Siamo rientrati nella notte con le orecchie ancora in risonanza e il taccuino pieno di appunti. Vi raccontiamo tutto – ma proprio tutto – di quel che sta per succedere a Cesare Cremonini, perché la notizia è grossa: il cantautore bolognese ha appena confermato che il “Live 25”, la festa per i suoi venticinque anni di carriera, non si fermerà dopo l’estate 2025. Continuerà per almeno altri due anni, spingendosi fino all’estate 2027. Lo ha detto a microfoni aperti, mentre dietro le quinte di San Siro ancora si smontavano i led.
E non parliamo solo di musica. Cremonini, 45 anni, ha scelto di prepararsi a questa maratona con una disciplina quasi monastica: addio alcol, zuccheri, social network. “Devi arrivare sul palco leggero di corpo e di testa”, ci ha spiegato sorridendo, un bicchierone d’acqua in mano e il cellulare in modalità aereo. Una scelta che incuriosisce e che porta con sé interrogativi: quanto inciderà sullo show, sull’umore, sull’interazione con voi che lo seguite? Scopriamolo passo dopo passo.
Il calendario che non finisce mai
Prima domanda: dove e quando lo rivedremo? Le tredici date negli stadi italiani del 2025 – da Lignano l’8 giugno alla chiusura di Roma il 17 luglio – sono già sold‑out o quasi, con raddoppi a Milano e Bologna. Ma il piatto forte è l’annuncio dei quattro eventi monumentali del 2026: Circo Massimo (Roma) il 6 giugno, Ippodromo La Maura (Milano) il 10, Autodromo di Imola il 13 e Visarno Arena di Firenze il 17. Spazi enormi, storie leggendarie, pubblico previsto oltre le 250 mila presenze complessive.

Ci fermiamo qui? Neanche per sogno. Il team di produzione ci ha confidato che si stanno opzionando arene estive e palasport europei per l’inverno 2026‑27. Nulla di firmato, ma l’idea è di “esportare l’anima italiana del pop” oltreconfine, a partire da Barcellona e Parigi. Se le trattative andranno in porto, Cremonini tornerà poi nei festival italiani del 2027 per chiudere il cerchio proprio a Bologna, casa sua. Work in progress, insomma, ma la rotta è tracciata.
Chi sale sul palco (e perché vale la pena esserci)
La band resta quella che abbiamo visto venerdì: Alessandro Magnanini al basso, Andrea Fontana alla batteria, Massimo dei Mattei alle tastiere, un’orchestra d’archi di dieci elementi e un tris di fiati allungato da campioni elettronici. Uno spettacolo che mescola storytelling, proiezioni stile graphic novel e momenti chitarra‑voce; un equilibrio delicato che Cesare difende a spada tratta: “Non voglio il karaoke dei successi, voglio farvi camminare dentro nuove canzoni”.
Ecco perché l’artista spinge tanto sulla cura personale: niente zuccheri semplici, niente drink post‑show, niente scroll compulsivo appena cala l’adrenalina. “Le date ravvicinate ti rubano il sonno”, ci ha detto, “e la tentazione di rintanarsi nel feed è forte. Io, invece, chiudo tutto e leggo”. Lo confermano i suoi coach: allenamenti in altitudine sulle Dolomiti, circuiti cardio alle sei del mattino, stretching sul tappetino prima del sound‑check.
Biglietti, numeri, retroscena economici
Sul fronte ticketing la corsa è già partita: prevendita Mastercard dal 17 giugno 2025 e vendita libera dal 19 giugno su Ticketmaster, TicketOne e Live Nation.
I prezzi oscillano fra 56 euro (prati laterali) e 120 euro (gold pit), con un pacchetto “Early Entry” che promette sound‑check privato e gadget sostenibili. Il management mira a 1,3 milioni di biglietti complessivi nel biennio: un obiettivo ambizioso ma realistico se consideriamo i sold‑out lampo delle prime aperture. Dietro le quinte, SIAE e organizzatori stanno tarando i cachet sulla base di uno show green – zero plastica monouso, materiali di scena riciclabili – per abbattere costi energetici e impatto ambientale.
