Ci sono storie che ti restano attaccate addosso. Perché un camper parcheggiato da giorni non è solo un mezzo fermo, è un segnale che grida: qualcosa non va. E noi, che il Grappa lo conosciamo per le sue vette accoglienti e la luce limpida, non potevamo ignorarlo. Venerdì 27 giugno gli escursionisti hanno trovato la porta di quel camper socchiusa, nell’area Meatte lungo la Strada della Valle delle Mure, sopra Crespano. Dentro, disteso tra il corridoio e un divanetto, giaceva senza vita Loris Cuman, 53 anni, originario di Solagna ma da tempo residente all’estero. Le prime ipotesi? Un malore improvviso, forse la sera prima, dopo una giornata di riprese con il drone.
Noi giornalisti lo sappiamo: dietro ogni «fatto di cronaca» si nascondono mille perché che pungono. Chi era davvero Cuman? Perché si trovava lì da solo? E, soprattutto, com’è possibile che nessuno si sia accorto di nulla per ore? Mentre percorriamo idealmente quel tratto di strada sterrata, l’immagine di un uomo appassionato di natura e tecnologia – droni, cartine, scarponi – prende forma. Dentro il camper, i soccorritori hanno trovato tutto l’occorrente per esplorare e filmare il massiccio. Un piccolo laboratorio su quattro ruote, rifugio e trincea di libertà.
La scoperta e l’allarme lanciato dagli escursionisti
Era mattina presto, l’aria fresca di quota pizzicava il volto. Due camminatori hanno notato quel veicolo fermo «da giorni» e la porta socchiusa. Hanno sbirciato, hanno visto un corpo immobile, hanno sentito di colpo le gambe molli. In pochi minuti è partita la chiamata al 118: sul posto sono saliti i sanitari di Pedemontana Emergenza OdV e i carabinieri della stazione di Crespano. Per Loris non c’era più battito, il suo viaggio era finito in silenzio.
Ci chiediamo spesso cosa spinga le persone a non girare lo sguardo dall’altra parte. In questo caso è bastata la curiosità – mista a preoccupazione – di due amanti della montagna per evitare che la morte restasse nascosta ancora a lungo. Un gesto semplice: guardare, avvicinarsi, chiamare aiuto. Un gesto che ha permesso di dare un nome e una storia a quello che, altrimenti, sarebbe rimasto «il cadavere nel camper».
L’identità della vittima e la passione per i droni
Loris Cuman non era un turista di passaggio. Ex residente di Solagna, iscritto all’AIRE, tornava periodicamente in Italia per respirare la sua montagna, armato di drone e fotocamera. Amava sorvolare prati e trincee del Grappa, cogliendo prospettive che i nostri occhi a terra non colgono. Quel giovedì aveva parcheggiato al fresco, forse per passare la notte prima di un altro volo all’alba. Nel camper, i carabinieri hanno trovato batterie cariche, schede di memoria, monitor. Nessun segno di violenza, nessun disordine sospetto.
Vi invitiamo a immaginare la scena: il drone rientra, le luci calano, il rumore dei grilli risuona. Loris ripone l’apparecchio, si toglie gli scarponi, si siede. Un dolore al petto? Un capogiro improvviso? Forse non ha nemmeno avuto il tempo di capire. Quante volte vi siete spinti un po’ più in là, contando su un cuore «che regge sempre»?
L’ipotesi del malore improvviso e i riscontri medici
I primi accertamenti del medico legale parlano di infarto. Il magistrato di turno non ha disposto l’autopsia completa ma un esame esterno, ritenendo sufficiente l’evidenza di una morte naturale. L’ora del decesso viene collocata tra la sera del 26 e la notte del 27 giugno. Nessuna traccia di sostanze, nessun trauma. Il corpo è stato trasferito all’obitorio di Castelfranco in attesa che i familiari, avvertiti attraverso il consolato, organizzino il rimpatrio.
Sappiamo bene che il cuore è un muscolo permaloso. L’altitudine, la fatica, magari un’oscillazione termica tra il fresco notturno e il caldo del giorno: un cocktail che può diventare micidiale, soprattutto se si è soli. Voi avete mai fatto un check-up prima di un’escursione impegnativa? Non è retorica, è una domanda schietta: la sicurezza personale passa anche da qui.
Il ruolo della comunità montana e il richiamo alla prudenza
La notizia ha scosso Solagna, Pieve del Grappa, ma anche il popolo di trekker e ciclisti che vive quei sentieri ogni weekend. I volontari di Pedemontana Emergenza ricordano che “il numero di emergenza va composto al minimo segnale di pericolo, non dopo giorni”. Le guide alpine rilanciano: mai partire senza condividere il proprio itinerario con qualcuno, mai confidare esclusivamente nella tecnologia. Il drone regala immagini mozzafiato, ma non salva la vita se il fisico cede.
Noi vi chiediamo di fermarvi un istante. Respirate, sentite il battito. È lui il vostro primo altimetro. Portate con voi acqua, abbigliamento adeguato, un telefono con batteria carica e, soprattutto, dite sempre a un amico dove andrete a dormire. Sembra banale, eppure fa la differenza tra la cronaca nera e la cronaca di una giornata felice.
Una vita interrotta e una lezione da non dimenticare
La salma di Loris sarà restituita alla famiglia nelle prossime ore. In paese qualcuno ricorda il suo sorriso riservato e la cura maniacale per l’attrezzatura; altri parlano di un uomo “innamorato del silenzio”. Non sapremo mai quale immagine stesse cercando di catturare l’ultima notte, ma abbiamo il dovere di trasformare questa tragedia in consapevolezza: la montagna non perdona l’improvvisazione, nemmeno quando sembra docile sotto le pale di un drone.
E allora restiamo vigili, restiamo umani. Ogni volta che vedete un camper isolato, un sentiero deserto o un compagno che rallenta troppo, fermatevi, chiedete, alzate lo sguardo. La prudenza non rovina l’avventura, la rende semplicemente possibile. E la memoria di Loris Cuman, silenzioso esploratore del Grappa, continuerà a volare con noi, lì dove il cielo incontra la roccia, a ricordarci che la bellezza vale, ma la vita vale di più.