La Polonia torna oggi alle urne per scegliere il nuovo capo dello Stato in un duello all’ultimo voto tra Rafał Trzaskowski, sindaco liberal-europeista di Varsavia, e Karol Nawrocki, storico nazional-conservatore sostenuto da Diritto e Giustizia (PiS). I seggi si sono aperti alle 7 del mattino e le prime rilevazioni parlano di un’affluenza elevata, a conferma della posta in gioco: dal rilancio delle riforme pro-UE al possibile ritorno di un veto presidenziale su leggi chiave del governo Tusk.
Il ballottaggio si svolge in un clima acceso da mesi di campagna serrata. Il presidente, sebbene privo di poteri esecutivi diretti, può bloccare le leggi con il veto, nominare giudici e guidare le forze armate: leve decisive in una coabitazione con il premier centrista Donald Tusk. Bruxelles, Kiev e Washington seguono con attenzione: l’esito influirà sullo sblocco dei fondi UE, sul sostegno all’Ucraina e sull’allineamento di Varsavia alle richieste di difesa avanzate dagli Stati Uniti.
Il contesto politico e istituzionale
Dopo un primo turno il 18 maggio, Trzaskowski ha raccolto il 31,4 % dei voti contro il 29,5 % di Nawrocki, con un’affluenza record del 67 %. Il testa a testa ha polarizzato il Paese e costretto i partiti minori a scegliere a chi cedere il proprio consenso, lasciando aperto ogni pronostico sulla seconda tornata.
La Costituzione del 1997 affida al presidente un mandato di cinque anni rinnovabile una sola volta, con poteri di veto superabili solo da tre quinti del Sejm. È comandante in capo in tempo di pace e può sciogliere le Camere in circostanze limitate. In un sistema parlamentare dominato dal governo, la figura presidenziale diventa quindi un ago della bilancia, capace di frenare o accelerare l’agenda legislativa.
Rafał Trzaskowski: il volto europeista
Classe 1972, poliglotta ed ex ministro per gli Affari europei, Trzaskowski guida la capitale dal 2018 e si presenta come garante del ritorno della Polonia nel cuore dell’Unione. Difende i diritti LGBT+, l’aborto entro le dodici settimane e la piena adesione di Kiev a NATO ed UE. Per lui la priorità è sbloccare i 35 miliardi di euro del Recovery Fund congelati dopo le controversie sullo stato di diritto.
Nella campagna elettorale ha puntato su un messaggio di riconciliazione interna e di modernizzazione: investimenti verdi, trasparenza nella magistratura, digitalizzazione dei servizi pubblici. Conta su un forte radicamento urbano e sul voto dei giovani, oltre che sul sostegno esplicito del premier Tusk e dei partiti di centro-sinistra. I sondaggi lo vedono favorito nelle grandi città, ma dovrà colmare il divario nelle zone rurali orientate verso i conservatori.
Karol Nawrocki: l’alfiere nazional-conservatore
Storico quarantaduenne, già presidente dell’Istituto per la Memoria Nazionale, Nawrocki è stato lanciato da PiS come indipendente a novembre 2024. Si è fatto conoscere per le campagne contro i monumenti sovietici e per la difesa della “storia eroica” polacca. Nel discorso di candidatura ha promesso di «proteggere i valori e la sovranità» del Paese, invocando forti investimenti pubblici e detassazione del lavoro straordinario.
Il suo programma insiste su famiglia tradizionale, stretta sui media pubblici e sospensione di ulteriori cessioni di sovranità a Bruxelles. Pur condividendo con l’avversario l’aumento delle spese militari, è più scettico sull’ingresso dell’Ucraina in Europa e propone una politica estera US-centrica, in linea con i leader nazional-populisti del continente. Il suo bacino elettorale resta nella Polonia profonda, dove temi identitari e religiosi pesano più delle connessioni europee.
La giornata del voto
Code ordinate, controlli rapidi e una partecipazione che alle 17 ha già sfiorato il 55 %: la Commissione elettorale parla di affluenza “storica”. Nei seggi di Varsavia gli elettori attendono minuti per votare, mentre nelle campagne del sud-ovest la pioggia non sembra scoraggiare gli anziani, da sempre elettori fedeli. Quattordicimila agenti garantiscono la sicurezza dopo le tensioni verbali di una campagna a tratti velenosa.
Osservatori OSCE e delegazioni europee non segnalano irregolarità gravi; qualche ritardo si registra nei seggi all’estero, dove il voto per corrispondenza coinvolge oltre mezzo milione di espatriati. Lo scrutinio comincerà subito dopo la chiusura delle urne alle 21 e i primi exit poll sono attesi in tarda serata, mentre i risultati ufficiali non arriveranno prima di lunedì.
Le possibili ricadute interne ed esterne
Una vittoria di Trzaskowski rafforzerebbe la maggioranza filo-europea di Tusk, facilitando il varo delle riforme su giustizia e media e lo sblocco dei fondi UE. Sul piano internazionale consoliderebbe l’asse Varsavia-Bruxelles-Kiev, con aperture a un ingresso accelerato dell’Ucraina nell’Alleanza Atlantica e nella famiglia europea.
Se invece a spuntarla fosse Nawrocki, il presidente potrebbe porre il veto alle leggi chiave del governo e rallentare i cambiamenti richiesti dall’UE, riaprendo un braccio di ferro istituzionale simile a quello vissuto con Andrzej Duda. In campo estero, Varsavia sposterebbe l’attenzione verso un nazionalismo difensivo, più incline a cooperare con una Washington trumpiana che con la Commissione. Il risultato peserà dunque non solo sulla rotta polacca, ma sull’equilibrio di tutto il continente in un anno elettorale cruciale.