La permanenza in Honduras per L’Isola dei Famosi è finita, ma per Loredana Cannata l’avventura non si è chiusa sul palco televisivo: poche ore dopo il ritorno in Italia un’improvvisa corsa al pronto soccorso ha aperto un capitolo inaspettato, fatto di elettrocardiogrammi, flebo e preoccupazioni condivise in tempo reale con migliaia di utenti online.
Dall’Honduras al ricovero: l’apnea che ha cambiato tutto
Durante la puntata conclusiva del reality, quell’apparentemente innocua sfida di apnea si è trasformata per Loredana in un incubo sott’acqua. Nel video che lei stessa ha rivisto con freddezza, il cronometro tocca 1 minuto e 5 secondi prima del tentativo di risalita: un gesto semplice, reso impossibile da una ciocca di capelli rimasta impigliata. I successivi cinquanta interminabili secondi scorrono in silenzio, mentre la bocca si apre d’istinto per cercare ossigeno e ingerisce acqua. “Ho pensato che quella sarebbe stata la mia ultima immagine”, ha confessato su Instagram, rivelando una lucidità disarmante di fronte al rischio di morire in diretta.
Una volta emersa, l’adrenalina aveva mascherato dolorosamente la portata dello shock. Il pubblico applaudiva, i compagni esultavano, e intanto lei si aggrappava al sorriso di circostanza che ogni gioco televisivo richiede. In realtà un ematoma alla testa si stava già formando e, più subdolo ancora, il trauma emotivo iniziava a sedimentare. Chi avrebbe immaginato che un banale ciuffo di capelli potesse innescare un filo sottile tra vita e morte? Con il senno di poi, perfino la stessa Cannata riconosce che quel momento ha inaugurato una catena di reazioni che il suo corpo avrebbe presentato soltanto dopo il volo di rientro.
Il malore a Roma: quei sintomi che non si possono ignorare
La sequenza successiva è degna di un montaggio serrato: aeroporto, valigia, affetti, poi, all’improvviso, una fitta al centro del petto. Sono passate appena tre ore dallo sbarco a Fiumicino quando Loredana Cannata avverte quella che descrive come una lama infuocata che brucia dietro lo sterno, accompagnata da un respiro corto e dall’ansia feroce di chi cerca aria e non la trova. Nessuna esitazione: via in taxi verso il pronto soccorso, dove la fila sembra infinita e i minuti si dilatano come nella prova di apnea che la mente vorrebbe dimenticare.
Dieci lunghe ore tra barelle, triage, prelievi e un susseguirsi di elettrocardiogrammi hanno preceduto la decisione dei medici di trasferirla nel reparto di cardiologia del Gemelli Isola Tiberina, struttura ribattezzata da lei con sarcasmo “Gemelli Isola”, quasi a marcare la continuità fra il reality e la nuova realtà. Lì gli specialisti hanno avviato monitoraggi mirati sulle coronarie e sul ritmo cardiaco, sospettando che lo stress acuto potesse aver messo a dura prova cuore e sistema respiratorio. È nel momento in cui la macchina fa bip che realizzi realmente di non poter più fingere forza, ha confidato agli infermieri.
Letto d’ospedale, seconda spiaggia della sopravvivenza
Fra lenzuola immacolate e luci al neon, l’attrice ha trovato il primo letto vero dopo settimane di stuoia sull’isola honduregna. Lo ha accolto con ironia, raccontando ai follower il sacchetto di carta consegnato per gli effetti personali, la camicia azzurra a maniche corte e il menù che sostituiva riso in bianco con una rassicurante pasta all’olio. “La sanità italiana non sarà perfetta, ma in queste stanze ti salva gratis”, ha scritto, mescolando gratitudine e humour. Quel racconto semplice, quasi quotidiano, ha reso tangibile la vulnerabilità dietro l’immagine patinata da prime serate televisive.
Ogni bip del monitor cardiaco, ogni accesso infermieristico notturno, ha riportato alla mente il gorgoglio dell’acqua entrata nei polmoni in Honduras. Non è più solo un problema fisico: il cervello riproduce la scena, la fa rimbalzare sui tamburi interni ancora e ancora. Mentre gli specialisti annotano parametri e programmano ulteriori accertamenti, la Cannata prova a rimanere ancorata al presente, usando i social come valvola di sfogo. Così, in tempo reale, migliaia di utenti si ritrovano al suo capezzale virtuale, condividendo respiri, paure, incoraggiamenti.
Sostegno digitale e attesa degli esiti: la storia continua
In meno di ventiquattr’ore il post dall’ospedale ha generato una valanga di commenti: colleghi di set, ex compagni d’avventura e semplici telespettatori hanno intasato la bacheca con messaggi di affetto. C’è chi ricorda la determinazione vista in Honduras, chi invoca riposo assoluto, chi domanda aggiornamenti sulle coronarie. Lei, abituata alla ribalta, ora si concede il lusso dell’incertezza: «Vi terrò al corrente appena saprò qualcosa», promette tra un controllo di routine e l’altro. La meta? Uscire dall’ospedale con la stessa grinta con cui ha lottato sott’acqua.
E tu, che stai leggendo, riesci a immaginare l’eco che lascia un’esperienza simile? Prova a trattenere il respiro per qualche secondo, giusto per gioco, e sentirai la pressione crescere nel petto; moltiplicala per dieci, aggiungi panico, telecamere e un occhio di mare che non perdona. È da lì che nasce il sentiero di guarigione su cui la Cannata sta muovendo i primi passi, un percorso che combina farmaci, riposo, psicoterapia e, soprattutto, l’abbraccio collettivo di una community che non smette di fare il tifo per lei.