Il 28 maggio un’enorme porzione del Ghiacciaio Birch si è staccata dalla spalla del Kleines Nesthorn precipitando a valle. In pochi secondi una miscela di ghiaccio, roccia e fango ha travolto il villaggio vallesano di Blatten, cancellandone l’85 per cento dell’abitato. L’evacuazione preventiva dei 300 residenti, ordinata il 19 maggio dopo l’accelerazione del ghiacciaio, ha evitato vittime di massa, ma un uomo di 64 anni risulta disperso e le ricerche proseguono con droni dotati di termocamere.
Oggi il pericolo si è spostato pochi chilometri più a valle. Il cono di detriti lungo 2,5 km blocca il fiume Lonza, creando un lago che cresce a ritmo di oltre mezzo metro l’ora. Le autorità cantonali temono un’onda di piena improvvisa se l’acqua dovesse scavalcare il fragile sbarramento. Squadre di protezione civile sorvegliano l’area 24 ore su 24 e i comuni di Gampel e Steg hanno predisposto piani di evacuazione lampo.
Il crollo: 28 maggio 2025, la montagna cede
Il distacco è iniziato poco dopo le 14:00 lungo una parete alta 500 metri. Secondo l’ingegnere geologo Dave Petley, l’evento ha mobilizzato circa 9 milioni di tonnellate di materiale, abbastanza da riempire 3 000 piscine olimpioniche. I sensori di movimento posizionati dal politecnico di Losanna avevano registrato un’accelerazione del ghiacciaio fino a 10 m al giorno, sintomo di uno scorrimento interno ormai fuori controllo.
Instabilità del permafrost e acque di fusione hanno lavorato insieme. Il terreno roccioso, una volta cementato dal ghiaccio eterno, si è scaldato fino a –0,5 °C, perdendo coesione. Il peso aggiuntivo dei blocchi caduti sul ghiacciaio ha innescato lo scivolamento finale, descritto dai glaciologi come un “evento millenario” per magnitudo.
Blatten sotto i detriti: la vita sospesa in Lötschental
Blatten ora è un mosaico di tetti che spuntano da coltri di fango alte fino a 200 metri. Le immagini aeree mostrano la chiesa sommersa e solo il campanile a indicare il luogo dove sorgeva il centro. La polizia cantonale stima danni per “centinaia di milioni di franchi”; i terreni agricoli sono irriconoscibili e gli allevatori hanno perso fieno, stalle e attrezzature.
Gli sfollati sono ospitati in alberghi di Wiler e Kippel e ricevono supporto psicologico. “Abbandonare la valle non è un’opzione”, ha dichiarato il senatore vallese Beat Rieder, chiedendo a Berna un fondo speciale per la ricostruzione alpina. La compagnia cantonale di assicurazione stima tempi “di anni” solo per sgomberare l’area, mentre architetti e geologi studiano dove e come ricostruire in sicurezza.
Fiume Lonza murato dai detriti: la minaccia di una piena improvvisa
Dietro la coltre di detriti si è formato un lago stimato in 1,2 milioni di m³ d’acqua. Il Lonza tenta di scavarsi un varco, ma finora l’altezza del cordone franato trattiene la massa. I tecnici hanno aumentato la capacità della diga di Ferden, 12 km più a valle, per attenuare un’eventuale ondata. Sirene di allerta sono state installate in tutti i paesi del fondovalle.
Tra le opzioni sul tavolo: scolpire un canale di sfogo controllato o pompare parte dell’acqua, soluzione complicata dalla consistenza fangosa del deposito. “La natura potrebbe fare da sé, ma finché il lago non si stabilizza resteremo in emergenza”, ha spiegato il geologo cantonale Raphaël Mayoraz durante un briefing notturno trasmesso dalla televisione svizzera.
Cosa c’entra il clima: lo scioglimento dei ghiacciai svizzeri
Negli ultimi due anni le Alpi svizzere hanno perso 10 % del loro volume glaciale: 6 % nel 2022 e 4 % nel 2023, record assoluti nella serie storica GLAMOS. Nel 2024 la perdita è proseguita, con –1,2 km³ di ghiaccio nonostante un leggero recupero di neve invernale. Gli scienziati avvertono che il picco di “acqua glaciale” è ormai superato e che episodi di collasso diventeranno più frequenti con l’aumento delle temperature.
Il professor Christophe Lambiel, esperto di permafrost all’Università di Losanna, ricorda che dal 1950 le Alpi hanno già perso metà della loro superficie glaciale. Il permafrost alpino si è riscaldato di oltre 1 °C dal 2010, destabilizzando i versanti sopra i 3 000 m. Il crollo del Birch unisce questi fattori: roccia che si sgrana, ghiaccio che scivola più in fretta e piogge intense che lubrificano i piani di scivolamento.
Le prossime mosse: protezione civile, politica e ricerca
Il parlamento vallese voterà la prossima settimana un pacchetto d’urgenza da 50 milioni di franchi per nuove barriere di protezione, sistemi radar di sorveglianza e un fondo di primo sostegno alle famiglie evacuate. La Confederazione valuta di estendere l’assicurazione federale ai rischi da debris flow nelle valli alpine, oggi coperti solo a livello cantonale.
Sul fronte scientifico, ETH Zürich ha avviato la campagna “Birch Reloaded” per mappare con droni lidar l’intero bacino imbrifero e alimentare modelli idrodinamici in tempo quasi reale. I dati confluiranno nel monitoraggio GLAMOS già dal 2026. I ricercatori sperano di trasformare il disastro in un laboratorio a cielo aperto, capace di migliorare le previsioni di collasso glaciale e di piena rapida in un clima che cambia