In meno di dieci minuti di rilanci serrati, una veduta settecentesca di Giovanni Antonio Canal ha spinto l’asticella del mercato degli Old Masters verso un livello mai toccato prima, consacrando il pittore veneziano come protagonista assoluto delle aste londinesi di inizio estate.
Un’asta che riscrive le cifre del vedutismo veneziano
Quando il banditore di Christie’s ha abbassato il martelletto nella storica sala di King Street, il display luminoso segnava 31,9 milioni di sterline: una somma che, tradotta, corrisponde a circa 37,2 milioni di euro o 43,9 milioni di dollari. L’importo, ben al di sopra della stima massima di 20 milioni, ha fatto scattare un applauso spontaneo tra i presenti, segno tangibile dell’interesse mondiale per la pittura veneziana del Settecento. Gli specialisti descrivono l’aggiudicazione come un punto di svolta che ridefinisce il valore di mercato delle vedute lagunari e, al contempo, premia la rarità di opere con provenienza impeccabile e conservazione pressoché intatta.
Il clima in sala, testimoniato dai collezionisti accorsi da Stati Uniti, Medio Oriente e Asia, era intriso di attesa e di competizione, una gara che ha messo in evidenza quanto il nome di Canaletto continui a esercitare fascino e fiducia presso i più attenti investitori culturali. Gli analisti sottolineano che la soglia raggiunta difficilmente potrà essere eguagliata a breve, perché riunisce una serie di elementi—qualità, dimensioni, soggetto iconico e pedigree—che raramente convergono nello stesso lotto. Di qui la sensazione, condivisa da galleristi e consulenti, di aver assistito a un momento storico per il collezionismo internazionale.
La magnificenza del “Bucintoro” e la Festa dell’Ascensione
Al centro della grande tela, 86 per 137 centimetri, emerge il lussuoso Bucintoro, galea di rappresentanza dei dogi, dipinto con una precisione quasi cartografica che cattura la luce radente del mattino lagunare. Canaletto armonizza un’analisi rigorosa delle architetture con una resa atmosferica che sembra vibrare di vita propria, trasformando il rito del “matrimonio con il mare” in uno spettacolo corale di sfumature dorate e riflessi cangianti. La scena mostra il doge mentre getta l’anello nell’Adriatico, gesto simbolico che suggellava, ogni giorno dell’Ascensione, l’indissolubile unione tra Venezia e le sue acque.
Il pittore trasfigura la cerimonia—abolita nel 1797 con la fine della Serenissima—in un’icona senza tempo, dove barche festanti, stendardi al vento e architetture che si riflettono sull’acqua dialogano in perfetta simmetria. Ogni pennellata contribuisce a documentare, ma anche a esaltare, il senso di appartenenza collettiva di un popolo che trovava nella laguna la propria identità. L’opera, datata 1731-1732, viene considerata dagli storici dell’arte il culmine di una fase in cui Canaletto perfezionò la sua capacità di fondere dettagli topografici e poesia luministica, raggiungendo quella fama che avrebbe poi affascinato i viaggiatori del Grand Tour.
Dalla collezione Walpole a King Street: una provenienza esemplare
Il percorso del dipinto attraverso i secoli è, di per sé, una garanzia di prestigio. Nel XVIII secolo Edward Walpole, figlio del primo ministro britannico Robert Walpole, acquistò la veduta direttamente in Italia, inserendola nella raccolta di famiglia quando ancora il gusto per il vedutismo veneziano muoveva i primi passi in Inghilterra. Per quasi un decennio l’opera impreziosì gli uffici governativi di Downing Street, diventando un silenzioso testimone della diplomazia londinese fino alla fine del mandato di Walpole nel 1742.
Successivamente, la tela trovò posto nelle sale di Houghton Hall, la grande tenuta di Norfolk, dove rimase al riparo da restauri invasivi e mode effimere. Questa continuità di possesso, raramente interrotta, spiegano gli esperti, ha permesso al quadro di giungere ai nostri giorni in uno stato di conservazione definito “straordinario”. Il passaggio in asta, organizzato dopo un’attenta verifica documentaria, ha dunque coronato un tracciato collezionistico che valorizza l’autenticità del lavoro e accresce, di riflesso, la sua attrattiva economica presso acquirenti istituzionali e privati di prima fascia.
L’eredità di Canaletto sul mercato degli Old Masters
Prima di questo risultato, il primato d’aggiudicazione apparteneva a “Il Canal Grande dal Palazzo Balbi verso il Ponte di Rialto”, venduto da Sotheby’s nel 2005 per 18,6 milioni di sterline, cifra ora nettamente superata. Il nuovo picco dimostra come il collezionismo di Old Masters non conosca crisi quando entrano in gioco opere dal curriculum museale e dalla qualità indiscussa. Secondo Andrew Fletcher, direttore globale del dipartimento, l’attuale record rappresenta “il vertice creativo di Canaletto”, espressione che sintetizza la perfetta fusione tra analisi architettonica e resa luminosa che caratterizza la maturità del pittore.
Il successo odierno conferma, inoltre, il duraturo fascino di Venezia nell’immaginario collettivo: una città che, grazie al talento di Canaletto, continua a sedurre nuovi collezionisti più di due secoli dopo il tramonto della Repubblica. Analisti e storici concordano nel ritenere che questa aggiudicazione avrà ripercussioni su tutto il comparto dei maestri antichi, stabilendo un parametro di riferimento tanto per le future stime quanto per le scelte di acquisizione dei grandi musei. In definitiva, la laguna dipinta con tanta maestria non smette di parlare al presente, ribadendo che la grande arte è, ancora e sempre, una moneta universale.