Da ottobre 2025 i teatri italiani spalancheranno il sipario su Frida Opera Musical, un viaggio che fonde pittura, rivoluzione e sentimento. Lo spettacolo promette di immergere il pubblico nell’universo di Frida Kahlo, celebrandone la forza creativa con un linguaggio scenico contemporaneo, multisensoriale e capace di parlare a tutte le generazioni.
Uno spettacolo che intreccia culture e generazioni
Il progetto nasce dall’energia produttiva della MIC International Company, già nota per aver trasformato la letteratura in azione scenica con titoli come La Divina Commedia Opera Musical e Van Gogh Café Opera Musical. Con Frida, la compagnia alza ulteriormente l’asticella, gettando un ponte ideale fra l’Italia e il Messico attraverso il linguaggio universale della musica e della danza. Ogni nota e ogni movimento vengono pensati per restituire l’intensità di un’esistenza che continua a parlare a chi crede nella libertà di creare.
La tournée partirà nell’autunno del 2025, toccando numerosi palcoscenici nazionali e offrendo al pubblico un’esperienza totale in cui narrazione biografica, suggestioni pittoriche e contaminazioni coreografiche si mescolano in una narrazione corale. Frida Opera Musical non si limita a ripercorrere i fatti salienti della vita di Kahlo: trascina gli spettatori dentro l’atmosfera febbrile del Messico post-rivoluzionario, dove l’arte diventa manifesto politico, sfida ai dogmi e rifugio esistenziale. Questa scelta, oltre a restituire la complessità storica, rende lo spettacolo un tributo condiviso alle radici popolari e alle avanguardie che hanno segnato il Novecento.
Il collettivo creativo dietro la magia scenica
Alla guida del libretto troviamo Andrea Ortis e Gianmario Pagano, autori che hanno saputo legare l’accuratezza storica a una scrittura densa di immagini. Ortis, oltre a firmare la regia, condivide il palco interpretando Diego Rivera, mentre la parte musicale porta la firma di Vincenzo Incenzo, compositore e paroliere che ha dato vita a brani capaci di attraversare generi e suggestioni. Ogni canzone è concepita come un quadro sonoro in cui le emozioni di Frida si trasformano in colore vocale e ritmo teatralizzato.
Il disegno coreografico di Marco Bebbu traduce le passioni in gesti collettivi, passando dai ballabili popolari alle sequenze più visionarie, mentre i costumi di Erika Carretta rivisitano i tessuti tradizionali con linee contemporanee, rispettando la simbologia cromatica cara all’artista. A completare il quadro scenico lavorano le scene di Gabriele Moreschi e le luci di Valerio Tiberi, cui si affianca Virginio Levrio per le proiezioni video. Il risultato è un ambiente immersivo in cui realtà tangibile e immaginario pittorico si specchiano, avvolgendo lo sguardo dello spettatore.
Trama e personaggi: Frida, Diego e la Catrina
La protagonista prende corpo in scena grazie alla vocalità intensa di Federica Butera, chiamata a raccontare le cicatrici fisiche e spirituali di Frida Kahlo. Il legame con Diego, interpretato dallo stesso Ortis, emerge come un duetto costante fra estasi e conflitto: un amore che sfida convenzioni, confini geografici e fedeltà personale. Sotto i riflettori si rincorrono tradimento e complicità, ambizione politica e utopia artistica, in un dialogo che rifiuta le mezze misure e si impone come un motore drammaturgico capace di scuotere la platea.
A tessere la scena con ironia e saggezza compare La Catrina, icona popolare della morte messicana che in questa produzione è affidata all’eleganza di Drusilla Foer. La sua presenza diventa il filo rosso fra vita terrena e dimensione ultraterrena: un commento pungente, a tratti poetico, che ricorda come la fragilità umana sia inseparabile dalla voglia di festa. Tra episodi biografici e incontri con figure come Zapata, Trotsky, Breton o Tina Modotti, lo spettacolo dipinge il fermento di un’epoca che bruciava d’ideali.
