Capi leggeri, scarpe e accessori scendono di prezzo da oggi, 5 luglio 2025: l’avvio ufficiale dei saldi estivi, con l’eccezione di Trento e Bolzano, porta ribassi medi più consistenti rispetto a dodici mesi fa.
Il calendario dell’estate e le particolarità territoriali
I saldi estivi decollano in tutta la Penisola nel primo sabato di luglio, tradizione che si rinnova puntualmente con l’obiettivo di movimentare la stagione commerciale più calda. Trento e Bolzano mantengono un’agenda autonoma, frutto di scelte provinciali che da anni regolano l’alternanza dei periodi promozionali secondo esigenze turistiche locali. Per il resto d’Italia, la data odierna diventa la bussola degli acquisti, con milioni di consumatori pronti ad approfittare della finestra di sconti che si protrarrà per diverse settimane, a seconda dei regolamenti regionali. Il boom di visitatori atteso nelle strade dello shopping è la risposta diretta a un’inflazione in frenata e alla voglia di rinnovare il guardaroba spendendo meno.
L’avvio dei ribassi estivi non è soltanto un rito commerciale, ma un termometro della fiducia dei consumatori. Se la scorsa stagione era stata frenata dalla prudenza, quest’anno l’Unione Nazionale Consumatori osserva un interesse più acceso, favorito da tagli di prezzo superiori a quelli del 2024. Secondo gli operatori del settore, la coda lunga dell’impennata inflazionistica degli anni passati spinge gli esercenti ad aumentare la convenienza per alleggerire i magazzini. L’intervallo temporale scelto – a ridosso dei picchi turistici e delle partenze estive – è strategico per intercettare non solo i residenti, ma anche i visitatori che affollano città e località di villeggiatura.
Quanto si risparmia davvero: analisi delle percentuali di sconto
Il comparto Abbigliamento e Calzature nel suo complesso registra un abbattimento medio dei listini del 19%, sostanzialmente allineato alle promozioni invernali chiuse a gennaio ma in progresso di quasi un punto rispetto all’estate scorsa. Il dato, diffuso dall’Unione Nazionale Consumatori, fotografa un mercato orientato a recuperare volumi di vendita sacrificando parte dei margini: una scelta che incontra le aspettative di un pubblico sempre più attento a confrontare i prezzi prima di concludere l’acquisto.
I capi di Abbigliamento puri – esclusi gli accessori – mostrano uno sconto medio del 19,2%, replicando la performance di inizio 2025 e migliorando di 0,6 punti la percentuale rilevata un anno fa. La voce più conveniente resta quella degli Indumenti veri e propri, dove il ribasso raggiunge il 20,8%. È qui che i consumatori trovano l’occasione per sostituire t-shirt, camicie, pantaloni o abiti estivi, consapevoli che un quinto del prezzo di listino sparisce alla cassa.
Sul fronte opposto, gli Accessori – dalle cinture alle cravatte, dai guanti alle bretelle – concedono appena l’8,3% di taglio, due punti in meno rispetto alle riduzioni praticate a gennaio ma comunque più generosi di quelli visti nell’estate 2024. Le Calzature si attestano su un meno 17,6%: un leggero arretramento sul dato invernale, quando il segno meno aveva superato il 18%, ma un passo avanti di oltre un punto rispetto a dodici mesi fa. Il risultato finale è un quadro di ribassi più omogeneo, con una forbice di differenze che tende a ridursi e a privilegiare le categorie a rotazione più rapida.
Dieci mosse di difesa per acquistare senza rimpianti
Il prezzo più basso non è sempre il migliore affare, ricordano gli esperti della Unione Nazionale Consumatori. Primo accorgimento: confrontare più negozi, fisici e online, annotando la cifra prima e dopo lo sconto per evitare sorprese. Entrare in un punto vendita con le idee chiare su ciò che serve – e non farsi persuadere da vetrine ridondanti – riduce drasticamente il rischio di riempire l’armadio di capi inutilizzati. Ugualmente essenziale è fissare un tetto di spesa e rispettarlo, così da evitare sensi di colpa nei giorni successivi alle compere.
La trasparenza del cartellino resta la garanzia principale. La legge Omnibus, recepita con il decreto legislativo 26/2023, obbliga l’esercente a indicare il “prezzo precedente” praticato nei trenta giorni antecedenti la promozione. Nel caso l’obbligo venga ignorato, la sanzione supera i 500 euro e può arrivare oltre i 3.000. Controllare che la merce scontata sia esposta in spazi separati da quella di nuova collezione aiuta a riconoscere eventuali anomalie. Diffidare di tagli superiori al 50% resta una regola d’oro: spesso dietro a ribassi eccessivi si nascondono rimanenze di magazzino o listini gonfiati alla vigilia dei saldi.
Quando il commerciante nega la prova del capo, il consiglio è di cambiare senza indugio esercizio: non esiste obbligo giuridico di far provare, ma la trasparenza passa anche da questa piccola cortesia. Sul cambio merce, nei negozi fisici decide il titolare; diverso il discorso in caso di difetti di conformità, per i quali il consumatore conserva pieno diritto alla riparazione o alla sostituzione, anche in periodo di saldo. Dal 1° gennaio 2022, infatti, non serve più denunciare il vizio entro due mesi dalla scoperta: entro ventisei mesi dalla consegna il cliente può far valere la garanzia.
Infine, i pagamenti elettronici: ogni esercente deve accettare Pos e carte, qualunque sia l’importo dell’acquisto. Rifiutare un pagamento digitale espone a una multa di 30 euro più il 4% del valore della transazione. Se il terminale è in panne, l’onere della prova ricade sul negoziante. Conservare lo scontrino, o qualunque testimonianza di spesa, resta prudente perché, in caso di contestazioni, l’evidenza documentale rappresenta lo strumento più rapido per far valere i propri diritti. Solo così l’entusiasmo per gli sconti estivi può trasformarsi in un vero momento di risparmio consapevole e durevole.