La sicurezza dei lavoratori nei cantieri lombardi resta un tema dolorosamente attuale: lo ha ribadito con forza Simonetta D’Amico, consigliera del Comune di Milano, intervenendo a un seminario dedicato alla prevenzione degli infortuni. L’esponente di Palazzo Marino ha denunciato numeri ancora inaccettabili e chiesto un impegno concreto da parte di tutti gli attori coinvolti.
Allarme sicurezza nei cantieri lombardi
Secondo la consigliera Simonetta D’Amico, la Lombardia mostra da tempo un’attenzione crescente verso la prevenzione, eppure la lista degli incidenti continua a essere lunga. Ogni volta che un lavoratore perde la vita o subisce lesioni tali da comprometterne l’esistenza, la comunità intera subisce un colpo, ha ricordato l’esponente milanese. È inammissibile che si esca di casa per guadagnarsi lo stipendio e non si faccia più ritorno dall’affetto dei propri cari, ha sottolineato, insistendo sulla necessità di trasformare l’indignazione in politiche puntuali e azioni quotidiane.
La regione, fra le più dinamiche del Paese in termini di grandi opere e infrastrutture, ospita centinaia di cantieri contemporaneamente. Queste aree di lavoro, ricche di competenze e tecnologie, comportano tuttavia rischi elevatissimi se la sorveglianza vacilla anche solo per un istante. D’Amico ha ricordato che l’impegno a rafforzare protocolli e procedure non può esaurirsi nei proclami. Servono investimenti costanti in formazione, dispositivi di protezione e verifiche sul campo, perché ogni numero delle statistiche nasconde un volto, una famiglia, un futuro interrotto.
Un seminario per cambiare mentalità
Le riflessioni della consigliera sono arrivate nel corso di un incontro tecnico intitolato “La cultura della sicurezza nei cantieri”, promosso dall’Ordine provinciale degli Ingegneri. L’appuntamento ha messo al centro un concetto semplice ma rivoluzionario: la sicurezza non può rimanere confinata a un intricato corpus di norme, occorre diventare parte organica della mentalità di chi progetta, dirige e lavora. Passare da un approccio formale a uno sostanziale significa ricordare che il rispetto delle regole rappresenta solo il primo passo di un percorso di tutela ben più ampio.
D’Amico ha puntato i riflettori anche sulle nuove generazioni. Coinvolgere gli studenti di scuole e università, ha spiegato, è fondamentale per far sì che la prevenzione diventi un’abitudine radicata ben prima dell’ingresso nel mercato del lavoro. In questa prospettiva, gli ingegneri rivestono un ruolo chiave: saranno loro, una volta in cantiere, i garanti della corretta applicazione delle prescrizioni. Allenare lo sguardo giovane alla responsabilità collettiva, conclude la consigliera, significa costruire fin d’ora quel tessuto culturale capace di ridurre realmente il numero degli infortuni.
Un’alleanza tra istituzioni, tecnici e sindacati
La realizzazione di cantieri sicuri, ha rimarcato Simonetta D’Amico, non dipende solo dalla buona volontà dei singoli lavoratori. Occorre un patto esplicito tra chi legifera, chi controlla, chi progetta e chi rappresenta i lavoratori, affinché ogni anello della catena risponda agli stessi standard. Quando procedure e verifiche sono condivise, ha affermato, i margini di errore si riducono drasticamente e aumenta la capacità di intervenire tempestivamente su eventuali criticità prima che si trasformino in tragedie. Una collaborazione così strutturata genera inoltre cultura diffusa, accelerando il trasferimento delle buone pratiche tra le diverse aree della regione.
In quest’ottica il Comune di Milano – ha ricordato la consigliera – ha già messo in campo iniziative di supporto agli operatori, dalla diffusione di linee guida dedicate all’organizzazione di tavoli periodici con le Aziende Tutela della Salute e con i sindacati. L’obiettivo è duplice: fornire strumenti operativi immediati e, al contempo, mantenere costante la pressione istituzionale sul tema. Solo la presenza attiva e continuativa delle autorità territoriali, ha aggiunto, può stimolare le imprese a destinare risorse adeguate alla prevenzione senza rimandare decisioni che spesso salvano vite.
Troppi pochi ispettori, controlli da potenziare
Nel passaggio conclusivo del suo intervento, D’Amico ha evidenziato il nodo irrisolto dei controlli. In Italia, ha citato, mancano all’appello almeno quattromila ispettori del lavoro. Questa carenza, oltre a rallentare le verifiche periodiche, finisce per vanificare l’intero sforzo di formazione e sensibilizzazione. Una cultura della sicurezza non può reggersi sull’autocertificazione, ha insistito. Senza presidi capillari, i cantieri rischiano di diventare spazi in cui l’applicazione delle norme dipende unicamente dal senso di responsabilità individuale, condizione insufficiente a fronte dei ritmi frenetici del settore.
Per questa ragione l’esponente di Palazzo Marino ha lanciato un appello al Governo affinché venga immediatamente rafforzata la pianta organica degli ispettorati. L’incremento del personale, accompagnato da strumenti tecnologici adeguati, consentirebbe di effettuare controlli più frequenti e mirati, scoraggiando le scorciatoie pericolose. Il rispetto delle regole conviene prima di tutto alle imprese, ha ricordato, perché evita costi sociali e reputazionali altissimi. Solo un sistema di vigilanza efficiente potrà tradurre le buone intenzioni in risultati misurabili sul terreno della tutela della vita umana.