ROMA – 1 giugno 2025. In un’aula del Quirinale gremita di ambasciatori, Sergio Mattarella ha pronunciato parole che in Italia non si sentivano da tempo ai massimi livelli istituzionali: «I palestinesi hanno diritto al loro focolare entro confini certi». Il Capo dello Stato, parlando in vista delle celebrazioni del 2 Giugno, ha definito «inaccettabile» il rifiuto di applicare il diritto umanitario alla popolazione di Gaza, condannando l’occupazione definita «illegale». Le sue frasi, rilanciate immediatamente dalle agenzie, aprono una nuova fase nel dibattito sulla politica mediorientale di Roma.
L’intervento arriva mentre a Gaza la crisi umanitaria si aggrava e l’Europa intensifica la pressione per una tregua duratura. Solo quattro giorni fa il ministro degli Esteri Antonio Tajani, in Parlamento, aveva chiesto a Israele di fermare «bombardamenti drammatici» e rilanciato la soluzione dei due Stati; al Palazzo di Vetro l’inviata ONU ha parlato di «two-state solution on life support». Le parole di Mattarella, cariche di prestigio morale benché prive di potere esecutivo, potrebbero spingere il governo a passare dalle dichiarazioni ai fatti.
Il discorso al Quirinale e il richiamo al diritto umanitario
Nel suo messaggio, il Presidente ha legato la causa palestinese ai valori fondanti della Repubblica, ricordando «la barbarie di chi pretende il dominio nella vita internazionale». Ha parlato di «occupazione illegale» e di un popolo «ridotto alla fame», citando il diritto internazionale come bussola imprescindibile. «È disumano affamare un intero popolo», ha scandito, suscitando l’applauso della platea diplomatica. Il riferimento alle convenzioni di Ginevra ha dato alla denuncia un peso giuridico oltre che etico.
Lo stesso 1 giugno Mattarella ha inviato ai prefetti un messaggio in cui rivendica unità, coesione sociale e fedeltà ai valori costituzionali alla vigilia della Festa della Repubblica: un ponte ideale fra l’identità nazionale e l’impegno per i diritti universali. L’appello alla «concordia intorno ai valori» riecheggia nella richiesta di tutelare i civili di Gaza, proiettando all’estero l’immagine di un’Italia ispirata dai principi della propria Carta.
Le reazioni in Italia
Sul fronte politico, l’opposizione di centrosinistra ha salutato la sortita come «doveroso atto di verità», mentre all’interno della maggioranza di destra cresce il disagio: Tajani aveva già ammesso «preoccupazione» per l’offensiva israeliana e per la piega del conflitto, segnalando crepe nel tradizionale sostegno di Roma a Tel Aviv. Intanto i sindacati e numerose ONG hanno annunciato una manifestazione per il 7 giugno per chiedere sanzioni contro Israele e il riconoscimento dello Stato di Palestina.
Anche la società civile si muove. Una petizione online, lanciata la scorsa settimana da intellettuali e associazioni, chiedeva proprio al Presidente di rompere il silenzio sul «genocidio in corso». Le firme sono balzate a oltre centomila in poche ore dopo il discorso. I promotori parlano di «passo storico», invitando ora il Parlamento a ratificare il riconoscimento formale di Palestina.
La partita diplomatica europea
Il discorso di Mattarella si inserisce in un momento in cui Parigi, con il sostegno di Riyad, spinge per un vertice ONU dal 17 al 20 giugno dedicato al riconoscimento della Palestina come “moral obligation”. Emmanuel Macron sta cercando di portare allineati Regno Unito e Australia, mentre Spagna, Irlanda, Slovenia e Norvegia hanno già firmato un appello congiunto per rilanciare la Road Map dei due Stati.
Dall’Europa, l’Alto Rappresentante Kaja Kallas ha ribadito che «aiuti umanitari e due-state solution sono l’unica via credibile», in una dichiarazione firmata da ventisette Paesi donatori. Bruxelles teme che l’assedio di Gaza distrugga definitivamente ogni prospettiva negoziale. Intanto al Consiglio di Sicurezza prosegue il braccio di ferro su una nuova risoluzione di cessate il fuoco, osteggiata da Washington ma sponsorizzata dagli Stati non permanenti.
Prospettive e possibili scenari
Secondo il ministero degli Esteri, l’Italia resta «pronta a riconoscere la Palestina, ma non con Hamas al governo». Tajani lo ha ribadito in un’intervista al Messaggero, aprendo alla partecipazione italiana a un’eventuale missione di pace araba. Le parole di Mattarella, però, alzano l’asticella politica e potrebbero accelerare una decisione che finora l’esecutivo ha rimandato per non incrinare i rapporti con Israele e con gli Stati Uniti.
A breve termine, l’attenzione si sposta sulla conferenza ONU di metà giugno: se l’Italia decidesse di sostenere pubblicamente il riconoscimento, la mossa avrebbe ripercussioni sulle alleanze euro-atlantiche ma anche sul ruolo italiano in UNIFIL e nei corridoi umanitari del Mediterraneo. Quel che è certo è che un Presidente della Repubblica, figura normalmente terza, ha dettato l’agenda e ricordato a tutti che, senza giustizia per i palestinesi, non potrà esserci pace duratura né sicurezza per Israele.