Una tendenza demografica caratterizzata da meno persone ma da un numero crescente di animali da compagnia impone una nuova visione della salute collettiva. Alla luce di dati e ricerche recenti, studiosi ed economisti sanitari invitano a governare questo fenomeno con processi innovativi, valorizzando il legame tra medicina veterinaria e umana.
Una crescita senza precedenti del numero di cani e gatti
La stima elaborata a partire dal Global Burden of Disease Study prefigura, entro la fine del secolo, una progressiva riduzione della popolazione italiana. In netto contrasto, il comparto degli animali da compagnia mostra un incremento significativo, in particolare di cani e gatti. Tale andamento non costituisce soltanto un dato statistico; esso si traduce in ricadute concrete sull’organizzazione sociale e sanitaria del Paese. Secondo il ricercatore Eugenio Di Brino, questo mutamento deve essere affrontato con strumenti di governo mirati, capaci di prevenire i costi connessi a una gestione poco attenta della salute animale e, di riflesso, di quella umana. Monitorare il trend, anticiparne le conseguenze e predisporre risposte adeguate diventa pertanto un obiettivo imprescindibile per il sistema salute.
Un ulteriore aspetto evidenziato da Di Brino riguarda l’incidenza delle zoonosi, responsabili di oltre il 58% delle epidemie più recenti. Il passaggio di patogeni dagli animali all’uomo, testimoniato dai casi di vaiolo delle scimmie e dal Covid-19, rende indispensabile una vigilanza continua sia in ambito veterinario sia in ambito sanitario tradizionale. La coesistenza sempre più stretta tra esseri umani e animali domestici richiede politiche che riducano il rischio di contagio, senza penalizzare il beneficio psicologico e sociale derivante dalla presenza di un animale in famiglia. In questo scenario, la ricerca e l’innovazione tecnologica rappresentano leve essenziali per ridurre i costi accessori e per migliorare l’efficacia degli interventi di prevenzione.
Il paradigma one health come motore di innovazione
Il report presentato in Senato, frutto della collaborazione tra Altems Advisory e Boehringer Ingelheim Animal Health Italia, nasce da una ampia desk analysis volta a considerare la salute come un ecosistema unico: l’approccio one health. Economisti sanitari e studiosi della salute umana hanno correlato i propri dati con quelli relativi alla animal health per dimostrare, con evidenze concrete, il ritorno economico derivante dagli investimenti nel settore veterinario. Investire in prevenzione e ricerca, infatti, non solo tutela le specie animali, ma genera benefici misurabili per l’intero sistema sanitario e per la sostenibilità finanziaria pubblica.
Diversi studi citati da Di Brino confermano che una maggiore diffusione di animali domestici all’interno delle famiglie italiane si accompagna a un miglioramento della qualità di vita dei proprietari: si attenuano ansia, depressione e senso di isolamento. Ciò rinforza ulteriormente il nesso tra benessere umano e animale, sottolineando come innovazione e politiche sanitarie integrate debbano procedere di pari passo. La sfida attuale consiste nel trasformare queste evidenze in azioni concrete: formazione di professionisti, utilizzo di tecnologie avanzate e reti di sorveglianza epidemiologica rappresentano gli strumenti fondamentali per un futuro in cui la salute, declinata in tutte le sue forme, diventi realmente un bene condiviso.