Tra le impalcature della scuola Jussi di San Lazzaro di Savena, un tragico malore ha posto fine alla vita di un lavoratore edile, ricordando a tutti la fragilità umana di fronte a ondate di calore sempre più roventi. L’episodio ha indotto la Regione a intervenire con misure immediate a tutela di chi opera all’aperto.
Una tragedia sotto il sole e il cantiere di San Lazzaro
Il cantiere, avvolto in una coltre di afa intorno a mezzogiorno, era all’opera su una gettata di cemento quando Ait El Hajjam Brahim, quarantottenne titolare dell’impresa affidataria, si è accasciato senza preavviso. I colleghi hanno tentato manovre di soccorso nell’attesa dell’ambulanza, ma la violenza del caldo ha reso vano ogni tentativo. Gli inquirenti ipotizzano un collasso termico come causa principale, un rischio purtroppo noto in giornate di temperature estreme, quando l’esposizione diretta e prolungata al sole trasforma il lavoro in un pericoloso banco di prova per il corpo umano.
La vittima, esperta del settore e conosciuta per la meticolosità professionale, stava coordinando operazioni ordinarie di cantiere. Tuttavia, la routine si è tramutata in emergenza nel giro di pochi istanti. La scena, descritta dai presenti, è una dolorosa testimonianza di quanto spesso la sicurezza venga messa in discussione da fattori climatici fuori controllo. L’area è stata immediatamente posta sotto sequestro per consentire accertamenti dettagliati, mentre gli enti ispettivi approfondiscono il rispetto delle normative vigenti in materia di salute sul lavoro.
L’ordinanza regionale: una risposta straordinaria a un’emergenza crescente
Nelle stesse ore, la Giunta dell’Emilia-Romagna, su proposta dell’assessore Giovanni Paglia, ha emanato un’ordinanza che vieta qualsiasi attività all’aperto, dalle 12.30 alle 16.00, nei cantieri edili, nei settori agricolo e florovivaistico, nonché nei piazzali logistici destinati esclusivamente al deposito merci. L’obiettivo dichiarato è ridurre drasticamente l’esposizione nelle fasce termiche più critiche e prevenire episodi analoghi a quello di San Lazzaro. Il provvedimento si applica indistintamente a ogni lavoratore, a prescindere da inquadramento o mansione, sancendo un principio di tutela uniforme dell’integrità fisica.
Rispetto alla misura adottata nell’estate 2024, lo stop viene esteso fino al 15 settembre e ampliato a ulteriori comparti strategici. La classificazione delle giornate ad “alto rischio” sarà affidata al sistema Worklimate 2.0, sviluppato da Inail e Cnr, che incrocia dati meteorologici e parametri sud-orografici per determinare il livello di pericolosità termica. La Regione ritiene che un monitoraggio scientifico puntuale costituisca lo strumento più efficace per bilanciare esigenze produttive e salvaguardia della salute pubblica.
Il monito dei sindacati e l’imperativo della sicurezza
La Cgil ha accolto l’ordinanza definendola “un atto di rilevanza primaria”, sottolineando come la sicurezza non possa mai essere subordinata ai ritmi di produzione. Nel commento diffuso a poche ore dalla tragedia, l’organizzazione ha ricordato che “morire sul posto di lavoro è inammissibile in un Paese che si definisce civile”. Il sindacato invoca controlli più serrati, investimenti in formazione e l’adozione di protocolli anti-caldo obbligatori affinché la prevenzione diventi parte integrante di ogni cantiere e azienda agricola.
Secondo le sigle confederali, l’episodio di San Lazzaro di Savena non rappresenta un caso isolato, ma l’ennesimo anello di una catena di incidenti che dimostrano quanto l’emergenza climatica incida direttamente sulle condizioni di lavoro. La sfida è trasformare l’indignazione collettiva in politiche strutturali capaci di ridurre infortuni e decessi. Solo così, ribadiscono i rappresentanti dei lavoratori, si potrà spezzare la tragica contabilità di vite spezzate dalla combinazione di caldo opprimente e mancate misure di protezione.