Prende corpo una nuova alleanza sociale che, unendo istituzioni pubbliche e Terzo settore, intende restituire visibilità e respiro a chi vive la quotidianità dell’assistenza familiare. Con “Altri Tempi” parte un percorso triennale che intreccia cultura, formazione e servizi innovativi, inaugurato negli spazi iconici del Castello di Baia.
Una rete di sostegno che nasce dal territorio
Il progetto “Altri Tempi”, sostenuto dal contributo della Fondazione CON IL SUD, rappresenta il risultato di una complessa co-progettazione che ha coinvolto enti pubblici, associazioni di volontariato e cooperative sociali operanti tra Napoli e Pozzuoli. Capofila dell’iniziativa è la Fondazione Eos Onlus; accanto ad essa si muovono realtà consolidate quali il Comune di Napoli, il Comune di Pozzuoli, il Parco Archeologico dei Campi Flegrei e organizzazioni specializzate nel campo delle disabilità rare, fra cui Obiettivo Uomo, l’Associazione Italiana Sindrome X Fragile e altre sigle impegnate su patologie genetiche.
Questa composizione eterogenea intende trasformarsi in una vera e propria infrastruttura comunitaria capace di intercettare i bisogni di chi presta assistenza in ambito familiare, con particolare attenzione alle donne, che nella maggior parte dei casi assumono il ruolo di caregiver principale. Attraverso la messa a sistema delle competenze di ciascun partner, il programma punta a integrare interventi sociali, sanitari e culturali, offrendo così un ventaglio di opportunità tagliate su misura per i diversi gradi di complessità delle disabilità e delle malattie croniche presenti sul territorio.
Obiettivi concreti per alleggerire il carico familiare
La strategia operativa di “Altri Tempi” prevede la realizzazione di un sistema integrato di servizi di sollievo, individuati insieme ai servizi sociali locali e alle associazioni familiari. Tra le azioni cardine rientrano servizi domiciliari flessibili, laboratori di socializzazione, momenti formativi dedicati alla gestione dello stress e alla tutela della salute del caregiver. L’intento è duplice: da un lato consentire alle persone assistite di ricevere cure adeguate e continuative, dall’altro restituire a chi se ne occupa porzioni di tempo personale finora inaccessibili.
Il contesto nel quale l’iniziativa si inserisce è segnato da una domanda di supporto in costante crescita. Sebbene programmi nazionali quali “Vita indipendente”, “Dopo di noi” e il Piano per la Non Autosufficienza abbiano introdotto misure importanti, essi non riescono a coprire in modo capillare i bisogni dei nuclei familiari. La situazione diventa ancor più gravosa quando si tratta di malattie rare di origine genetica: in questi casi la presenza di centri diagnostici d’eccellenza non è sufficiente, se manca un’adeguata rete sociale capace di affiancare quotidianamente le famiglie.
Cultura come strumento di condivisione
Un elemento distintivo del programma risiede nell’utilizzo del patrimonio storico e artistico come veicolo di inclusione. Affacciarsi a un antico maniero, partecipare a una visita guidata o a un laboratorio museale diventa una parentesi rigenerante, ma anche uno spazio privilegiato per il confronto fra caregiver che spesso vivono la propria fatica in silenzio. La cultura, in questa prospettiva, non è ornamento, bensì leva capace di riconoscere pubblicamente l’impegno invisibile di chi assiste, trasformando la fruizione di un bene comune in occasione di sollievo emotivo.
Il progetto prevede, infatti, un calendario di iniziative aperte non solo ai caregiver ma anche ai familiari e ai volontari che affiancano le associazioni partner. Ogni appuntamento è pensato per favorire la costruzione di un senso di comunità, con l’obiettivo di rafforzare le reti solidali e di far emergere esperienze, difficoltà e buone pratiche. Visitare insieme un sito archeologico o partecipare a un concerto assume così il valore di un percorso formativo esperienziale, capace di arricchire tanto sul piano personale quanto su quello relazionale.
Il Castello di Baia come simbolo dell’avvio
Il battesimo ufficiale di “Altri Tempi” si è tenuto presso il maestoso Castello di Baia, fortezza che domina il golfo flegreo con la sua mole secolare. Alla giornata inaugurale hanno partecipato delegazioni di tutte le organizzazioni coinvolte, insieme a numerose famiglie destinatarie del progetto. L’incontro è stato costruito intorno a un itinerario guidato tra le sale del Museo Archeologico, seguito da un momento conviviale che ha permesso ai presenti di scambiare impressioni, narrarsi storie personali e alimentare la consapevolezza di non essere soli.
Nel corso dell’evento, il direttore della Fondazione Eos Onlus, Giuseppe Cascone, ha espresso gratitudine verso il Parco Archeologico dei Campi Flegrei e il suo direttore Fabio Pagano per l’accoglienza offerta. Cascone ha evidenziato come la collaborazione tra le diverse realtà sarà determinante per la buona riuscita dell’intero percorso. Pagano, dal canto suo, ha sottolineato la vocazione sociale del patrimonio culturale, dichiarando la disponibilità a ospitare ulteriori incontri: «non vi è cultura senza comunità; condividere la bellezza significa prendersi cura delle persone».
Prospettive e durata dell’iniziativa
Articolato su un orizzonte temporale di circa tre anni, “Altri Tempi” concentrerà la maggior parte delle attività nelle aree metropolitane di Napoli e Pozzuoli, territori in cui la domanda di servizi di supporto supera ampiamente l’offerta disponibile. Il cronoprogramma prevede fasi successive di sperimentazione, monitoraggio e consolidamento, al fine di garantire sostenibilità alle azioni avviate. L’obiettivo finale è quello di consegnare alla comunità un modello replicabile, fondato sulla cooperazione fra pubblico e privato sociale e sull’impiego del patrimonio culturale come risorsa di welfare.
Se il progetto saprà confermare i risultati attesi, la rete dei partner intende attivarsi per estendere le buone pratiche ad altri distretti sanitari campani, innescando un circolo virtuoso di partecipazione e sostegno reciproco. La sfida più grande rimane quella di cambiare lo sguardo sul lavoro di cura, riconoscendolo come elemento strutturale del benessere collettivo. Semmai sarà proprio la continuità dell’alleanza fra istituzioni, associazionismo e cittadini a decidere se l’eredità di “Altri Tempi” resterà episodica o diverrà patrimonio stabile del territorio.