Un dialogo tra istituzioni: musei e ambasciata
Il progetto gode della collaborazione del Museo Frida Kahlo “Casa Azul” e del Museo Diego Rivera Anahuacalli di Città del Messico, garanzia di rigore iconografico e fedeltà culturale. Il patrocinio dell’Ambasciata del Messico in Italia ribadisce l’importanza dell’operazione, pensata come scambio culturale e non come semplice esportazione di un mito. Il coinvolgimento diretto delle istituzioni messicane rappresenta un gesto di fiducia reciproca che arricchisce la produzione di contenuti autentici. Questo contributo istituzionale conferisce al musical un fondamento etico che va oltre l’intrattenimento commerciale, trasformandolo in un vero atto di diplomazia culturale.
L’ambasciatore Carlos García de Alba ha definito lo spettacolo «un’occasione unica per avvicinare il pubblico italiano al coraggio e all’autenticità di Frida Kahlo». Parole che risuonano nelle sale prove, dove il tema della libertà femminile è sentito come un’eredità viva. Grazie a questo sostegno, il musical si propone di trasportare sul palcoscenico non solo i colori del Messico ma anche la sua anima più profonda, fatta di resilienza e gioia impertinente. Una vibrazione estetica che avvicina le platee europee alla tradizione popolare latina.
Le voci della produzione e dei partner
Perla Labarthe, direttrice di Casa Azul, ricorda come l’arte di Frida continui a ispirare le nuove generazioni e vede nello spettacolo «una testimonianza del potere trasformativo della sua eredità». Il produttore Francesco Gravina aggiunge che l’operazione vuole essere «un ponte fra culture» e un investimento nel valore sociale della cultura, puntando a coinvolgere un pubblico giovane attraverso un linguaggio emotivo e diretto. Ciascuna dichiarazione conferma la volontà di rendere il teatro un luogo di partecipazione attiva. In questo senso, ogni replica mira a diventare un appuntamento di dialogo intergenerazionale.
L’impegno arriva anche dal mondo istituzionale italiano. La sindaca di Avellino, Laura Nargi, annuncia con orgoglio che la città aprirà la nuova stagione teatrale proprio con Frida Opera Musical, attribuendo all’evento un respiro internazionale. Sul versante corporate, Trenitalia abbraccia l’iniziativa attraverso il brand Frecciarossa, come sottolinea Mario Alovisi: la collaborazione con lo spettacolo riassume la scelta di connettere le persone alla cultura nel rispetto dell’ambiente. Una sinergia che unisce mobilità sostenibile e diffusione dell’arte, favorendo il turismo culturale: il partner logistico contribuisce a estendere l’eco dello spettacolo oltre le singole piazze toccate dalla tournée.
Visione registica: dall’intimo all’universale
Nelle sue note di regia, Andrea Ortis descrive Frida come una presenza che abita un «non tempo» e parla «ogni lingua possibile». Partendo da questa premessa, lo spettacolo ambisce a trasformare il dolore in evoluzione, oltrepassando i limiti dell’esperienza sensibile per sfiorare dimensioni più alte. Per Ortis, la figura di Kahlo è talmente vasta da non potersi contenere in un confine fisico o narrativo: diventa, piuttosto, un cielo aperto che invita alla contemplazione. Una concezione che chiede allo spettatore di lasciarsi attraversare da immagini e suoni senza filtri razionali.
La messinscena traduce tale visione in immagini potenti: musiche che scorrono come pennellate, corpi che si intrecciano nello spazio scenico, proiezioni che rivelano frammenti di un Messico arcaico e al contempo modernissimo. Lo spettatore, chiamato a “stare” di fronte a questo orizzonte, viene invitato a riconoscere in Frida la possibilità di trasformare la fragilità in creatività, la ferita in canto. Così, Frida Opera Musical si afferma come un invito appassionato a vivere con autenticità, anche quando fa male. La sua forza risuona oltre il sipario, lasciando un eco duraturo.