Sventola una Bandiera Blu e già immaginiamo un mare da cartolina. Quest’anno l’Italia ne può vantare 487, per un totale di 246 Comuni premiati: un record assoluto che colloca il Paese all’11,5% dei riconoscimenti mondiali. Eppure, proprio nel giorno in cui celebriamo il primato, l’esploratore Alberto Luca Recchi ci provoca: «Meglio la pinna di uno squalo: se c’è lui, l’acqua è davvero sana.» Una frase che obbliga tutti noi – giornalisti, turisti, amministratori – a chiederci se il celebre vessillo basti a raccontare la salute del nostro mare.
Non è solo questione di orgoglio locale o di statistica. Le bandiere, i selfie e i comunicati stampa seducono, ma il Mediterraneo continua a figurare tra i bacini più sfruttati del pianeta, sotto stress per pesca eccessiva, plastiche e cambiamento climatico. Se il nostro obiettivo è scegliere e difendere una costa pulita, dobbiamo guardare oltre la pergamena di FEE Italia e tornare a osservare la vita che pulsa sotto il pelo dell’acqua. Siete pronti a ribaltare il punto di vista insieme a noi?
Le parole di Alberto Luca Recchi
Alberto Luca Recchi è fotografo, documentarista, autore di spedizioni pionieristiche nel Mediterraneo e primo italiano a firmare un libro fotografico per National Geographic. Nel dialogo con RaiNews del 13 giugno 2025 ci mette davanti a un paradosso: «La Bandiera Blu valuta di tutto, anche il wifi; la qualità dell’acqua pesa solo per circa il 15 %.» Per lui la cartina di tornasole resta l’arrivo dei predatori: quando torna lo squalo, significa che l’intera catena alimentare sta funzionando.
Ragioniamoci. I 33 criteri internazionali della Bandiera Blu spaziano dalla raccolta differenziata alla presenza di bagnini. Tutto importante, certo, ma l’esame microbiologico si limita a verificare che la balneazione non sia pericolosa, non che l’ecosistema sia in equilibrio. In altre parole: possiamo avere acque “a norma” ma prive di biodiversità. Questa discrepanza spiega la provocazione di Recchi. E voi, quante volte avete scelto una spiaggia valutando soltanto i servizi?
Record di Bandiere Blu: numeri e regole
Nel 2025 la Liguria guida la classifica con 33 località premiate, seguita da Puglia (27) e Calabria (23). A livello nazionale contiamo 15 nuovi ingressi e 5 uscite; sui laghi le bandiere scendono a 22. Il programma, nato nel 1987, continua così a crescere e a funzionare come potente leva di marketing territoriale, capace di influenzare flussi turistici e valore immobiliare.
Ma come si ottiene il vessillo? Occorrono quattro anni consecutivi di acque almeno sufficienti secondo la direttiva europea, depuratori funzionanti, spiagge accessibili, servizi di salvataggio e persino piste ciclabili. Sono condizioni preziose per l’ospitalità, non sempre però sinonimo di mare incontaminato. Lo ricorda anche ISPRA, che rileva pesticidi nel 64 % dei campioni costieri italiani. La dicotomia tra comfort e naturalità è tutta qui.
Squali e biodiversità: un termometro invisibile
Gli squali sono apex predators: mantengono gli equilibri depredando specie deboli o sovrabbondanti. Dove restano loro, restano le prede, le praterie di posidonia, il plancton. Studi NOAA e Nature Communications dimostrano che la sparizione dei grandi predatori porta a catene trofiche più fragili e a fioriture algali dannose. Non a caso il WWF usa la presenza di squali come indicatore di un habitat ancora resiliente.
E il fattore sicurezza? I numeri ridimensionano la paura: in Italia l’ultimo attacco mortale risale al 1989; negli anni Duemila non si registrano vittime certe. Persino il Global Shark Attack File attesta zero casi fatali negli ultimi trentacinque anni lungo le nostre coste. I dati dicono che è più rischioso un tragitto in auto verso la spiaggia. Forse dovremmo gioire, non spaventarci, quando avvistiamo una pinna.
Turismo balneare e narrazione del rischio
Nel 2024 gli arrivi negli esercizi ricettivi costieri sono aumentati dell’11,1 % rispetto al 2023, confermando la voglia di mare post‑pandemia. Le amministrazioni lo sanno e puntano sulle Bandiere Blu come leva promozionale; i tour operator le usano in catalogo quasi fossero un bollino di purezza. Ma quanto pesa questa comunicazione sul nostro immaginario? Vi siete mai chiesti se scegliereste una spiaggia “non certificata” ma circondata da delfini e squali innocui?
In parallelo, la presenza di squali viene spesso descritta come emergenza. Un cortocircuito: il vessillo rassicura, il predatore spaventa, quando in realtà i due elementi dovrebbero coesistere. FEE Italia difende il metodo, ma diversi biologi spingono a integrare nel questionario parametri sulla biodiversità, così da premiare anche gli ecosistemi complessi e non solo i servizi a terra.
Cosa possiamo fare insieme
Possiamo chiedere a FEE e ai Comuni di pubblicare, accanto al vessillo, i dati su specie chiave e stato delle praterie di posidonia. Possiamo sostenere le campagne di citizen science che mappano gli avvistamenti di squali e tartarughe, partecipare alle pulizie dei fondali, scegliere strutture che riducono plastica monouso e reflui. Sembra poco, ma è attraverso scelte quotidiane che costruiamo la salute del nostro mare.
E voi, la prossima volta che un’onda vi bagnerà i piedi, guarderete l’orizzonte con occhi diversi? Noi sì. Perché una Bandiera Blu è utile, ma la silhouette di uno squalo che taglia l’acqua – silenziosa, antica, fragile – racconta una storia ancora più preziosa, che vale la pena difendere insieme.