In un ambizioso progetto internazionale, un team di ricercatori ha raggiunto un traguardo fondamentale grazie alla scoperta di un nuovo antibiotico glicopeptidico, denominato kineomicina. La scoperta, coordinata dall’Università degli Studi dell’Insubria e guidata da Flavia Marinelli del Dipartimento di Biotecnologie e Scienze della Vita, rappresenta un passo determinante nella lotta contro i batteri patogeni resistenti alle terapie tradizionali. I risultati ottenuti rivelano il potenziale del composto nell’inibire la crescita di microrganismi responsabili di gravi infezioni.
Una sfida globale
Flavia Marinelli ha sottolineato l’importanza di combattere l’antibiotico-resistenza, enfatizzando come tale fenomeno comporti l’inefficacia dei farmaci usati per contrastare le infezioni batteriche. Secondo l’esperienza della scienziata, una semplice infezione potrebbe diventare una condizione pericolosa e, in casi estremi, minacciare la riuscita di interventi chirurgici complessi. Il problema, riconosciuto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come una pandemia silenziosa, continua a compromettere i progressi della medicina moderna, causando la perdita di innumerevoli vite ogni anno in Europa. Proprio per questo, la necessità di sviluppare nuovi antibiotici è divenuta una priorità assoluta per l’intera comunità scientifica.
Innovazione nel metodo di ricerca
Il team ha adottato un approccio in silico che ha permesso di analizzare un’enorme mole di dati sulla diversità microbica. Attraverso sofisticate tecniche bioinformatiche, è stato possibile prevedere la struttura chimica del nuovo molecola, identificando un microrganismo esotico, Actinokineospora auranticolor, come produttore naturale della kineomicina. Questo metodo innovativo ha dimostrato come la sinergia tra informatica e microbiologia possa aprire nuove strade nella scoperta di validi alleati contro l’antibiotico-resistenza.
Un ruolo chiave in questa fase è stato svolto da Oleksandr Yushchuk, un esperto bioinformatico che, durante il suo periodo di collaborazione al Laboratorio di Biotecnologie Microbiche dell’ateneo, ha fornito supporto essenziale all’analisi dei dati. Nonostante il suo ritorno a Lviv a seguito dell’emergenza in Ucraina, la collaborazione è proseguita regolarmente, evidenziando la forza della cooperazione scientifica anche in tempi difficili.
Collaborazioni internazionali
Il successo della scoperta è frutto di un impegno collettivo che ha visto la partecipazione di diversi gruppi di ricerca europei. Tra questi, i laboratori delle università tedesche di Berlino e Bielefeld hanno apportato contributi cruciali: Roderich Süssmuth della Università Tecnica di Berlino ha collaborato alla definizione della struttura chimica della nuova molecola, mentre Jörn Kalinowski della Università di Bielefeld ha studiato il genoma del microrganismo che la produce. Il trasferimento della nuova sostanza nei fermentatori dell’Università degli Studi dell’Insubria ha rappresentato un ulteriore passo verso la sua potenziale applicazione clinica.
Prospettive future e studi necessari
I ricercatori sottolineano che il cammino per l’eventuale sviluppo della kineomicina come farmaco innovativo è appena agli inizi. Numerosi studi, sia in vitro sia in vivo, saranno indispensabili per confermare l’efficacia e la sicurezza della nuova molecola. La nota finale del gruppo di ricercatori invita alla speranza, segnalando come l’adozione di approcci multidisciplinari possa infine condurre alla scoperta di soluzioni efficaci per contrastare le infezioni dovute a batteri multiresistenti.
La ricerca intrapresa dall’Università degli Studi dell’Insubria mette in luce il valore dell’innovazione scientifica e della collaborazione internazionale nella lotta contro un problema di portata globale. L’utilizzo di metodologie avanzate e la cooperazione tra ricercatori di diversi paesi hanno permesso di fare un importante passo in avanti nella scoperta di nuove armi terapeutiche. La comunità scientifica si mostra fiduciosa che, con ulteriori approfondimenti e sperimentazioni, la kineomicina potrà diventare uno strumento prezioso nel contrasto alle infezioni resistenti agli antibiotici tradizionali. Questo risultato dimostra come la sintesi tra scienza e tecnologia possa valorizzare le risorse naturali, aprendo prospettive positive per il futuro della medicina. La scoperta, frutto di un lavoro instancabile e coordinato, è un simbolo della capacità dell’uomo di affrontare sfide complesse con spirito innovativo e determinazione.