Per l’estate 2025 chi sogna una vacanza esita più del previsto: la tradizionale euforia sembra lasciare spazio a un’attenta valutazione di spese, mete e sicurezza. I dati raccolti da Wonderful Italy ritraggono un Paese dal passo più prudente, dove la decisione di partire non è più un automatismo.
La nuova prudenza dei viaggiatori italiani
Secondo l’ultima indagine, realizzata per il sesto anno consecutivo da Wonderful Italy insieme all’istituto di ricerca Izi, l’incertezza ha toccato un livello record: il 24 % degli intervistati non sa ancora se farà le valigie, il doppio rispetto alla media del 12 % registrata negli anni precedenti. In parallelo cala la quota di chi dichiara con sicurezza di partire, scesa al 64 % dopo il 68 % del 2024, interrompendo una serie d’incrementi iniziata dopo la pandemia. Un segnale forte, che ridisegna le previsioni degli operatori del settore.
Il mutato clima d’attesa si lega a timori ben precisi. L’inflazione è al primo posto fra le preoccupazioni, citata dal 62 % degli italiani, seguita a brevissima distanza dai problemi economici generali (61 %). Ma la novità più evidente è il balzo dell’ansia per il conflitto in corso oltre i confini nazionali: il 57 % include la guerra fra i fattori che potrebbero far saltare o accorciare le ferie. Altri motivi – dalle incertezze sul lavoro ai cambiamenti climatici – restano distanti, a testimonianza di come l’instabilità internazionale pesi ormai più di ogni altra variabile. È una sensibilità che influenza non solo se partire, ma anche come farlo.
Hotel in testa, case vacanza consolidano la seconda posizione
Quando la decisione di viaggiare si concretizza, la scelta dell’alloggio rivela una polarizzazione sempre più netta. Gli hotel rafforzano il primato: li indica il 40 % del campione, due punti in più rispetto al 2024. Le case vacanza, dal canto loro, restano stabili al 31 % e confermano di essere ormai una soluzione strutturale, capace di competere con la tradizionale ospitalità alberghiera. Le altre formule – bed & breakfast, agriturismi e campeggi – registrano un arretramento diffuso, segnale che la clientela preferisce opzioni percepite come più affidabili e standardizzate.
Cosa spinge, dunque, un viaggiatore su tre a prenotare un appartamento? Il primo motivo si chiama comfort, citato dal 28 % degli intervistati: spazi più ampi, cucina a disposizione e libertà negli orari. Subito dopo arriva la possibilità di risparmiare, riconosciuta dal 26 %, soprattutto da chi si muove in famiglia o in gruppo. Scende invece l’importanza della privacy, che passa dal 17 % al 10 %, a conferma di come la ricerca di maggiore intimità non sia più la leva dominante. La casa vacanza, insomma, viene valutata per la qualità complessiva, non soltanto per il prezzo.
Impatti economici percepiti degli affitti brevi
Nonostante le polemiche che ciclicamente riaffiorano, due italiani su tre vedono nei contratti brevi un contributo tangibile all’economia dei territori visitati. Il 66 % ritiene che l’afflusso di turisti in case private porti ossigeno a comunità spesso stagionali o poco servite dal turismo tradizionale. Solo l’11 % si dichiara contrario, mentre il 23 % non ha un’opinione definita. Si delinea così un consenso ampio, anche se non unanime, verso una formula che ha cambiato la geografia dell’accoglienza in molte destinazioni italiane nel giro di pochi anni.
Fra coloro che attribuiscono un impatto positivo ai soggiorni in appartamento, il 39 % sottolinea il vantaggio di mantenere abitazioni altrimenti destinate all’abbandono: un modo per tutelare il patrimonio edilizio, ma anche per dare reddito a proprietari che non avrebbero altre fonti. Il 38 % mette in luce i ricavi aggiuntivi per negozi, ristoranti e servizi locali, alimentati da visitatori che vivono il quartiere come residenti temporanei. Ne emerge una visione in cui l’ospitalità diffusa diventa agente di rigenerazione urbana e commerciale.
