Aria di entusiasmo e consapevolezza accompagna la spedizione azzurra in Svizzera: la voce di Martina Lenzini racconta una squadra che vuole emozionare l’Italia e conquistare l’Europa, sospinta da fiducia ritrovata, ritmi pop e ricordi di sacrifici. Ecco come la Nazionale femminile si prepara alla seconda sfida del girone.
La fiducia ritrovata con il nuovo commissario tecnico
Il primo tassello del cammino azzurro porta la firma di Andrea Soncin, tecnico chiamato un anno fa a rimettere in moto una Nazionale che sembrava aver smarrito entusiasmo. Fin dal suo arrivo il commissario tecnico ha scelto di azzerare il passato e di concentrarsi su pochi, chiarissimi messaggi: «Vestire l’azzurro significa appartenere all’élite». Questa frase, ripetuta nello spogliatoio, ha ricostruito l’autostima delle giocatrici, convinte ora di poter competere con chiunque. Quando le certezze tornano, ogni allenamento acquista spessore diverso e le sedute a Weggis si trasformano in acceleratori di energia.
Il gruppo che ha sposato la sua idea è eterogeneo per età, ruoli e storie personali, ma sostiene una missione comune. Martina Lenzini sottolinea che «non esiste ingrediente segreto», eppure l’unione nata in pochi mesi pare custodire qualcosa di speciale. Le più esperte affiancano le compagne più giovani, condividendo routine di recupero, analisi video e persino playlist musicali. Scoprire di coltivare le stesse passioni oltre il calcio, racconta la difensora della Juventus, «ha cementato legami che in campo si avvertono subito, soprattutto nei momenti di pressione internazionale».
Unwritten: la colonna sonora che unisce lo spogliatoio
La scintilla che rivela questa sintonia si accende con una canzone d’altri tempi tornata virale. Durante un’esercitazione atletica, dalle casse è partita ‘Unwritten’ di Natasha Bedingfield; in un attimo, dall’angolo del campo si è alzato un coro spontaneo. Da quell’episodio, l’hit del 2004 è diventata il rito pre-gara: le azzurre la intonano spalla a spalla, filtrando nervi e ansia dentro un momento di leggerezza. Ogni nota ricordata a memoria ricuce le differenze e prepara la mente alla battaglia agonistica che attende oltre il tunnel.
Il brano, tornato popolare grazie a TikTok, ha assunto valore identitario persino per lo staff: medici, fisioterapisti e accompagnatori si uniscono al coro, trasformando l’ingresso sul terreno di gioco in un rituale collettivo. Si canta, si ride, poi cala il silenzio, e in quel silenzio l’energia resta sospesa fino al fischio d’inizio. Per Lenzini è la prova che i dettagli pesano quanto la tattica: «Avere la stessa melodia in testa ci fa partire sincronizzate», confessa, felice di condividere un momento così semplice eppure così incisivo.
Dal sacrificio della provincia alla maglia azzurra: il viaggio di Martina
Nata lontano dai grandi centri, Martina Lenzini non dimentica le albe passate in automobile con i genitori. Erano trasferte infinite, parcheggiate tra scuola al mattino e allenamenti che finivano a notte inoltrata. Ogni chilometro aveva il sapore di una scommessa: investire tempo, sonno e carburante per un sogno che all’epoca pareva riservato a pochi. Oggi la difensora sorride ripensando a quelle levatacce, convinta che la fatica accumulata nell’adolescenza sia l’anima del suo modo di stare in campo, fatto di concentrazione, tenacia e rispetto per la maglia.
La strada verso la prima presenza azzurra è stata altrettanto tortuosa: convocata nel 2018, Lenzini ha dovuto attendere fino a marzo 2020 per assaggiare la competizione internazionale, semifinale dell’Algarve Cup contro la Nuova Zelanda. «Ogni riscaldamento speravo fosse quello giusto», ricorda. La gioia prorompente di quell’esordio è impressa in una fotografia custodita sul telefono, nello spogliatoio e perfino nello zaino da viaggio. Un promemoria tangibile della pazienza necessaria a chi sogna l’azzurro, oggi trasformata in stimolo per le compagne più giovani.
Svizzera, tra accoglienza e concentrazione per l’obiettivo europeo
A Weggis, sulle rive del Lago dei Quattro Cantoni, la squadra ha trovato un’accoglienza sorprendente: striscioni tricolori alle finestre, bambini in maglia azzurra e un caloroso saluto dell’ambasciatore italiano. «Sembra di stare a casa», ripetono le ragazze. Questo abbraccio emotivo ha ricordato loro il peso che la maglia porta nel cuore degli italiani all’estero. La consapevolezza di rappresentare un’intera comunità si mescola a una routine intensa di sedute video, allenamenti mirati e recupero, costruendo la cornice ideale per puntare con decisione alla fase a eliminazione diretta.
Il percorso in Nations League ha fornito le basi di questo slancio: lo dimostra la vittoria iniziale contro il Belgio, preludio al confronto di questa sera con il Portogallo a Ginevra. Successo che ha rinforzato la fiducia nei propri mezzi e nel piano di gioco. L’analisi del girone parla chiaro: la temibile Spagna aspetta nell’ultima giornata, mentre la sorprendente affermazione della Francia sull’Inghilterra ha aggiunto pepe a una rassegna imprevedibile. Tornei così premiano chi rimane lucido, ricorda Lenzini, ben consapevole della sottile linea tra entusiasmo e presunzione.
Oltre il campo: giochi di società, film e sogni condivisi
Fra un video tattico e l’altro, la delegazione si concede spazi di disconnessione: film in sala comune, partite delle avversarie proiettate sul maxi-schermo e, soprattutto, interminabili sfide a Skyjo. Il mazzo di carte è comparso misteriosamente in valigia, ma in pochi giorni ha contagiato tutte. Lenzini ammette di non aver ancora compreso ogni regola, sopravvolata dalle compagne che si sfidano a dieci intorno al tavolo. Ridere e staccare, sottolinea, «aiuta a presentarsi in allenamento con mente fresca e muscoli pronti».
Nel clima di aspettative che circonda l’Europeo, la squadra avverte anche la responsabilità di un movimento che desidera visibilità senza dipendere dai risultati della Nazionale maschile. «Vogliamo conquistare attenzione con il nostro gioco», spiega Lenzini. Emozionare il pubblico resta la bussola interiore: non basta avanzare nel torneo, serve far vibrare lo stadio e chi segue da casa. Sognano di spingersi il più avanti possibile, ma, qualunque sia il verdetto, promettono di uscire dal rettangolo di gioco con la certezza di aver dato ogni grammo di energia.