In appena tre giorni dal debutto, la terza stagione di Squid Game ha infranto l’ennesimo primato su Netflix, confermando un successo che non accenna a diminuire neppure al capitolo finale. Numeri impressionanti e colpi di scena narrativi fanno da cornice a un congedo destinato a restare nella memoria degli abbonati di tutto il mondo.
Una partenza lampo che riscrive la storia delle visualizzazioni
I dati ufficiali diffusi dalla piattaforma rivelano che la stagione conclusiva di Squid Game ha totalizzato 60,1 milioni di visualizzazioni nell’arco di un fine settimana, un lasso di tempo persino più breve rispetto ai quattro giorni concessi alla stagione precedente. Il risultato, sorprendente per rapidità e portata, spinge immediatamente la serie nella parte alta della classifica mondiale dei titoli non in lingua inglese, posizionandola al nono posto assoluto. Vale la pena soffermarsi su un dettaglio metodologico spesso trascurato: il conteggio settimanale di Netflix copre l’intervallo da lunedì a domenica, pertanto il terzo capitolo è stato valutato su sole settantadue ore effettive di disponibilità.
Se si guarda al confronto storico, la seconda stagione aveva totalizzato 68 milioni di visualizzazioni in quattro giorni, battendo il record stabilito dalla serie Mercoledì con 50,1 milioni l’anno precedente. Nonostante un giorno in meno di rilevazione, il nuovo capitolo ha sfiorato la soglia di riferimento, dimostrando un’eccezionale forza d’attrazione e, soprattutto, la capacità di trascinare un pubblico vastissimo verso l’epilogo di una saga che ha ridefinito i canoni del thriller televisivo internazionale.
Il percorso di Gi-hun e l’evoluzione della competizione mortale
Al centro della scena ritroviamo Gi-hun, interpretato con la consueta intensità da Lee Jung-jae. L’ex vincitore, spinto da un supremo desiderio di riscatto morale, decide di infiltrarsi di nuovo nei giochi con l’obiettivo di demolirli dall’interno. La sceneggiatura alterna momenti d’azione tesa a riflessioni struggenti sul senso del sacrificio e della dignità umana, offrendo uno sguardo nuovo su un personaggio ormai simbolo della lotta contro un sistema spietato. La domanda che domina ogni puntata è semplice e crudele al tempo stesso: fino a che punto ci si può spingere per proteggere la propria umanità in un’arena dove ogni errore si paga con la vita?
Dall’altra parte della barricata, il glaciale Front Man di Lee Byung-hun erge nuovamente il suo impero di regole sanguinarie. L’incontro fra i due carismatici avversari raggiunge vette drammatiche mai toccate in precedenza, perché stavolta in gioco non c’è soltanto il denaro, bensì la possibilità di smascherare l’intero meccanismo davanti al mondo. Il racconto procede come una partita a scacchi serrata, dove ogni mossa di Gi-hun trova un’immediata contromossa del Front Man, in un crescendo capace di tenere lo spettatore con il fiato sospeso fino all’ultimo fotogramma.
Un cameo inatteso e il futuro possibile del franchise
A impreziosire il finale arriva la comparsa inaspettata della pluripremiata Cate Blanchett, scelta che imprime alla storia un’ulteriore svolta e alimenta voci insistenti su uno spin-off di matrice statunitense. La scena, dal forte impatto simbolico, suggerisce un ponte narrativo pronto a essere percorso, nonostante la produzione coreana abbia individuato in questa terza stagione la conclusione formale dell’arco narrativo originale. Gli autori sfruttano il cameo per allargare orizzonti e domande: se il gioco si spostasse in Occidente, muterebbero anche le sue regole o la crudeltà umana resterebbe identica a ogni latitudine?
Sul piano industriale, Netflix ottiene un duplice vantaggio: conferma l’enorme potenziale globale delle produzioni non anglofone e accende i riflettori su un eventuale nuovo capitolo a stelle e strisce. Per il pubblico, invece, il cameo rappresenta un regalo dell’ultim’ora, un invito a immaginare altre storie oltre il sipario. Qualunque direzione prenda il futuro del franchise, resta la certezza che gli impressionanti record di visione appena registrati saranno la base su cui qualunque progetto verrà inevitabilmente misurato.