In meno di un anno, le certezze che circondavano il Festival di Sanremo sono sfumate. Le trattative con la storica sede ligure vacillano e, dal 2027 in poi, lo spettacolo musicale più seguito del Paese potrebbe trasferirsi altrove, aprendo scenari inediti per la Rai e per l’intero panorama culturale italiano.
Tensione tra Rai e Comune di Sanremo
Le richieste economiche avanzate dal Comune stanno generando attriti mai visti: un milione di euro aggiuntivo per l’affitto del Teatro Ariston, percentuali sugli introiti pubblicitari e, come se non bastasse, l’imposizione di nuovi eventi collaterali da realizzare in città. Questa somma di rivendicazioni ha spinto i dirigenti di Viale Mazzini a domandarsi se il tradizionale sodalizio con la Riviera dei Fiori, nato negli anni Cinquanta, sia davvero sostenibile nel lungo periodo. Il risultato è un brusco risveglio: l’emittente pubblica non intende assecondare costi che giudica fuori mercato, soprattutto in un contesto di bilancio sempre più vincolato dalle regole europee.
A rendere il quadro ancora più complesso è lo stato del leggendario Ariston. Il teatro conserva il fascino dei tempi d’oro, ma la sua infrastruttura non è all’altezza di produzioni televisive moderne, che richiedono spazi per backstage, regia avanzata, misure di sicurezza aggiornate e la possibilità di ospitare eventi digitali paralleli. Rimanere ancorati a un simbolo senza adeguate migliorie, sostengono in Rai, significherebbe frenare l’innovazione. E così, per la prima volta in settant’anni, la sede sanremese non è più un assioma: è diventata una voce di bilancio in discussione.
Ipotesi di un Festival itinerante
Da un’idea embrionale, il progetto di una kermesse a rotazione sta prendendo forma concreta. Due edizioni in una città, poi lo spostamento in un’altra località costiera o d’arte: questo lo schema che circola nei corridoi della Rai. Un Festival capace di raccontare, di volta in volta, nuovi paesaggi, identità culinarie e storie locali offrirebbe al pubblico uno sguardo fresco sull’Italia musicale e geografica, trasformando la trasmissione in un autentico viaggio culturale.
La proposta convince il mondo discografico, che intravede nuove platee da raggiungere, e raccoglie consensi trasversali in Parlamento e nelle Regioni. Governatori e sindaci percepiscono l’opportunità di promuovere i propri territori davanti a milioni di spettatori, generando un indotto turistico di rara portata. Non mancano, naturalmente, timori per la complessità logistica: serve garantire strutture adeguate, connessioni rapide, sicurezza impeccabile. Ma la prospettiva di un’esposizione mediatica così massiccia rende molti amministratori determinati a superare ogni ostacolo.
Le città in prima linea
Fra le destinazioni che la Rai sta vagliando spiccano località dotate di fascino marittimo e infrastrutture già testate. Sorrento, con il Golfo di Napoli sullo sfondo, promette un palcoscenico naturale suggestivo, sostenuto dall’entusiasmo di una campagna istituzionale guidata dalla Regione Campania. Più a nord, Rimini mette sul tavolo l’esperienza organizzativa dell’Emilia-Romagna, pronta a coniugare l’evento con il proprio calendario di fiere internazionali. A sorpresa, Viareggio rilancia l’idea di un’arena nella Versilia modernizzata, dove il Carnevale e il Festival potrebbero creare un binomio di fortissima attrattiva.
Non solo mare: anche la Puglia scende in campo, puntando sul Gargano e su un clima mite che consentirebbe di distribuire gli eventi in spazi outdoor di grande impatto. Infine, torna a farsi sentire Torino, memore del successo dell’Eurovision. Il capoluogo piemontese – unico sito non balneare al vaglio – scommette su una città già collaudata sul fronte dell’accoglienza e della viabilità. E tu, lettore, dove immagineresti il prossimo palco del Festival?
Il calendario e le prossime mosse
Nel breve termine, gli appassionati possono dormire sonni tranquilli: l’edizione 2025, capitanata da Carlo Conti, e quella del 2026 sono blindate all’Ariston per motivi organizzativi e di contratto. In questi due anni, però, la Rai lavorerà a un dossier comparativo che analizzerà costi, infrastrutture e potenziale mediatico delle città candidate. Sarà un’operazione complessa, quasi una gara olimpica, con sopralluoghi, studi di fattibilità e trattative serrate su sponsorizzazioni e diritti d’immagine.
L’obiettivo dichiarato è prendere la decisione definitiva entro la fine del 2026, così da consentire al nuovo comune ospitante di prepararsi almeno dodici mesi in anticipo. Se il piano di Festival itinerante verrà approvato, l’Italia assisterà a un cambio di paradigma che potrebbe riscrivere la storia della televisione pubblica. Sanremo, nel frattempo, dovrà scegliere se aggiornare la propria offerta o rischiare di restare un ricordo, pur glorioso, di un passato che non basta più a trattenere il futuro.