Città d’arte in ascesa e mare sempre protagonista
L’attenzione verso la cultura segna la sorpresa di questa stagione. Le città d’arte raddoppiano la loro attrattiva, passando dal 7 % al 14 % delle preferenze: un balzo che testimonia il desiderio di esperienze più variegate rispetto al classico soggiorno balneare. Parchi archeologici, musei e centri storici tornano a esercitare un fascino capace di spezzare la routine della vacanza sotto l’ombrellone. A trainare questa riscoperta non è solo il ricco calendario di mostre ed eventi, ma anche la possibilità di itinerari brevi e intensi, distribuiti durante l’intera estate, che permettono di conciliare cultura e relax.
Sul podio resta però il mare, scelto dal 58 % dei partecipanti all’indagine. Pur in lieve flessione, la costa continua a incarnare l’idea di vacanza ideale per la maggioranza, forse perché garantisce un mix immediato di natura, svago e gastronomia regionale. La montagna, invece, scivola dal 18 % al 15 %, confermando una perdita graduale d’appeal estivo. Questo panorama suggerisce che l’offerta balneare dovrà rinnovarsi e che l’entroterra montano potrebbe ripensare le proprie proposte per recuperare terreno e differenziarsi dalla concorrenza culturale urbana.
Le cause dell’incertezza: inflazione e scenari internazionali
La fotografia complessiva mostra come l’oscillazione delle intenzioni di viaggio non sia un capriccio ma la diretta conseguenza di variabili macroeconomiche e geopolitiche. Il carovita riduce la capacità di spesa delle famiglie, mentre la fragilità dei bilanci domestici costringe molti a rimandare la prenotazione, sperando in offerte last minute. Parallelamente, i conflitti armati e le tensioni diplomatiche alimentano un senso di precarietà che si riflette nel timore di disagi o cancellazioni improvvise. Quando il contesto globale diventa instabile, la vacanza smette di essere un diritto acquisito e torna a essere un lusso da negoziare attentamente.
Non sorprende quindi che il segmento degli indecisi sia esploso: il 7 % afferma di non aver scelto neppure la destinazione, contro il 3 % dell’anno scorso. Questo spazio grigio influenza l’intero comparto turistico perché costringe operatori, dai trasporti all’hôtellerie, a strategie di pricing più flessibili e a piani di marketing che si protraggono fino a stagione inoltrata. La partita, insomma, si giocherà nell’ultimo miglio, quando l’offerta dovrà intercettare i ripensamenti e trasformarli in prenotazioni reali prima che il tempo utile svanisca.
Il punto di vista di Wonderful Italy
Per Michele Ridolfo, amministratore delegato e co-fondatore di Wonderful Italy, i numeri sulle case vacanza parlano da soli. «Questa formula non viene più percepita come un ripiego economico», osserva. «Il viaggiatore del 2025 cerca un’esperienza su misura, adatta a famiglie, coppie o senior, e la libertà di organizzare la giornata senza vincoli». I dati, aggiunge, mostrano che comfort e flessibilità pesano quanto – se non più – del prezzo nella scelta finale. Una constatazione, la sua, che sintetizza l’evoluzione del settore.
Dal fronte marketing interviene Antonio Rainò, che dal 2020 segue l’indagine: «Registriamo una polarizzazione netta fra hotellerie tradizionale e affitti brevi, a scapito delle soluzioni intermedie». Rainò sottolinea che la clientela si orienta verso operatori strutturati, considerati più affidabili in termini di standard qualitativi e assistenza. L’osservatorio creato da Wonderful Italy in collaborazione con Izi – giunto alla sesta edizione – conferma quindi un mercato in costante trasformazione, dove l’attenzione ai costi si intreccia con la ricerca di autenticità e sicurezza.