafforzare le reti di prevenzione, affinché i segnali di fragilità vengano colti in tempo.
Quando il simbolo diventa dono: fiori, filati, passeggino
Tra le immagini destinate a restare, spicca quella di una piccola copertina di lana: l’associazione Cuore di Maglia l’ha ricamata appositamente per Andromeda, cucendo insieme punti e intenzioni di cura. Quel tessuto, morbido e minutamente lavorato, racconta più di tante parole il bisogno di avvolgere in calore chi si è trovato disarmato di fronte alla violenza. In pochi minuti la copertina è diventata il fulcro di un cerchio di sguardi e di mani che, sfiorandola, sembravano voler restituire alla piccola la tenerezza negata dal destino.
Non meno incisivo è stato il gesto di numerose famiglie romane che, coordinate dalle associazioni, hanno donato un passeggino nuovo di zecca, l’oggetto che Anastasia non aveva mai potuto utilizzare per la sua bambina. Il veicolo, parcheggiato accanto alle margherite, appariva come una promessa di tutela per le vite nascenti. Offrire ciò che mancava non è soltanto simbolo di vicinanza, ma impegno a eliminare quelle carenze che, quando ignorate, possono trasformarsi in tragedia. Così il passeggino si è caricato di un significato collettivo, emblema di un percorso che dalla commozione passa alla responsabilità.
Un percorso che continua oltre il trigesimo
All’appuntamento erano presenti anche i presidenti dei Municipi limitrofi Elio Tomassetti, Gianluca Lanzi e l’assessora alle Pari Opportunità del XIII Arianna Quarta, insieme al comandante della Stazione Carabinieri di Bravetta e a Graziella Viviano, madre di Elena Aubry. Al di là delle differenze politiche e dei ruoli istituzionali, la loro presenza ha confermato che il ricordo di Anastasia e Andromeda non appartiene a una sola parte della città, ma a un sentimento condiviso. Quando le istituzioni riconoscono una ferita comune e si uniscono per guarirla, si apre uno spazio di speranza tangibile.
Il flash mob si è sciolto in un abbraccio ideale, ma la sua eco non si fermerà sul prato di Villa Pamphilj. Salvamamme, Roma Bpa e le altre realtà coinvolte hanno già preannunciato nuove iniziative tese a consolidare reti di ascolto e sostegno per madri in difficoltà. L’impegno, hanno assicurato, non terminerà con la rimozione dei fiori o lo spegnersi delle luci sul trigesimo; al contrario, proseguirà fino a quando la città saprà trasformare ogni episodio di violenza in una risposta corale fatta di prevenzione, educazione e tutela.