Viale Mazzini potrebbe presto ritrovare uno dei suoi volti simbolo: il possibile rientro di Amadeus nella TV pubblica è l’argomento che infiamma i corridoi e le chat degli appassionati, tra voci di corridoio, numeri d’ascolto e un amico che lavora alacremente dietro le quinte.
Le avvisaglie di un ripensamento
Il primo campanello d’allarme risale a poco più di un anno fa, quando Amadeus decise di voltare pagina approdando al canale Nove sotto l’egida di Warner Bros. Discovery. A spingerlo verso una nuova avventura erano stati il desiderio di sperimentare e la necessità di scrollarsi di dosso l’etichetta di “uomo di Rai 1”, che pure lo aveva visto dominare l’access prime time con Affari Tuoi e infrangere record su record al Festival di Sanremo. Oggi, però, quel passo comincia a somigliare più a una parentesi che a una rotta definitiva: lo rivela L’Espresso, spiegando come il conduttore, leggenda vivente dell’intrattenimento nazional-popolare, senta la mancanza di un pubblico che solo la rete ammiraglia è in grado di garantire.
Davanti a risultati al di sotto delle aspettative, l’entusiasmo della prima ora ha lasciato spazio a consuntivi meno esaltanti. Nelle stanze di Discovery si registra un certo malcontento: i format proposti, da Chissà chi è a La Corrida, passando per Like a Star e il recentissimo The Cage, non hanno innescato l’esplosione d’ascolti sperata. Qualcosa si è mosso solo sul filo di lana, con The Cage capace di toccare nell’ultimo appuntamento 563 mila telespettatori e uno share del 4 per cento, cifre dignitose ma lontane dai picchi cui il presentatore era abituato. Da qui la domanda che aleggia ovunque: resterà o cercherà un palcoscenico più vasto?
Il ruolo di Rosario Fiorello dietro le quinte
Ad alimentare il tam-tam ci ha pensato Rosario Fiorello, amico di sempre e instancabile uomo-spettacolo, che nel suo progetto radiofonico sperimentale La Pennicanza ha lanciato più di un sassolino nello stagno. In una puntata dal sapore quasi confidenziale, ha scherzato così: «Non sta bene al Nove», frase applauditissima dagli ascoltatori ma, col senno di poi, letta come indizio piuttosto chiaro. Sotto la leggerezza e l’ironia, Fiorello stava forse tendendo un filo tra il passato e un possibile nuovo domani in Rai, fungendo da mediatore informale tra le parti.
Quale miglior emissario, del resto, per un ritorno a casa? Il sodalizio artistico tra i due conduttori dura da decenni e, a ogni incrocio di carriera, l’uno ha sempre fatto il tifo per l’altro. Ora il destino potrebbe chieder loro di scrivere un nuovo capitolo a due voci. Di certo, i corridoi di Viale Mazzini pullulano di indiscrezioni e quei contatti, stando ai ben informati, non sono affatto una fantasia lontana.
Bilancio di un’esperienza in chiaroscuro sul Nove
La parentesi su Nove, partita con entusiasmo e titoli roboanti, non ha generato l’effetto “big bang” immaginato alla vigilia. Il pubblico generalista ha reagito con curiosità, sì, ma non con il trasporto che aveva accompagnato l’epopea di Sanremo o la rinascita di Affari Tuoi. Gli show si sono succeduti in palinsesto senza mai colpire a pieno il bersaglio, e quella platea oceanica che applaude, commenta e si divide sui social è rimasta, in larga parte, fuori dal perimetro di ascolto.
Gli analisti dei dati sottolineano come l’upgrade qualitativo della proposta non basti, da solo, a colmare l’abisso fra pubblico di nicchia e popolo generalista. Amadeus lo ha capito sulla propria pelle, perché il suo successo, da sempre, si basa su una miscela di empatia e frontalità di massa. Senza quell’energia corale, anche il palco più moderno rischia di sembrare meno luminoso. Così, dall’entusiasmo si è passati alla riflessione, e la riflessione, ora, pare tradursi in desiderio di rientro.
Rai alla ricerca di un volto per il rilancio
In casa Rai, il calendario autunnale non ha ancora sfoderato l’asso che ribalta la partita degli ascolti. E proprio qui si inserisce il nome di Amadeus, che per cinque edizioni consecutive ha portato il Festival di Sanremo su vette mai raggiunte prima, con ascolti monstre e una capacità di catalizzare l’intero Paese. A Viale Mazzini lo sanno: un suo ritorno ridarebbe vigore all’immagine dell’azienda e rimetterebbe in moto un volano di entusiasmo capace di travolgere prime time e palinsesti extra-festivalieri.
Dalla loro, i vertici del servizio pubblico possono contare su un marchio riconoscibile e un affetto popolare che resiste agli scossoni. In termini di percezione e marketing, riabbracciare Amadeus equivarrebbe a riconquistare fiducia e attenzione nei confronti del pubblico più ampio. Ed è qui che l’attività diplomatica di Fiorello potrebbe risultare decisiva, fungendo da chiave per aprire porte altrimenti serrate da scelte passate e contratti frettolosamente archiviati.
Scenari possibili e domande aperte
Per ora non esistono conferme ufficiali, ma gli spifferi si infittiscono di giorno in giorno. E se la svolta arrivasse già nel 2026? Non sarebbe la prima volta che il piccolo schermo riserva colpi di scena all’ultimo minuto, rimescolando rapidamente carte e strategie. Allo spettatore, in fondo, interessa poco l’intrico contrattuale: vuole storie, emozioni, ritmo, e questo è esattamente ciò che Amadeus sa offrire. La sensazione, quindi, è che il divorzio possa trasformarsi in pausa di riflessione, preludio a un ritorno con rinnovata energia.
Intanto noi, spettatori curiosi, restiamo alla finestra: passeggerà di nuovo lungo i corridoi di Viale Mazzini il conduttore dai record imbattuti? Fiorello continuerà a tessere la sua sottile tela diplomatica? La televisione, si sa, ama stupire: e magari, quando meno ce lo aspettiamo, una stretta di mano e un sorriso davanti alle telecamere sanciranno la reunion più chiacchierata degli ultimi anni. Rimaniamo sintonizzati, perché le sorprese, talvolta, arrivano davvero “da un giorno all’altro”.