Volete un aneddoto? Durante la riunione logistica di Milano, qualcuno ha proposto di trasportare parte delle scenografie in treno‑merci, riducendo i tir. “Facciamolo”, ha tagliato corto Cesare, “purché non rallenti il montaggio”. Sarà interessante vedere se la buona intenzione diventerà prassi o resterà un titolo sul progetto sostenibilità.
L’energia del pubblico e il risvolto psicologico
Perché un tour così lungo? Cremonini lo spiega con parole semplici: “Vivere di palco è la mia terapia. Due anni e mezzo sono la giusta dose per non cadere nel buco nero che arriva quando spengo le luci”. Dietro c’è il tema – pochissimo raccontato in Italia – del trauma post‑tour: la sensazione di vuoto che colpisce molti artisti al rientro da mesi di spostamenti, adrenalina e applausi. Con un’agenda dilatata, l’artista vuole dosare l’onda emotiva e mantenere un rapporto costante con la sua community.
E a proposito di community: niente social non vuol dire sparizione totale. Il profilo Instagram resterà attivo, ma gestito dal suo staff, con aggiornamenti secchi su date, backstage e iniziative benefiche. A lui resta la facoltà di postare solo foto “analogiche”, scattate con la sua reflex Olympus OM e digitalizzate a fine tappa. Riuscirà a resistere? Una promessa simile l’aveva fatta nel 2022 e durò due mesi; stavolta la posta in gioco è più alta e le distrazioni sono molte di più.
Che cosa ci aspetta sul palco nei prossimi 24 mesi
Dal punto di vista scenografico, il concept è un lungo viaggio nella cultura pop italiana: lampioni da centro cittadino anni ’60, grafiche stile Carosello, citazioni Fellini e neon al gusto Miami. Ogni città avrà un quadro dedicato: Bologna “Giostra sotto le Due Torri”, Milano “Beat e grattacieli”, Roma “Cinema Paradiso” e così via. Durante la data zero di Lignano abbiamo visto prove generali di un medley che mescola Padremadre, Poetica e il nuovo singolo Centro di Gravità Personale – uscirà a luglio, ma noi l’abbiamo ascoltato in anteprima acustica, voce e Fender Jaguar.
Non mancheranno gli ospiti. Al momento in lista ci sono Jovanotti, Elisa e il giovane cantautore Coez, ma le presenze varieranno di città in città. I contatti con un paio di star internazionali restano top secret; l’unica certezza è che Cremonini non intende trasformare lo show in una parata di featuring. La regia resta centrata su di lui, con inserti d’archivio che ripercorrono i videoclip storici dal 1999 a oggi.
Perché (secondo noi) questo tour conta
In un decennio in cui gli artisti italiani tendono a stringere i tempi – album, tour‑flash, nuovo album – Cremonini va in controtendenza e scommette sulla durata. Vuole creare un racconto che lasci sedimentare emozioni, ricordi, riascolti. È un invito a viverlo non come evento‑mordi‑e‑fuggi ma come esperienza collettiva che cresce mese dopo mese. E qui la sua scelta di rinunciare agli zuccheri o ai brindisi post‑show suona come un gesto di rispetto: “Se vi chiedo due anni della vostra attenzione, io vi offro due anni di forma fisica e mentale”, ci ha confidato.
Che ve ne pare? Vi sentite pronti ad accompagnarlo in questo viaggio? Il segnatempo corre: alle ore 11:00 del 19 giugno i biglietti saranno già un miraggio per molti. Noi saremo di nuovo sotto il palco, taccuino in una mano e cuore nell’altra, perché certe occasioni non passano due volte. Ci vediamo là, e magari ci ritroveremo a commentare, fra un riff di chitarra e un coro, se davvero si può restare connessi con il pubblico restando disconnessi dal resto del mondo.
Avete domande, curiosità, ricordi di un concerto che vi ha cambiato? Scriveteci sui nostri canali: voi siete la parte mancante di ciò che queste canzoni meritano.