La vicenda processuale sul delitto di via Pascoli a Garlasco torna sotto i riflettori: l’ormai celebre “impronta 33” risulta, secondo gli esperti della famiglia Poggi, né collegabile all’amico di famiglia Andrea Sempio né determinante per ricostruire l’omicidio di Chiara Poggi.
Le conclusioni dei periti scelti dai Poggi
I consulenti nominati dai legali della famiglia, gli avvocati Gian Luigi Tizzoni e Francesco Compagna, hanno riesaminato la documentazione dattiloscopica acquisita dalla Procura di Pavia. L’analisi indipendente, condotta a seguito del comunicato con cui l’ufficio inquirente aveva attribuito la traccia a Sempio, arriva a un verdetto netto: l’impronta palmare contrassegnata con il numero 33 «risulta estranea alla dinamica omicidiaria». In altre parole, la presenza di quel segno sul terzo gradino non permetterebbe, secondo i tecnici di parte, di ricostruire alcun gesto collegato all’aggressione subita da Chiara Poggi il 13 agosto 2007.
L’esito, sostengono i consulenti, smentisce in modo documentato la presunta compatibilità biologica e temporale con Sempio. Dalla comparazione minutata dei punti di riferimento presenti sull’impronta, favorita dalla disponibilità delle matrici palmari registrate, emergerebbero differenze talmente marcate da escludere la sovrapponibilità. Una conclusione che, nelle intenzioni dei Poggi, dovrebbe evitare il rischio di far pendere l’attenzione investigativa su un profilo “sbagliato” e protrarre la dolorosa incertezza che avvolge la famiglia da quasi due decenni.
La richiesta di incidente probatorio e la risposta della Procura
Sulla base di queste argomentazioni, la difesa delle persone offese ha avanzato istanza di incidente probatorio. L’obiettivo era duplice: cristallizzare l’esame dattiloscopico dinanzi a un giudice terzo e sottoporre a verifica la presenza di eventuali residui ematici sull’impronta. Tizzoni e Compagna avevano proposto di mettere immediatamente a disposizione dei magistrati l’intero supporto tecnico-scientifico raccolto dai loro specialisti, confidando in un contraddittorio anticipato che potesse definire, senza zone d’ombra, il reale valore indiziario della traccia.
La Procura di Pavia, che procede per omicidio in concorso, ha tuttavia rigettato la richiesta: i dati verranno valutati internamente e in autonomia, rinviando ogni decisione al termine dell’attività d’indagine. Una scelta che gli avvocati dei Poggi accettano, pur non nascondendo la delusione per l’occasione mancata di discutere subito un elemento divulgato sui media come “decisivo”. Il calendario prevede comunque un’udienza già fissata per il 24 ottobre 2025, data che potrebbe diventare spartiacque nella definizione delle responsabilità.
La polemica sulle tracce di sangue e l’eco mediatica
Altro nodo controverso riguarda la voce, circolata su diversi canali d’informazione, circa la possibile rilevazione di sangue sull’impronta 33. I consulenti della famiglia richiamano l’esito dei test eseguiti dal Ris di Parma, da cui non risultano residui ematici. Ciononostante, alcune ipotesi – avanzate, precisano i legali, da un consulente di Alberto Stasi – hanno instillato dubbi sulla completezza degli accertamenti sin qui effettuati. Di qui la volontà di ripetere le analisi con metodiche più aggiornate e sotto il controllo paritetico delle parti in causa.
Il confronto pubblico si è ulteriormente acceso dopo la diffusione di servizi televisivi corredati da ricostruzioni visive “ad alto impatto”, che avrebbero, secondo la difesa dei Poggi, enfatizzato eccessivamente il potenziale collegamento tra Sempio e la scena del crimine. Per la famiglia della vittima, che chiede da anni un approccio rigoroso e privo di sensazionalismi, la dimensione mediatica rischia di deformare la percezione delle prove e alimentare conclusioni non ancora suffragate da un verdetto processuale.
Prospettive e attese per la prossima udienza
Nonostante il rigetto dell’incidente probatorio, l’indagine prosegue con l’acquisizione di nuovi elementi. La Procura dovrà ora stabilire se l’impronta 33 rimarrà cardine dell’ipotesi accusatoria o se, come sostengono i periti dei Poggi, si rivelerà un tassello marginale. Andrea Sempio resta indagato, ma l’esito delle perizie contrapposte potrebbe ridefinire lo scenario, aprendo a ulteriori sviluppi investigativi o, all’opposto, rafforzando l’impostazione scelta dall’ufficio inquirente.
Intanto la famiglia Poggi, attraverso i propri legali, ribadisce la fiducia nel lavoro della magistratura e rinnova la speranza che il procedimento in corso conduca a una verità condivisa e definitiva. Ogni rinvio, ogni polemica, ricordano i genitori di Chiara, rappresenta un prolungamento del dolore e allontana la possibilità di elaborare pienamente il lutto. L’udienza del 24 ottobre 2025, già segnata in rosso sul calendario, si profila dunque come un momento chiave per dissipare dubbi e, forse, avvicinare la parola “fine” a un caso che da anni scuote l’opinione pubblica italiana.