Sotto un unico camice bianco battono due cuori professionali: quello del medico e quello dell’ingegnere. A Milano è stato appena tagliato un traguardo storico con la proclamazione dei primi laureati della MedTec School, il percorso congiunto di Humanitas University e Politecnico di Milano che unisce Medicina e Ingegneria Biomedica in un doppio titolo senza precedenti in Europa.
La doppia laurea che cambia la medicina europea
Il debutto ufficiale di questi nuovi professionisti segna un passaggio epocale per la formazione sanitaria e tecnologica del continente. I dieci neolaureati, primi di una coorte estiva di trentasette candidati, hanno ricevuto il duplice diploma nell’Aula Magna del campus di Pieve Emanuele, alle porte della città. Da un lato la Laurea magistrale a ciclo unico in Medicina e Chirurgia rilasciata da Humanitas University, dall’altro quella in Ingegneria Biomedica conferita dal Politecnico di Milano. Il giuramento di Ippocrate ha assunto, per la prima volta, un accento tecnologico, testimoniando l’intreccio tra cura del paziente e innovazione ingegneristica che caratterizzerà la loro carriera. In tutto saranno quarantadue gli studenti che completeranno i sei anni di corso entro la fine del 2025, confermando la solidità di un progetto nato nel 2019.
Il doppio titolo non è soltanto un distintivo accademico: rappresenta un nuovo modo di concepire la professione medica all’interno di un contesto in cui intelligenza artificiale, meccatronica e analisi di Big Data ridefiniscono quotidianamente diagnosi e terapie. Formare chi sappia parlare contemporaneamente il linguaggio dei circuiti e quello dell’anatomia diventa essenziale per dare risposte rapide e personalizzate ai pazienti. Le due università, con questo progetto, hanno costruito un ponte tra discipline che fino a pochi anni fa viaggiavano su binari paralleli, aprendo la strada a un modello destinato a essere replicato in tutta Europa.
Un percorso formativo costruito su due campus
La struttura del corso è pensata per fondere progressivamente le competenze: nei primi tre anni gli studenti alternano semestri fra i due atenei, mentre nel secondo triennio seguono lezioni e moduli ingegneristici all’interno di Humanitas University, coadiuvati da docenti del Politecnico. Questo sistema di co–teaching e co–tutoring garantisce la doppia prospettiva fin dalle fondamenta. I corsi non si limitano alle basi delle scienze cliniche o dell’ingegneria: spiccano insegnamenti come Automation and Mechatronics, Computer Science e Patient Specific Modelling, veri laboratori di idee dove casi clinici reali diventano esercizi di problem solving a elevato contenuto tecnologico.
La formazione pratica trova la sua massima espressione nel Simulation Center di 3.000 metri quadrati, unico in Italia ad aver ottenuto la Full Accreditation di Sesam. Qui, la realtà virtuale e i modelli anatomici in 3D permettono di sperimentare scenari clinici complessi in totale sicurezza. Studenti e tutor lavorano fianco a fianco su procedure avanzate, mentre sensori e algoritmi raccolgono dati utili a perfezionare tecniche e decisioni terapeutiche. Il risultato è un contesto didattico che sviluppa la prontezza operativa del medico e la precisione analitica dell’ingegnere, preparando gli allievi alle future sfide di neuro-robotica, terapie geniche e medicina personalizzata.
Gli obiettivi degli atenei e il valore per il Paese
“La nostra missione è formare professionisti capaci di migliorare efficienza e qualità delle cure introducendo soluzioni innovative, senza mai perdere di vista la centralità del paziente”, ha sottolineato il rettore di Humanitas University, Luigi Maria Terracciano. Le sue parole riflettono l’urgenza di una didattica sempre più contaminata da saperi diversi, indispensabile per affrontare la sfida della medicina di precisione. Integrare competenze per preservare lo sguardo umano lungo un percorso terapeutico ad alta densità tecnologica è il filo conduttore dell’intero programma.
Dal canto suo, la rettrice del Politecnico di Milano, Donatella Sciuto, ha evidenziato come la convergenza fra Medicina e Ingegneria rappresenti un volano di sviluppo economico e sociale. Milano e la Lombardia, eccellenze italiane nei due settori, offrono il terreno ideale per trattenere talenti e attrarne di nuovi dall’estero. L’impegno congiunto degli atenei mira a mantenere in Italia queste risorse, trasformandole in motore di innovazione per il Sistema Paese. All’orizzonte già si profila il nuovo dottorato internazionale Prime, dedicato all’“Personalized caRe and Innovation in Medicine and Engineering”, ulteriore tassello di un ecosistema formativo che vuole unire modellizzazione computazionale e tecnologie mediche.
Numeri, accessi e prospettive di carriera
Avviata nel 2019, la MedTec School conta oggi 389 iscritti, di cui il 58 % sono donne e il 17 % proviene da altri Paesi, soprattutto Francia, Grecia e Turchia. Ogni anno il corso, erogato interamente in inglese, mette a disposizione cento posti: ottanta destinati a candidati dell’Unione Europea e venti a studenti extra-UE, selezionati tramite un test online. Questi dati confermano la capacità del programma di attrarre profili internazionali e di promuovere la parità di genere in una disciplina ancora a prevalenza maschile, delineando una comunità accademica dinamica e diversificata.
Una volta conseguito il doppio titolo, le traiettorie professionali si moltiplicano: alcuni approfondiranno la pratica clinica attraverso le scuole di specializzazione, altri sceglieranno la ricerca medica o ingegneristica con PhD tecnici, mentre un numero crescente sarà conteso dall’industria biomedicale. Il dottorato Prime, coordinato da Maurizio Cecconi e da Andrea Aliverti, offrirà progetti di ricerca sviluppati in partnership con aziende del settore e periodi di mobilità internazionale, rafforzando il legame fra accademia e impresa. In un’epoca di trasformazioni tecnologiche senza precedenti, il capitale umano formato da MedTec è chiamato a guidare la sanità del futuro, coniugando empatia clinica e rigore ingegneristico.