Siete in cerca di una serata che spezzi la routine televisiva? Alle 21.20 di oggi Rai 4 lancia in prima visione free Mad Heidi, horror comedy che ribalta la favola di Johanna Spyri e la cosparge di ironia splatter. Preparatevi a una montagna russa di sangue, formaggio e libertà negata.
Una Svizzera distopica dove il formaggio diventa arma di potere
Immaginate una realtà in cui le Alpi svettano come sempre, ma sotto quelle cime innevate scorre un regime ossessionato non dal petrolio, bensì dal formaggio. In Mad Heidi la Confederazione è caduta sotto il pugno di Meili, despota che ha trasformato le ruote di Emmental in strumento di controllo sociale. Ogni lamina di formaggio è tassata, monitorata, venerata; chi osa assaggiarne una fetta fuori dai canali ufficiali rischia la galera. Un contesto surreale, eppure terribilmente plausibile nella sua logica distopica.
Lontano dalle città, sulle pendici erbose, la giovane Heidi conduceva una vita placida accanto al fidanzato Peter, pastore di capre ignaro dei giochi di potere che fermentavano a valle. Tutto crolla quando il comandante Knorr, braccio destro del dittatore, fa irruzione nel villaggio: Peter viene giustiziato sul posto e Heidi è trascinata in un carcere femminile dove le recluse sono addestrate a dare spettacolo in selvaggi incontri di wrestling. Qui, tra catene, siero del latte e botte, la ragazza giura vendetta.
Dalla Heidi di Johanna Spyri a guerriera spietata
La creatura letteraria che Johanna Spyri aveva plasmato nel 1880 come simbolo di innocenza e amicizia con la natura subisce in questa pellicola una mutazione radicale. Non c’è più spazio per le caprette che le fanno ciao: la Heidi di Alice Lucy imbraccia mitragliatori reali, ama l’odore della polvere da sparo e vede nella sommossa l’unico rimedio alla tirannia casearia. Eppure, nonostante il sangue che le macchia il dirndl, lo spettatore riconosce ancora in lei la purezza originaria, ora incanalata in una furia sacrosanta.
La sceneggiatura costruisce la metamorfosi passo dopo passo: dall’allenamento clandestino tra le mura luride del penitenziario, sino al momento in cui Heidi leva lo sguardo verso le vette e decide che la montagna non è rifugio ma trampolino per un’insurrezione. Può una ragazza sola abbattere un governo armato fino ai denti? La risposta arriva sotto forma di esplosioni, salti acrobatici e duelli corpo a corpo che mescolano coreografie di wrestling e tradizione marziale alpina in un crescendo di adrenalina che sembra uscire dalle pagine di un fumetto pulp.
Cast e personaggi: volti noti e sorprese grottesche
Al centro del film spicca la prova fisica di Alice Lucy, credibile tanto nei dialoghi in dialetto montanaro quanto nelle sequenze d’azione più brutali. A farle da antagonista troviamo Casper Van Dien, indimenticato protagonista di Starship Troopers, qui trasformato in un tiranno con uniforme impeccabile e sorriso da spot pubblicitario. Il suo dittatore Meili incarna la prosecuzione perfetta di quella satira militarista di cui l’attore è ormai volto, ma con un tono ancor più caricaturale e un carisma gelido che inquieta fin dal primo fotogramma.
Accanto a loro si muovono volti meno noti al grande pubblico ma decisivi per la coloritura estrema del racconto: Max Rüdlinger si diverte nei panni dell’inquietante comandante Knorr, David Schofield offre un’interpretazione cinica e sorprendentemente emotiva, mentre Katja Kolm e Almar G. Sato popolano le reclusioni carcerarie con un’energia che oscilla tra strip-cartoon e tragedia greca. Ognuno di loro mastica dialoghi volutamente sopra le righe, riaffermando quell’estetica fumettistica che la regia ha voluto imprimere in ogni singolo fotogramma della pellicola sanguinaria e irriverente.
Perché Mad Heidi è già un cult della “Swissploitation”
Da anni si attendeva che la Svizzera rivendicasse un posto nel pantheon delle cinematografie scellerate, e Mad Heidi lo fa con la nascita dichiarata di un sottogenere: la Swissploitation. Il termine, scherzoso ma azzeccato, richiama l’exploitation anni Settanta, ripulendolo con una cura maniacale per costumi, colori saturi e inquadrature che sembrano cartoline impazzite. Al posto delle muscle car californiane troviamo slitte, al posto della polizia corrotta le Guardie Federali col coltello multiuso, sempre pronte a smontare qualsiasi ribelle armato di Gruyère.
