A Caracalla, le antiche terme si preparano ad accogliere un grande classico del Novecento: la nuova produzione di West Side Story firmata Teatro dell’Opera di Roma debutterà il 5 luglio nell’ambito del Caracalla Festival 2025, sotto la bacchetta di Michele Mariotti e con la regia di Damiano Michieletto.
Lo spettacolo alle Terme: un palcoscenico tra storia e modernità
La regia di Damiano Michieletto trasforma le pietre millenarie delle Terme di Caracalla in una metropoli sospesa, dominata da una piscina in rovina dove il ricordo di giochi infantili si mescola a un presente intriso di tensioni. L’elemento scenico che più colpisce è la fiaccola spezzata della Statua della Libertà, residuo di un’America immaginata e mai del tutto raggiunta. Il simbolo richiama un sogno incrinato, ma vivo, in cui libertà e diritti sembrano caduti a terra solo per attendere di essere nuovamente sollevati.
Accanto a questa visione scenica si colloca l’impulso musicale di Michele Mariotti, chiamato a guidare l’orchestra del Teatro dell’Opera di Roma in una partitura che fonde jazz, mambo, lirica popolare e contrappunto sinfonico. Affrontare West Side Story con un ensemble nato per Verdi e Puccini significa ridefinire dinamiche, colori, persino il respiro collettivo. Mariotti descrive l’impresa come una scalata che, dal baratro delle morti di Tony e Bernardo, risale verso un finale carico di speranza, accompagnato da pulsazioni funky irresistibili.
Un capolavoro che ha cambiato le regole del musical
Quando Jerome Robbins presentò la sua idea agli autori Arthur Laurents, Leonard Bernstein e, in seguito, Stephen Sondheim, nessuno immaginava che il debutto del 26 settembre 1957 al Winter Garden Theatre sarebbe durato 732 repliche, né che il pubblico avrebbe consacrato lo spettacolo con tre Tony Award. Fra il tour americano e l’approdo londinese del 1958, dove restò in cartellone per 1038 recite, West Side Story allargò a dismisura gli orizzonti di Broadway, ponendo le basi per l’evoluzione futura del genere.
Il trionfo cinematografico del 1961, firmato da Robert Wise insieme allo stesso Robbins e premiato con dieci Oscar, trasformò la storia di Tony e Maria in un mito globale. Ogni sequenza danzata divenne l’emblema di un’America lacerata e, al contempo, piena di energia vitale. Sei decenni più tardi Steven Spielberg ha ripreso i temi sociali e razziali dell’opera, ribadendone la modernità. Così West Side Story ha confermato la capacità del musical di affrontare le crepe di una democrazia, andando oltre il mero intrattenimento.
La trama e il suo riflesso sul sogno americano
Ambientato nell’Upper West Side degli anni Cinquanta, il racconto rilegge Romeo e Giulietta in chiave urbana. Da una parte ci sono i Jets, ragazzi bianchi decisi a difendere il proprio territorio; dall’altra gli Sharks, giovani portoricani in cerca di futuro. Nella tensione fra integrazione e diffidenza si apre un varco di tenerezza: l’amore tra Tony e Maria, fragile e coraggioso come ogni tentativo di riconciliazione. Un sentimento che sfida l’odio dei vicoli, il pregiudizio di quartiere e l’urgenza di affermare un’appartenenza violenta.
Le canzoni più celebri della partitura – “Maria”, “Tonight”, “America”, “I Feel Pretty”, “Something’s Coming” – accompagnano l’azione come tappe emotive di un percorso che procede dall’euforia al disincanto. Ogni numero musicale, sospeso tra ritmi latini e swing, registra il battito di una città in fermento e restituisce al pubblico la luce e l’ombra del cosiddetto sogno americano, unendo l’energia coreografica a un tessuto orchestrale di rara complessità.
Artisti e repliche: la squadra che anima Caracalla
Per questa produzione sono stati selezionati quaranta interpreti specialisti del teatro musicale, capaci di unire recitazione, canto e danza con la stessa sicurezza. Il ruolo di Tony è affidato al tenore Marek Zurowski, mentre Maria trova voce nella giovane Sofia Caselli. Al fianco della coppia protagonistica, Sergio Giacomelli dà corpo al tormento di Bernardo, Natascia Fonzetti incarna la vulcanica Anita e Sam Brown conferisce aderenza emotiva al carismatico Riff. Ogni artista porta in scena il proprio vissuto, trasformando i conflitti di strada in esperienze autentiche.
Le coreografie sono state rielaborate da Sasha Riva e Simone Repele per il Corpo di Ballo diretto da Eleonora Abbagnato, che in questa occasione schiera anche il talento brioso di Francesco Fasano, brindisino classe 2000 già finalista di un noto talent televisivo. Alle scene firma Paolo Fantin, ai costumi Carla Teti, mentre le luci portano la firma di Alessandro Carletti. Dopo la prima del 5 luglio, il pubblico potrà rivivere l’esperienza il 9, 10, 13 e 17 luglio, sempre alle 21, sotto il cielo stellato di Roma.