Un recente studio ha gettato luce sui rischi nascosti legati al bodybuilding maschile, rivelando come un fisico scolpito possa celare insidie per il cuore. I dati mostrano che gli atleti professionisti, impegnati in allenamenti intensi e regimi estremi, presentano una probabilità altamente aumentata di incorrere in eventi cardiovascolari fatali. Università di Padova ha coordinato la ricerca, pubblicata su una nota rivista scientifica europea, evidenziando come il peso della competizione e le pratiche adottate possano mettere seriamente a repentaglio la salute cardiaca.
Risultati preoccupanti e analisi approfondita
Lo studio, che ha seguito oltre 20.000 atleti impegnati in gare di bodybuilding organizzate dalla Federazione internazionale di bodybuilding & fitness tra il 2005 e il 2020, ha registrato un follow-up medio di più di 8 anni. I ricercatori hanno individuato 121 decessi, con un 38% dei casi attribuiti a eventi cardiaci improvvisi. In alcuni soggetti, l’ingrossamento del cuore e anomalie strutturali sono stati riscontrati, spesso in concomitanza con l’uso di sostanze dopanti. La scoperta più significativa riguarda il marcato aumento del rischio tra gli atleti professionisti, che si dimostra più di 5 volte superiore rispetto a quello dei dilettanti.
Il team internazionale, composto da esperti italiani, statunitensi e austriaci, ha esaminato attentamente segnalazioni provenienti da diverse fonti online, in cinque lingue differenti. I dati sono stati incrociati e verificati mediante più fonti affidabili, cercando di stabilire il nesso tra le attività competitive e le cause del decesso. Nei pochi referti autoptici reperiti, analisi dettagliate hanno evidenziato ispessimenti del cuore e in alcuni casi una presenza di malattia coronarica, confermando il legame con le tecniche di allenamento e la disciplina estrema adottata.
La sfida della trasformazione estrema
Gli autori dello studio evidenziano come la ricerca della perfezione fisica, pur essendo un obiettivo stimolante per molti, comporti dei rischi considerevoli per la salute. Le pratiche tipiche del bodybuilding competitivo includono sessioni di allenamento a intensità elevatissima, regimi alimentari estremi con oscillazioni di peso notevoli, esercizi di disidratazione e, in alcuni casi, l’impiego di anabolizzanti. Questo mix di fattori combina stress psicofisico e pressioni intense, aumentando esponenzialmente il rischio di aritmie e anomalie cardiache.
Con l’obiettivo di prevenire tragedie, i ricercatori sottolineano l’importanza di adottare controlli medici regolari e di introdurre screening cardiovascolari proattivi, specialmente nei giovani atleti che ambiscono a fare della loro passione una professione. I dati raccolti suggeriscono una necessità urgente di una maggiore attenzione da parte della comunità sanitaria e di un rafforzamento della collaborazione con le federazioni sportive, al fine di promuovere pratiche più sicure e responsabili.
Un appello alla responsabilità
Il messaggio principale lanciato dallo studio non è una condanna dell’allenamento o del fitness, ma piuttosto un invito alla consapevolezza. Marco Vecchiato e Andrea Ermolao, tra i principali autori della ricerca, evidenziano come l’ideale di un corpo perfetto non debba oscurare i potenziali pericoli insiti in pratiche estreme. La trasformazione corporea a ogni costo potrebbe infatti mascherare vulnerabilità profonde, esacerbate dalle pressioni competitive e dalla cultura dell’immagine.
Lo studio suggerisce che alcuni decessi, classificati come “morti traumatiche improvvise” per incidenti, omicidi, suicidi o overdose, possano avere una componente psicologica legata a problematiche mentali aggravate dall’abuso di sostanze che stimolano comportamenti impulsivi. Questo quadro, complesso e multifattoriale, impone l’adozione di misure preventive e campagne educative che informino sugli effettivi rischi derivati da un approccio non equilibrato alla salute fisica.
In conclusione, il lavoro evidenzia come la ricerca dell’eccellenza fisica debba essere accompagnata da rigorosi controlli medici e da un cambiamento culturale volto a respingere l’uso indiscriminato di sostanze dopanti. La proposta degli esperti è quella di implementare screening specifici e di sviluppare politiche preventive per garantire un ambiente più sicuro nell’universo del bodybuilding competitivo. Solo con responsabilità e consapevolezza si potrà preservare la salute degli atleti, che meritano di praticare la loro passione senza incorrere in gravi pericoli..