Il 20 giugno non sarà un venerdì qualunque: per 24 ore l’Italia dei collegamenti si congelerà. Treni, aerei, autobus urbani, metropolitane, traghetti, persino i caselli autostradali: tutto rallenterà, qualcuno si fermerà del tutto. Lo sappiamo bene: quando le ruote smettono di girare, a pagare siamo soprattutto noi cittadini che ci muoviamo per lavoro, studio o vacanza. Per questo, prima di farvi cogliere impreparati, passiamo in rassegna tempi, luoghi, motivazioni e difese possibili, così da trasformare la giornata di passione in una sfida gestibile.
Se vi state chiedendo quanto sarà estesa l’agitazione, la risposta è “ovunque”: nello stesso giorno incroceranno le braccia i ferrovieri di Trenitalia e Italo, gli autisti di bus e metro di Roma, Milano e delle altre principali città, il personale di terra negli scali aerei e perfino gli addetti delle concessionarie autostradali. Alcune fasce di legge garantiranno un servizio minimo, ma la parola d’ordine resta prudenza: cambiare itinerario, anticipare partenze, valutare lo smart working possono fare la differenza.
Perché i sindacati fermano il Paese
Dietro lo stop c’è un fronte sindacale compatto: Usb, Cub, Sgb, Fisi e Flai hanno firmato la proclamazione di sciopero e parlano di salari erosi dall’inflazione, carichi di lavoro insostenibili, blocco dei rinnovi contrattuali. Chiedono anche di dirottare risorse dal riarmo alla sanità e ai trasporti pubblici, evocando il tema caldo delle guerre in corso e del riarmo europeo. La tensione sociale è palpabile: “Fermiamo l’economia di guerra e rimettiamo al centro le persone”, recita il comunicato diffuso sui loro portali.
Non siamo spettatori esterni: questi temi toccano le nostre tasche. I sindacati puntano a un aumento del potere d’acquisto, alla riduzione dell’orario settimanale a parità di retribuzione e a un grande piano di assunzioni per la sicurezza dei servizi. Chi viaggia, dunque, diventa involontariamente portavoce di una vertenza più ampia, che guarda anche alla transizione ecologica del sistema dei trasporti.
Chi si ferma: dai binari alle piste di decollo
Sul fronte ferroviario lo sciopero parte alle 21 di giovedì 19 giugno e finisce alle 21 del 20. Si fermano Frecce, Intercity e Regionali, con fasce di garanzia 6‑9 e 18‑21; fuori da queste finestre ogni treno potrà essere cancellato o limitato. Rfi ha già allertato i pendolari: possibili ritardi anche oltre la conclusione formale della protesta. Italo adotterà lo stesso schema, pubblicando l’elenco delle corse confermate sul proprio sito.
Negli aeroporti la mobilitazione dura l’intera giornata (00:00‑23:59). Enac garantisce voli solo tra le 7‑10 e le 18‑21; a rischio soprattutto i collegamenti nazionali e di corto raggio, mentre le compagnie a lungo raggio proveranno a riprogrammare gli slot. In campo ci sono gli addetti ai bagagli, i bus navetta e le società di handling: l’impatto vero lo avremo quindi nelle attese in check‑in e riconsegna bagagli.
Dove e quando aspettarsi i disagi peggiori
A Roma Atac e Cotral garantiranno corse solo da inizio servizio alle 8:30 e dalle 17:00 alle 20:00. Dopodiché, bus, tram e metro rischiano di restare in deposito. Milano non se la passerà meglio: la rete Atm si fermerà dalle 8:45 alle 15 e dalle 18 a fine servizio. Chi deve raggiungere poli ospedalieri o centri d’esame faccia un piano B: i taxi saranno presi d’assalto e i servizi di car‑sharing hanno già alzato le tariffe dinamiche negli scioperi precedenti.
Anche le autostrade faranno i conti con personale ridotto: i casellanti di tutti i grandi concessionari aderiscono allo sciopero dalle 22 del 19 alle 22 del 20 giugno. Possibili code ai Telepass danneggiati e piste manuali chiuse; i gestori raccomandano di ricaricare l’app e preferire i pagamenti elettronici. Nei porti, infine, i turni di ormeggio e movimentazione container potrebbero slittare fino alla notte tra venerdì e sabato, con ripercussioni sulle catene logistiche nazionali.
Come prepararvi: consigli pratici e diritti dei passeggeri
Vi suggeriamo di verificare il vostro viaggio 48 ore prima, stampare una schermata dell’acquisto e controllare in tempo reale i canali ufficiali (Trenitalia, Italo, Enac, compagnie aeree). In caso di cancellazione di un volo, il Regolamento CE 261/2004 vi dà diritto a rimborso o riprotezione sul primo volo disponibile, senza costi extra. Per i treni Intercity e Frecciarossa, il rimborso integrale è automatico se il convoglio non parte o accumula oltre 60 minuti di ritardo alla stazione origine.
Se siete pendolari, valutate il lavoro da remoto o lo scambio turni con i colleghi. Chi deve partire per le vacanze può anticipare o posticipare di un giorno: molte compagnie accettano il cambio data senza penali proprio alla luce dello sciopero. Non dimenticate di scaricare app di bike‑sharing e monopattini: nelle grandi città rappresentano spesso l’unico modo per percorrere gli ultimi chilometri fino a casa o in ufficio quando bus e metro si fermano.
Che cosa succede dopo: scenari e possibili evoluzioni
Le sigle avvertono che lo sciopero del 20 giugno è solo l’inizio: se il governo non avvierà un tavolo vero su salari, orari e sicurezza, si tornerà in piazza a luglio, con particolare attenzione alle infrastrutture turistiche in piena stagione estiva. Le società di trasporto, dal canto loro, chiedono una revisione della legge sugli scioperi nei servizi essenziali, per limitare l’effetto domino su viaggiatori e merci. Il confronto si annuncia duro.
Noi continueremo a seguirlo passo dopo passo, pronti ad aggiornarvi sulle prossime mosse. Nel frattempo, tenete gli occhi aperti, pianificate gli spostamenti e – perché no? – approfittate dell’occasione per ripensare a come, quando e perché ci muoviamo ogni giorno. Nel caos di un venerdì nero, può nascere una nuova consapevolezza sulla mobilità che vogliamo per il futuro del Paese.