Le alte temperature che in questi giorni stanno arroventando l’Europa hanno già scavato un doloroso solco di lutti, colpendo in particolar modo la penisola iberica, la Francia e l’Italia. Mentre le centraline meteorologiche registrano valori inediti, i sistemi sanitari contano vittime che, in pochi giorni, hanno superato quota cento solo in Spagna.
Il tributo di vite pagato in Spagna all’anticiclone sahariano
Sullo sfondo di giornate incandescenti, il bilancio ufficiale diffuso dall’Agenzia statale di meteorologia (Aemet) parla di almeno 102 decessi dall’ultimo sabato. L’anticiclone africano, risalito fino alla Spagna, ha trasformato il Paese in una distesa arroventata dove asfalto e campi bruciano sotto un sole implacabile. Nelle province più esposte, i picchi di calore superano le soglie considerate di rischio estremo, innescando malori fulminanti tra anziani, lavoratori all’aperto e persone con patologie pregresse. Aemet certifica così che giugno 2025 si posizionerà in archivio come il mese più caldo di sempre per la nazione iberica, un primato che si porta dietro un prezzo altissimo in termini di salute pubblica.
Il Sistema di monitoraggio della mortalità quotidiana per tutte le cause (MoMo) aggiunge ulteriori dettagli a questa conta dolorosa: soltanto a giugno sono 380 le vittime attribuite all’ondata rovente. Colpisce soprattutto la giornata del 30, con 46 decessi, seguita dal 28, che ne ha registrati 32, la stessa cifra totalizzata da tutto il giugno dello scorso anno. L’evolversi di queste 48 ore racconta l’impossibilità per molti di difendersi da un caldo che non concede tregua, nemmeno di notte. Secondo gli esperti, l’impennata termica ha mandato in crisi i meccanismi di termoregolazione dei soggetti più fragili, rendendo inutili le normali precauzioni adottate nei periodi estivi.
Gli effetti statistici di un giugno rovente
Da gennaio a oggi, il Daily Mortality Monitoring System for allhred (MoMoMo) conta più di 6.000 decessi in eccesso rispetto alle attese, e ben 2.168 sarebbero legati direttamente alle temperature estreme, sia fredde invernali sia, soprattutto, calde estive. Il dato ricorda quanto i fenomeni meteorologici fuori scala, divenuti sempre più frequenti, stiano incidendo sulla mortalità complessiva, ridisegnando le priorità sanitarie. Significativo il mese di gennaio, quando un’ondata di gelo aveva già provocato 1.334 morti oltre la media, facendo scattare il primo allarme dell’anno.
Osservare le curve statistiche permette di cogliere come la progressione del caldo abbia affiancato, e in alcuni casi superato, gli effetti del freddo. Gli epidemiologi sottolineano che l’esposizione a temperature inusuali, prolungata e combinata con alti livelli di umidità, aumenta lo stress cardiovascolare e respiratorio, soprattutto per chi vive in contesti urbani densamente abitati. La gestione delle emergenze termiche diventa così un elemento cruciale delle politiche di salute pubblica, chiamate ora a tenere il passo con un clima che corre più veloce dei modelli previsionali finora adottati.
Francia, tragedia sotto il sole di Versailles
Il calore opprimente non ha risparmiato la Francia. Nel cortile della Reggia di Versailles, una bambina americana di dieci anni è stata stroncata da un infarto mentre visitava il palazzo con la famiglia. La scena, avvenuta in un luogo simbolo dell’arte europea, lascia sgomenti e testimonia quanto le temperature estreme possano colpire all’improvviso, senza distinzioni d’età o provenienza. Poco prima, la ministra della Transizione ecologica, Agnès Pannier-Runacher, aveva confermato la morte di altre due persone per cause legate al caldo.
Il ministero dell’Ambiente francese ha inoltre ufficializzato che quello appena trascorso è il secondo giugno più rovente dal 1900. I termometri hanno superato ripetutamente i 40 gradi in diverse aree interne, mentre sulle coste la brezza marina non è bastata ad alleviare la calura opprimente. Le autorità sanitarie raccomandano costantemente di limitare le attività all’aperto nelle ore centrali della giornata, ma i casi di malessere aumentano, complici asfalto rovente, infrastrutture pensate per climi meno estremi e un sistema di allerta che fatica a raggiungere ogni categoria vulnerabile.
Il quadro italiano: bollini rossi e lutti
Sul versante italiano, i meteorologi annunciano che l’ondata potrebbe esaurirsi a breve, ma intanto le temperature stanno toccando il proprio picco stagionale. Oggi sono diciotto le città marcate con il bollino rosso per rischio salute e domani diventeranno venti, un segnale inequivocabile del livello di allerta. Il ministero della Salute invita a rimanere in ambienti freschi, idratarsi con regolarità, evitare alcol e pasti pesanti, prestando massima cura a bambini, anziani e persone croniche. Nonostante le raccomandazioni, le pagine di cronaca continuano ad accogliere storie di vite interrotte.
Ieri la Sardegna è stata teatro di due decessi: un turista di 75 anni si è accasciato sulla spiaggia di Budoni, mentre un 60enne ha avuto un malore a San Teodoro. Nel frattempo, a Genova, un uomo di 85 anni, già affetto da altre patologie, è morto per disidratazione. Queste tre vittime vanno ad aggiungersi ai decessi registrati martedì, componendo un quadro di emergenza che richiama tutti a una vigilanza attenta e a comportamenti responsabili. Il conto dei lutti, sottolineano gli esperti, è destinato ancora a salire se l’ecosistema urbano e sociale non sarà attrezzato per rispondere a una calura che, di anno in anno, si fa sempre più brutale.