Siamo davanti a un thriller psicologico che non concede un attimo di tregua. “La casa dei misteri”, miniserie franco‑belga in sei episodi, invade il prime time di Rai 2 domenica 15 e lunedì 16 giugno, tre puntate per sera, con replica integrale su RaiPlay subito dopo la messa in onda. Ambientata in una villa di vetro e cemento nascosta fra gli alberi, la storia parte da un’aggressione domestica, ma si trasforma presto in un labirinto di punti di vista in cui colpe e innocenze cambiano colore a ogni capitolo.
L’opera nasce dal format francese Homejacking, trasmesso in patria nell’aprile 2024, poi acquisito da Voo, RTBF e ora dalla Rai per il pubblico italiano. Gli autori Florent Meyer e Tigran Rosine, insieme al regista Hervé Hadmar, giocano con la percezione come un prestigiatore con le carte: ogni episodio rimonta gli eventi, semina dubbi, toglie certezze. Quando pensate di aver risolto l’enigma, la casa vi rivolta le tasche e nasconde di nuovo la chiave.
Quando e dove vederla
Noi lo sappiamo: certe storie funzionano meglio se si consumano in fretta, quasi in apnea. Ecco perché Rai 2 ha scelto la formula doppia serata evento: domenica 15 giugno alle 21.00 le prime tre puntate, lunedì 16 dalle 21.20 le restanti tre. Se perdete l’appuntamento lineare, vi aspetta RaiPlay con i sei episodi in HD e audio originale selezionabile. Un piccolo dettaglio che conta: la versione italiana mantiene l’effetto split sound creato da Hadmar, con rumori ambientali accentuati per aumentare la tensione nelle cuffie.
Girata tra Auvers‑sur‑Oise e la regione di Fontainebleau, la serie ha richiesto nove settimane di riprese fra giugno e agosto 2023, in gran parte all’interno di un’unica villa d’autore mai usata prima dal cinema. Il progetto è una coproduzione Storia Télévision, CinéFrance Studios e la belga Nexus, con partecipazione di France Télévisions e RTBF; Rai Com ha siglato l’accordo di distribuzione italiana a inizio marzo 2025. Budget dichiarato: 8 milioni di euro, spalmati su sei ore nette di racconto.
Chi c’è nel cast
Davanti alla macchina da presa troviamo volti che i cinefili tra voi riconosceranno subito. Marie Dompnier, già protagonista di Les Témoins, indossa il camice – e le ombre – della chirurga Isabelle Deloye. Al suo fianco Yannick Choirat, scrittore tormentato in scena dopo la serie Le Bureau des Légendes. Sofia Lesaffre e Carl Malapa sono i fratelli Arrigue, chiave di un passato sepolto. Completa l’ensemble Merwane Tajouiti, presenza muta e inquietante dietro una maschera rosa che diventerà iconica quanto le forbici di Us.
A dirigere l’orchestra c’è Hervé Hadmar, regista che in Francia chiamano “l’architetto del brivido”. Ha voluto camere fisse, lenti grandangolari e lunghi silenzi per far vibrare la tensione. La fotografia di Philippe Piffeteau lavora su contrasti netti: vetro trasparente, ombre profonde, sangue che spicca come un graffio. Dietro le quinte, la produttrice Christine de Bourbon Busset racconta di aver scelto Dompnier perché “sa celare l’abisso dietro un sorriso da medico della porta accanto”.
La trama senza spoiler
Il primo episodio si apre con un altro giorno perfetto: Isabelle opera a distanza, Richard corregge tesi universitarie. Un uomo fa irruzione, li immobilizza, poi si siede a mangiare cereali. Sembra il classico home invasion, ma al minuto 43 la storia si ribalta: il “mostro” muore, lasciando dietro di sé un dubbio ancora più grande del cadavere. Da lì in poi, ogni puntata riscrive la stessa ora di terrore da una diversa prospettiva: dei due coniugi, poi dei fratelli in cerca di risposte, infine dello stesso aggressore attraverso un nastro vocale riscoperto.
Il meccanismo caleidoscopico obbliga noi e voi a giocare con le tessere della verità. Quello che in un episodio è lampante, nel successivo sbiadisce, si contorce, assume motivazioni nuove. Così scopriamo che la villa è stata teatro di un lutto irrisolto; che il successo editoriale di Richard poggia su un plagio; che Isabelle nasconde un esperimento medico sfuggito di mano. Il thriller diventa studio di percezione: la colpa non è un punto, ma una linea che cambia pendenza a seconda di chi la guarda.
Perché vale il vostro tempo
Noi crediamo che La casa dei misteri sia più di una semplice serata davanti alla TV. Hadmar usa l’architettura come gabbia narrativa: pareti trasparenti, ma presenze che restano invisibili; corridoi che sembrano infiniti, ma portano sempre allo stesso salone. Il suono dei passi, amplificato, martella la coscienza; il silenzio che segue è un vuoto pronto a inghiottire le certezze. Se amate l’idea che la suspense venga costruita con centimetri e millisecondi, questa serie è un piccolo manuale di regia da studiare.
C’è poi un motivo ancora più concreto: Rai 2 sperimenta un modello “event drama” in due serate, già testato con Blackout e Volevo fare la rockstar. Funziona per chi vuole maratone rapide e per chi preferisce il binge su RaiPlay. In un palinsesto estivo dominato da reality e sport, un thriller europeo che ragiona su verità, violenza domestica e reputazione accademica è ossigeno puro. Guardarlo significa anche sostenere l’arrivo in chiaro di produzioni continentali di qualità, lontane dai soliti remake USA. Volete dare un segnale? Accendete la TV e lasciatevi disorientare.