In una calda serata di luglio, la Villa Cattolica risuonerà dei ricordi e delle visioni di Giuseppe Tornatore, chiamato a raccontare un volto inatteso della propria filmografia di fronte al pubblico del Baarìa Film Festival. Sarà un racconto intimo, accompagnato da immagini rare, che intrecciano il passato di Bagheria con l’arte della pubblicità.
Bagheria abbraccia il suo Premio Oscar
La serata dedicata a Giuseppe Tornatore cade nella penultima giornata del Baarìa Film Festival e, come un abbraccio collettivo, riporta il regista nella Villa Cattolica, luogo simbolo della sua Bagheria. Proprio lì dove i panorami quotidiani hanno alimentato l’immaginario di Nuovo Cinema Paradiso e, più tardi, di Baarìa, l’autore racconterà il sentiero professionale che lo ha portato dai cortili siciliani alle platee internazionali, svelando risvolti di carriera spesso trascurati dal grande pubblico. Tra questi spiccano gli spot che, negli anni, hanno permesso al suo linguaggio visivo di confrontarsi con formati concisi, obbligandolo a condensare emozione, racconto e identità in pochi, densissimi secondi.
Il festival, unico in Italia interamente consacrato al cinema insulare, è frutto della visione del giornalista Andrea Di Quarto e della guida artistica del critico Alberto Anile. Accanto a loro lavora l’Associazione Kinema, motore organizzativo che, con il sostegno del Comune di Bagheria, ha trasformato la manifestazione in un approdo naturale per autori e pellicole provenienti da arcipelaghi di tutto il mondo. Così, nell’arco di pochi anni, la rassegna ha cucito legami che attraversano confini geografici e linguistici, mettendo in dialogo gli abitanti dell’isola con cineasti che, come Tornatore, portano nell’inquadratura il sapore della propria terra.
L’arte della pubblicità secondo Tornatore
La conversazione con Tornatore, moderata da Andrea Di Quarto e Alberto Anile, si concentrerà su una domanda tanto semplice quanto rivelatrice: in che modo il linguaggio cinematografico si trasforma quando è chiamato a vendere un prodotto o a diffondere un messaggio sociale? Il regista, che ha firmato campagne per marchi internazionali e spot di utilità collettiva, ripercorrerà le soluzioni narrative e formali messe a punto per conservare l’impronta autoriale all’interno di un tempo estremamente ridotto. Ritmo, riconoscibilità, intensità diventano così le coordinate di un esercizio creativo dove ogni fotogramma deve incidere come una fiamma.
Non meno affascinante sarà il confronto fra spot commerciali e annunci istituzionali. Tornatore racconterà come, dietro la macchina da presa, varino motivazioni e responsabilità: nel primo caso c’è la necessità di suggerire un desiderio, nel secondo si cerca di alimentare coscienza civile. Eppure, sottolineerà l’autore, il denominatore comune resta l’empatia, la stessa che anima i suoi film più celebri. Scopriremo quanta Bagheria, quanta Sicilia, quanta umanità abitino quegli istanti pensati per la televisione e per il web, istanti che, se letti con attenzione, rivelano le stesse ossessioni visive di un intero corpus cinematografico.
Un cartellone che attraversa il giorno
A dare il via alla giornata sarà, alle undici del mattino, la sezione La valigia dell’attore, ospitata nel settecentesco Palazzo Butera. Protagonista l’interprete palermitano Enrico Lo Verso, che dialogherà con Daniela Tornatore ripercorrendo i set de Il ladro di bambini, La Scorta, Ustica e della più recente commedia Io e te dobbiamo parlare di Alessandro Siani. Il pubblico potrà avvicinarsi al lavoro di un attore che ha costruito la propria carriera alternando ruoli di profonda intensità drammatica a sortite leggere, sempre dominato dall’urgenza di dare corpo a personaggi credibili e palpabili.
Il pomeriggio si sposterà al Cinema Capitol, dove, dalle 15.00, la sezione non competitiva Atolli proporrà tre cortometraggi accomunati da sguardi periferici e lingue differenti. Il turco Morî di Takup Tekintangaç, l’iraniano Steak di Kiarash Dadgar e l’italiano Al buio di Stefano Malchiodi inviteranno gli spettatori a un’esplorazione di desideri, tradizioni e inquietudini che oltrepassano confini politici per affondare nell’universale. Ognuna di queste opere, pur nella breve durata, promette di lasciare segni profondi, dimostrando come il formato breve sappia concentrare tensione e poesia.
A seguire, per la sezione competitiva Arcipelaghi, alle 16.00 partirà la proiezione di Fucking Bornholm, commedia agrodolce della regista polacca Anna Kazejak che interroga rapporti di coppia e pressione sociale attraverso il registro dell’ironia. Subito dopo, l’anteprima siciliana di Under the Vulcano offrirà l’occasione di incontrare il regista Damian Kocur, fresco di rappresentanza polacca nella corsa agli Oscar 2025. Il film, ambientato fra paesaggi fortemente simbolici, esplora conflitti interiori e tensioni generazionali, confermando la vocazione della rassegna a proporre titoli che, pur provenendo da altre latitudini, dialogano idealmente con la sensibilità isolana.
Il fascino del muto e i sostegni istituzionali
Prima che Tornatore salga sul palco, il pubblico verrà trasportato indietro di oltre un secolo con la proiezione de L’eruzione del Monte Etna, film muto del 1910 custodito dalla Cineteca del Friuli. Grazie all’accompagnamento live degli allievi del Conservatorio Alessandro Scarlatti di Palermo, le immagini in bianco e nero di quell’antico reportage vulcanico assumeranno nuova vita, intrecciando una colonna sonora originale con la potenza primordiale delle riprese. Il dialogo fra cinema delle origini e creatività contemporanea testimonia la volontà del festival di onorare la memoria e, insieme, di innovare.
Un tale ventaglio di proposte è possibile grazie a una rete di collaborazioni che affonda le radici nel territorio ma guarda ben oltre lo Stretto. Al fianco del Comune di Bagheria e dell’Assessorato Turismo, Sport e Spettacolo della Regione Siciliana operano la Sicilia Film Commission, il Museo Guttuso, il Centro Sperimentale di Cinematografia di Palermo e realtà museali nazionali come il Museo Nazionale del Cinema di Torino, la Cineteca di Bologna, la Cineteca di Milano e ovviamente la già citata Cineteca del Friuli. L’Istituto Polacco di Roma completa la squadra, confermando la natura allargata di un festival che, pur nato in una cittadina, ha ormai un respiro internazionale.
Questa fitta trama di enti e istituzioni non rappresenta soltanto un supporto logistico o finanziario; è, piuttosto, la testimonianza di un’idea di cultura come ponte, come invito a superare stereotipi e provincialismi. In uno spazio che mescola voci, dialetti e accenti, ogni proiezione, ogni incontro, ogni spartito eseguito dal vivo diventa parte di una narrazione collettiva. Ed è proprio dentro questa narrazione che la voce di Tornatore, con i suoi spot e i suoi film, tornerà a vibrare, capace di raccontare Bagheria al mondo e, al tempo stesso, di riportare il mondo a Bagheria.