La seconda missione immortale di Andy e del suo gruppo era attesa da tempo. Ora che The Old Guard 2 ha finalmente varcato la soglia del catalogo Netflix, l’accoglienza dei critici si è rivelata gelida, generando sorpresa e discussioni tra fan e addetti ai lavori.
Un’accoglienza durissima: il verdetto dei critici su The Old Guard 2
Le prime ore di vita del film sui portali specializzati hanno dipinto un mosaico impietoso: voti bassi, recensioni fredde e un tenore di commenti che suona come un campanello d’allarme per qualunque blockbuster d’azione. The Old Guard 2 viene descritto come privo di slancio narrativo, e la mancanza di una vera evoluzione per i personaggi immortali è la critica più ricorrente. Gli analisti del settore, abituati a dividere il giudizio tra entertainment e valore artistico, stavolta sembrano concordare: l’intrattenimento c’è a tratti, ma la qualità non decolla. In che modo un progetto che partiva da un materiale così promettente ha potuto arenarsi?
Il confronto con il primo capitolo è immediato, e forse spietato. Chi ha esaltato l’energia fresca dell’originale oggi si trova davanti a un sequel percepito come “non necessario”. Sembra quasi che la sceneggiatura abbia puntato tutto sull’effetto nostalgia, senza però saper proporre un conflitto nuovo e davvero coinvolgente. Era inevitabile una delusione, dopo cinque anni di attesa? Gli addetti ai lavori osservano che la cifra stilistica appare pesante, mentre le sequenze d’azione – pur tecnicamente solide – non riescono a compensare il vuoto percepito dalla storia. Eppure, il pubblico di massa potrebbe ancora premiare il film con lo stesso entusiasmo riservato a titoli meno applauditi dalla critica.
Cinque anni di promesse, rinvii e cambi di timone
Il percorso di produzione di The Old Guard 2 assomiglia a un labirinto iniziato nel 2022, quando le riprese principali si sono concluse in mezzo agli strascichi della pandemia. Dal quel momento, la tabella di marcia ha subito una sequenza di stop and go che ha disorientato anche i fan più pazienti. Problemi di calendario, restrizioni sanitarie e revisione dei set hanno prolungato la lavorazione ben oltre quanto previsto. Quel tempo extra avrebbe potuto giovare alla rifinitura di sceneggiatura e montaggio, e invece, secondo voci interne, ha contribuito a un senso di discontinuità che traspare dal prodotto finito.
Il cambio alla regia ha amplificato la complessità. L’uscita di Gina Prince-Bythewood e il passaggio di testimone a Victoria Mahoney hanno ridefinito priorità e toni, costringendo parte del cast a sessioni aggiuntive quando ormai l’agenda era già satura. Pare che Netflix non fosse del tutto soddisfatta del primo montaggio, e le cosiddette “riprese correttive” si siano moltiplicate, incidendo sui costi e, forse, sulla coesione narrativa. È possibile che troppe mani sul timone abbiano finito per disperdere la visione iniziale? Il risultato finale porta i segni di una lunga gestazione, con intere linee di dialogo che – dicono le malelingue – sarebbero state scartate a poche settimane dalla chiusura della post-produzione.
Il confronto con il successo inatteso del primo capitolo
Nel 2020, l’esordio di The Old Guard era stato un fulmine a ciel sereno: budget medio, un gruppo di eroi immortali mai visti prima sul piccolo schermo digitale e, soprattutto, la presenza carismatica di Charlize Theron. Complice una pandemia che teneva milioni di persone in casa, il film aveva saputo unire ritmo, pathos e un sottotesto di riflessione sull’eternità, risultando uno dei titoli d’azione più gettonati della piattaforma. I fan ricordano ancora con entusiasmo le coreografie studiate al millimetro e la freschezza di una storia che sapeva stupire.
Tutto ciò rende ancora più evidente il vuoto che molti spettatori percepiscono nel sequel. L’elemento sorpresa si è dileguato, sostituito da situazioni che sanno di già visto e da dialoghi giudicati poco incisivi. Molti recensori sottolineano l’assenza di un antagonista all’altezza del carisma degli immortali, mentre la tematica della difficoltà di morire, così potente nel primo film, appare qui quasi diluita. Forse non serviva un villain più crudele, ma una posta in gioco capace di sfidare le emozioni dello spettatore con la stessa intensità dell’esordio.
Netflix e la fatica di far brillare i secondi capitoli action
Il destino di The Old Guard 2 si inserisce in un filone di sequel distribuiti dalla piattaforma che, numeri alla mano, raramente riescono a replicare l’entusiasmo originario. I casi di continuazioni meno riuscite abbondano: da produzioni ad alto tasso di adrenalina con eroi solitari a misteri giovanili dai toni scanzonati, il copione sembra ripetersi. Al debutto trionfale segue spesso un secondo episodio più costoso ma meno dirompente, quasi che l’algoritmo della visibilità basti a giustificare l’investimento. Il pubblico però, pur divorando i nuovi capitoli, tende a dimenticarli in fretta, lasciando un’impressione di fugace riempitivo.
Eppure, la popolarità del brand potrebbe prevalere. Gli analisti prevedono che, nonostante le stroncature, il film scalerà rapidamente la Top 10 interna di Netflix, complici la curiosità e la voglia di rivedere Charlize Theron in azione. Ci troviamo davanti al classico divario tra critica e spettatori? Se le visioni raggiungeranno le soglie necessarie, la piattaforma potrà rivendicare il successo del progetto in termini di minuti riprodotti, lasciando agli esperti il compito di discutere sulla qualità artistica. Resta il dubbio sollevato dai fan: serve davvero un’altra immortalità cinematografica se l’emozione rischia di non esserlo affatto?