La regia di Johannes Hartmann e Sandro Klopfstein non si fa problemi a spingere sull’acceleratore della parodia: teste che esplodono, onomatopee proiettate in sovrimpressione, slogan di propaganda stampati sulla neve. Vi ricordate la prima volta in cui avete visto un film talmente folle da chiedervi se steste sognando? Ecco, il film svizzero replica quella sensazione ogni dieci minuti, miscelando azione serrata e satira politica in dosi che farebbero impallidire anche la più tollerante delle commissioni di censura d’Europa e oltre i confini nazionali.
Dettagli curiosi che fanno impazzire i fan
Ogni produzione cult che si rispetti possiede una manciata di easter egg, e Mad Heidi non fa eccezione. Il logo di apertura della casa di produzione Swissploitation Films, per esempio, imita con perfidia il celebre monte della Paramount: la vetta è il Matterhorn, le stelle sono sostituite da ruote di formaggio che rotolano in delirante cerchio. Basta questo a capire che ci troviamo di fronte a un film che si prende gioco di Hollywood mettendole la raclette sul cappello ironico.
Nelle prime inquadrature, un video governativo dal titolo “Nutrition and Patriotism” riecheggia la sequenza d’apertura di Starship Troopers e regala al pubblico la frase “I’m doing my part”, omaggio spudorato al cult di Paul Verhoeven che aveva già avuto Van Dien tra le sue fila. Persino la scheda di polizia che cataloga Heidi con il cognome Mayenfeld è un inchino al villaggio dove la Spyri ambientò il romanzo. E quando entrano in scena i fucili d’assalto SIG 510, sappiate che non sono repliche di scena: l’esercito svizzero li ha davvero usati fino al 1990.
Un budget nato dal basso
Se vi state chiedendo come una produzione così eccentrica abbia potuto vedere la luce, la risposta risiede nella tenacia dei fan. Con un’operazione di crowdfunding durata mesi, Mad Heidi ha raccolto circa 3,5 milioni di dollari da 538 investitori sparsi in 19 nazioni: cifre modeste per Hollywood, ma sufficienti per sollevare l’intera valle di formaggio in armi. Ogni sostenitore ha potuto ritrovarsi accreditato come comparsa, tecnico o persino coprotagonista, dando al film un senso di comunità palpabile per tutta la troupe.
Tale modalità partecipativa si traduce sullo schermo in un’energia collettiva: si percepisce che ogni extras non sta semplicemente recitando, sta difendendo l’idea stessa di cinema indipendente, lontano dalle formule precotte delle major. Non è forse questo il vero spirito exploitation? L’importanza di sentirsi parte di qualcosa più grande di un semplice biglietto staccato alla cassa racconta perché, ancor prima di sbarcare su Rai 4, l’opera fosse già diventata un piccolo caso nei festival di genere internazionali specializzati in horror estremo.
Pronti a entrare nell’arena? La visione di stasera
Alle 21.20, puntuali come un orologio a cucù, Rai 4 accende le luci dell’arena e lancia Mad Heidi in chiaro, con contemporanea disponibilità in streaming su RaiPlay. Se durante la settimana avete sopportato ufficio, caldo, traffico e email senza fine, questa è l’occasione per lasciarvi travolgere da un film che non chiede altro se non di farvi spalancare la mascella. Siete pronti ad alzare il volume e chiudere la dieta? Il formaggio qui non ingrassa, esplode sotto i riflettori alpini.
Prendete nota: non è una pellicola da guardare distrattamente mentre scrollate sullo smartphone. Lo spettro di colori acidi, i costumi che mischiano folklore e fetish, le battute che pungolano politica e patriottismo reclamano attenzione piena. Fatevi coinvolgere, ridete a crepapelle, storcete il naso quando il sangue schizza sui fiocchi di neve digitale. Poi domani, al bar, chiedete agli amici se hanno mai immaginato che dalle caprette potessero nascere guerriere armate di fonduta bollente e vendetta a colpi di SIG 510.