Ogni giorno su WhatsApp volano più di 140 miliardi di messaggi: è come se l’intera popolazione mondiale parlasse tredici volte di fila prima che cali il sole. Dentro questo fiume di parole rischiamo di perdere le frasi che contano davvero. Per questo WhatsApp sta testando una nuova funzione - Message Summary - capace di comprimere chilometri di chat in poche righe leggibili al volo. L’assistente impiega Meta AI e si attiva quando la valanga di notifiche supera una certa soglia, restituendoci un recap già filtrato dagli sticker inutili.
Spesso apriamo l’app e troviamo il counter “+99” su gruppi di famiglia o di lavoro, sappiamo quanto bruci scorrere messaggi vecchi di ore solo per capire se dobbiamo fare qualcosa. L’idea di saltare la lettura riga per riga non è nuova – Apple lo fa da un anno con le notification summaries – ma finora servivano iPhone recenti e iOS 18.1. Con WhatsApp la stessa comodità scende su Android di fascia bassa e, a breve, su iOS, democratizzando un servizio che finora sembrava di lusso.
Che cosa sta succedendo
La funzione si trova nella beta 2.25.18.18 per Android: dopo l’aggiornamento compare il pulsante “Summarize with Meta AI” al posto del consueto “X messaggi non letti”. Toccarlo genera in pochi secondi un riassunto che evidenzia nomi, date, azioni e, se serve, link diretti al passaggio originale. Il processo avviene dentro Private Processing, un ambiente isolato nel cloud che riceve solo i dati strettamente necessari e li cancella subito dopo l’elaborazione.
Private Processing nasce proprio per conciliare l’ossessione di WhatsApp per la crittografia end‑to‑end con la fame di potenza di calcolo delle LLM. Meta lo descrive come un “Trust Zone” autonomo: i server hanno hardware dedicato, audit di terze parti e sono inclusi nel programma di bug bounty. In caso di manomissione il sistema si blocca e registra l’evento. L’azienda ha promesso di aprire parte del codice così che la comunità possa verificarlo e replicarlo altrove.
Chi c’è dietro alla funzione e come funziona
Dietro la sintesi c’è Llama, il modello linguistico open‑source di Meta, addestrato su miliardi di parole e ottimizzato per girare su infrastrutture leggere. WhatsApp lo invoca tramite un’API interna che, secondo la documentazione pubblica, non conserva le chat complete ma solo il prompt/contesto necessario a generare la sintesi. Le lingue supportate, per ora, sono una dozzina - tra cui l’italiano - e il rollout procede a scaglioni per evitare sovraccarichi.
Il flusso funziona così: quando voi chiedete il riassunto, l’app cifra un pacchetto anonimo e lo invia ai server di Private Processing; lì il modello estrae i punti chiave e rimanda il testo, sempre cifrato. Il risultato appare in alto alla chat, come un “pizzino” cliccabile che vi porta al messaggio originale. Se nel gruppo è attiva l’opzione Advanced Chat Privacy, il pulsante sparisce: WhatsApp preferisce rinunciare alla feature piuttosto che violare la scelta di chi non vuole AI nella conversazione.
Dove e quando arriverà
Al momento i primi a provarla sono i tester Android; iOS è in coda ma il codice è già presente nella build 25.15.10.x distribuita tramite TestFlight. Nei prossimi mesi, spiegano gli sviluppatori, il rilascio seguirà un modello “progressivo”: piccoli gruppi, feedback, fix, poi ampliamento a nuove regioni. Nei forum di WABetaInfo diversi utenti italiani hanno già segnalato la comparsa del tasto: segno che la distribuzione europea è cominciata.
Restano da definire lingua, device minimi e compatibilità con le chat aziendali. Dal centro assistenza apprendiamo che Meta AI è disponibile soltanto in Paesi dove la regolamentazione privacy consente il trattamento transfrontaliero dei dati e a oggi, copre undici idiomi. In Italia la funzione è attiva ma potrebbe non comparire se usate un account business ancora vincolato a policy più restrittive.
Perché conta davvero
Noi giornalisti, ma anche voi che gestite turni di lavoro o chat di condominio, sapete quanto tempo si bruci a “recuperare” messaggi. Con 140 miliardi di testi al giorno la friction informativa è enorme, e qualunque filtro che restituisca il succo in pochi secondi diventa leva di produttività. Nei test interni, dicono a Menlo Park, gli utenti beta hanno ridotto del 60 % il tempo medio di lettura delle chat di gruppo sopra i 50 partecipanti.
Naturalmente non è tutto oro: c’è il rischio di “allucinazioni”, cioè riassunti imprecisi, e il fatto che un frammento della conversazione viaggi comunque fuori dal telefono. Qui entra in gioco l’AI Act europeo, che dal 2 agosto 2025 imporrà trasparenza e audit ai modelli generali come Llama. WhatsApp si dice pronta: Private Processing è stato disegnato proprio per superare le verifiche di Bruxelles e dare agli utenti europei garanzie equivalenti a quelle del resto del mondo.
Cosa possiamo aspettarci adesso
Il riassunto è solo il primo tassello. Nel codice beta spuntano riferimenti a Writing Help, uno strumento che cambierà tono e stile dei vostri messaggi prima dell’invio e a una futura lettura vocale dei recap per chi guida. Meta conferma: la piattaforma AI lanciata ad aprile è il contenitore dentro cui confluiranno funzioni sempre più avanzate, tutte con la stessa architettura a “doppia serratura” fra device e cloud.
Ora la palla passa a voi. Preferite spendere pochi secondi per un riassunto rischiando una sfumatura mancata, o continuare a scorrere centinaia di messaggi per non perdere neanche un’emoji? Scrivetecelo: ogni opinione aiuta a capire se stiamo andando verso un futuro di chat light o se la lettura integrale resterà il rito quotidiano che conosciamo. Quel che è certo è che, per la prima volta, WhatsApp mette sul tavolo un compromesso concreto tra velocità e privacy. E la discussione è appena iniziata.