Una meticolosa indagine condotta quasi due decenni dopo il tragico evento sta rivisitando la casa di via Pascoli a Garlasco. Gli specialisti del Ris e del Nucleo investigativo di Milano hanno esaminato attentamente la villetta in cui, il 13 agosto 2007, la giovane Chiara Poggi ha perso la vita.
Procedure tecniche avanzate
L’ispezione, ordinata dalla Procura di Pavia, si è concentrata soprattutto al piano terra. Attraverso l’uso di laser scanner, ogni centimetro dell’ingresso è stato misurato, dall’area in cui Chiara è stata colpita fino al punto in cui è stata trascinata e gettata sui gradini. Particolare attenzione è stata dedicata anche al bagno e alla cucina: nei primi il killer avrebbe potuto lavarsi le mani, mentre nella seconda, potrebbe aver nascosto una busta usata per eliminare gli asciugamani impiegati nel ripulirsi, oltre all’arma mai ritrovata.
Ricostruzione tridimensionale della scena
Per rafforzare le ipotesi in corso, gli investigatori si sono affidati alle competenze di Andrea Berti, un biologo del Ris ora operativo a Cagliari, che in passato ha contribuito a risolvere casi complessi. Mediante un drone, la casa è stata sorvolata per acquisire immagini aeree complete degli spazi, permettendo così la creazione di una mappa in 3D in cui sono stati virtualmente riposizionati i segni: macchie di sangue, suole e impronte digitali.
Osservazioni all’interno della villetta
I nuovi rilievi sono stati realizzati proprio davanti agli occhi dei familiari di Chiara, che hanno potuto rientrare nella loro abitazione dopo i lavori di pulizia e tinteggiatura, restituendo alla casa quel che una volta era la stanza della vittima. L’analisi degli spazi ha consentito di tracciare una possibile traiettoria dei colpi, esaminando la presenza di impronte e schizzi per stabilire se possano essersi mossi in coppia.
La ricostruzione della dinamica del delitto si è concentrata anche sulle scale, dove è stata rilevata l’impronta palmare destra attribuibile a Andrea Sempio, l’indagato per concorso, in quanto su indizi di un secondo DNA maschile. L’ipotesi è stata avanzata considerando la possibilità che l’indagato, sollevando il peso del corpo, abbia involontariamente appoggiato la mano alla parete, lasciando un’impronta identificabile.
Considerazioni tecniche e ipotesi investigative
Gli esperti hanno evidenziato come sia altamente improbabile che un individuo sollevi un corpo da 50 chili senza stabilità e senza sporcare le scarpe, considerato il numero di rilevazioni, anche di natura senza sangue, effettuate sui gradini. Ulteriori accertamenti si sono soffermati su un’impronta a pallini, compatibile con la taglia attribuibile a Alberto Stasi, già condannato, ma non a Sempio.
La consulenza della Procura di Pavia dovrà integrare le precedenti perizie, che avevano già messo in luce discrepanze nelle testimonianze e nei movimenti dell’assassino, per arricchire il quadro investigativo. Gli inquirenti, inoltre, non escludono del tutto la presenza di un secondo aggressore, vista la complessità delle tracce rinvenute.