Pochi mesi fa l’arrivo di Elio nelle sale sembrava destinato a un trionfo annunciato; oggi, invece, la pellicola targata Pixar è al centro di un dibattito infuocato che ruota attorno alle riscritture dell’ultimo minuto e alla presunta cancellazione dell’identità queer del giovane protagonista.
Un progetto nato con ambizioni cosmiche
Il film era stato presentato internamente come l’opera più personale di Adrian Molina, autore che aveva già firmato la co-regia di “Coco”. Sin dalle prime bozze, Elio era un undicenne dall’immaginazione sconfinata e dalla sensibilità marcata, pronto a trasformare i rifiuti raccolti sulla spiaggia in abiti eccentrici. Tra gli addetti ai lavori circolava l’aneddoto del “trash-ion show”, sfilata improvvisata davanti a un paguro che, pare, avesse commosso e divertito tutti. Quel momento, insieme a piccole scene nella sua cameretta decorate con poster di icone maschili, suggeriva con garbo la sua natura queer, scelta che rifletteva l’identità stessa del regista. Da qui l’entusiasmo iniziale: un racconto galattico, sì, ma spinto da un cuore autentico e inclusivo.
Secondo più testimonianze, però, la direzione creativa cambiò rotta quando alcuni dirigenti chiesero di “neutralizzare” qualsiasi riferimento troppo esplicito all’orientamento del ragazzino. A poco a poco Elio fu reso più “mascolino”: scomparvero la canottiera rosa, i richiami all’ambientalismo militante e ogni indizio di infatuazione adolescenziale verso un coetaneo. Rimase soltanto il mantello di posate e linguette di lattine, privo però di spiegazione narrativa. Era il segnale che qualcosa di essenziale si stava perdendo lungo il percorso produttivo.
Lo scontro creativo ai piani alti
L’estate del 2023 rappresentò la vera linea di frattura. Una proiezione di prova in Arizona ottenne riscontri positivi, ma alla domanda “lo vedreste al cinema?” il pubblico restò muto. Quel silenzio bastò per allertare gli executive, in primis Pete Docter, che manifestò parecchie perplessità davanti all’ultima versione presentata da Molina. Il confronto, raccontano gli insider, fu duro al punto da ferire il regista, il quale decise di farsi da parte. Subentrarono così le co-registe Madeline Sharafian e Domee Shi, chiamate a ricucire una storia ormai messa in discussione in tutti i suoi snodi emotivi.
L’effetto domino fu immediato: diversi artisti e tecnici, fra cui l’assistente al montaggio Sarah Ligatich, lasciarono il progetto. Membro di PixPRIDE, il gruppo LGBTQ interno all’azienda, Ligatich ricorda di aver visto “smussare” ogni allusione alla sessualità del protagonista. «I cambiamenti imposti mi hanno rattristato» dichiarò, sottolineando come la partenza di molte figure chiave avesse impoverito la creatività collettiva. Vi siete mai chiesti quanta passione venga dispersa quando una visione autoriale viene messa in pausa per motivi di prudenza?
Il montaggio finale e il prezzo della prudenza
La versione arrivata in sala, rimontata e depurata, conserva qua e là piccoli lampi dell’idea originale, ma appare – a detta di chi ha visto entrambi i cut – molto meno coraggiosa. Le citazioni visive che avrebbero definito la personalità di Elio sono state ridotte a semplici vezzi scenografici e l’intreccio si concentra sul grande viaggio intergalattico, sfumando le sfaccettature intime del protagonista. Un ex artista dello studio lo dice senza giri di parole: «Era chiaro che stavamo procedendo per sottrazione, e a ogni taglio si perdeva un pezzo di anima». Quanto può costare, in termini artistici, l’autocensura preventiva?
Quel processo di rifacimenti ha inciso anche sui conti. Il budget, che ufficialmente si attestava sui 150 milioni di dollari, secondo più voci interne avrebbe sfondato quota 300 milioni dopo riprese aggiuntive, riscritture e rifacimenti di intere sequenze. Nonostante l’enorme investimento, l’esordio statunitense si è fermato a circa 20 milioni, il peggior debutto nella lunga storia Pixar. Un ex membro della troupe si chiede ancora oggi se non sarebbe stato più economico – oltre che più coraggioso – lasciare che Molina raccontasse la sua storia senza filtri. La risposta, forse, la leggeremo nei bilanci ma soprattutto nella memoria degli spettatori, che avrebbero potuto scoprire un eroe molto diverso da quello arrivato su schermo.
E ora, quale futuro per le stelle di Elio?
Con il film ormai in programmazione e un passaparola non proprio entusiasta, restano aperti molti interrogativi. Rivedremo mai la cut originale? Pete Docter e i vertici Disney ammetteranno, col tempo, che la prudenza ha avuto un prezzo superiore a quanto preventivato? Gli appassionati più agguerriti chiedono a gran voce di poter confrontare le due versioni per capire fino a che punto le scelte creative siano state sacrificate sull’altare della commerciabilità. In fondo il cinema, specie quello d’animazione, vive anche di quei rischi che trasformano una pellicola in un’esperienza indimenticabile.
Intanto, chi era in sala durante le prime proiezioni private continua a raccontare di un Elio più tenero, più coraggioso, più libero. E voi, se aveste la possibilità di vedere quel racconto originario, vi lascereste trasportare nello spazio insieme a lui? La storia, forse, non si conclude qui: basta alzare gli occhi al cielo per capire che qualche stella ha ancora molto da dire.