Da parecchio tempo, ogni sera, Denisa Maria Adas, giovane professionista di escort di 30 anni, inviava un messaggio alla madre per tranquillizzarla sul suo benessere. Tuttavia, venerdì scorso, il 16 maggio, il silenzio ha preso il posto delle parole. Da quel momento, non c’è più stato alcun segnale della giovane, residente a Roma e impegnata in trasferta lavorativa in un residence situato in via Ferrucci a Prato.
Inizio delle indagini
Il cauto commento della madre, Maria Cristina Paun, giunge con dolore e un tono accusatorio, insinuando la possibilità di una rapida azione che ha portato alla scomparsa della figlia. La madre, giunta in Toscana su convocazione dei carabinieri, ha espresso una convinzione profonda: “L’hanno presa, di sicuro è andata così”. Queste parole, sebbene tratte dal dolore, hanno dato impulso a un’indagine che ora coinvolge attivamente la procura di Prato, coordinata dal procuratore Luca Tescaroli.
Durante la sera in cui è scomparsa, una testimone ha riferito agli investigatori di aver sentito Denisa al telefono esprimere la frase: “Se mi trovano, mi ammazzano”. Tale dichiarazione ha rappresentato un punto di partenza per un filo conduttore che sta portando alla luce ipotesi riguardanti un possibile sequestro, fino ad arrivare a scenari relativi alla prostituzione e ad altre possibili minacce, rendendo ognuna delle ipotesi degna di attenzione.
Scena del mistero
Quando le forze dell’ordine, tra carabinieri e colleghi provenienti da Prato e Firenze, sono entrate nel residence, la porta della stanza 101 (situata al primo piano) era socchiusa. Al suo interno, tutto sembrava in perfetto ordine: il letto era rifatto, le chiavi erano nella toppa dall’interno e non c’era alcuna traccia di lotta o di sangue. Tuttavia, alcuni oggetti di valore come uno zaino di marca Gucci e due trolley, uno rigido e uno più piccolo, erano scomparsi, mentre i trucchi, le scarpe lasciate sull’armadio e la piastra per capelli restavano sul posto.
Le amiche della giovane, molto legate a quei dettagli, hanno commentato che Denisa non si separava mai dai suoi accessori di bellezza, suggerendo che l’allontanamento avvenne in fretta e magari sotto costrizione. L’esame accurato dell’area circostante il residence ha compreso anche l’automobile rossa della giovane, una Fiat 500, in sosta da diversi giorni. All’interno del veicolo, gli agenti hanno raccolto oggetti quali il coprivolante, uno spazzolino da denti e un capo d’abbigliamento per analisi del DNA, elementi che potrebbero essere fondamentali per svelare il mistero.
Prove e ipotesi
Tutti gli spazi comuni, le vie interne, le scale e il viottolo sul retro dell’edificio sono stati esaminati con cura. Le telecamere del residence hanno registrato la presenza di due uomini quella sera: uno con un alibi che lo esclude da ogni sospetto, e l’altro, identificato come l’ultimo cliente, rimasto fino a tardi e che aveva effettuato tre chiamate prima dell’appuntamento. Nonostante l’identificazione, l’uomo non è stato ancora interrogato ed è probabile che risieda fuori provincia. Contestualmente, il Racis, il reparto investigativo scientifico, ha preso in carico il caso, completando le attività in corso.
Un ulteriore approfondimento ha riguardato le conversazioni nei gruppi dove Denisa comunicava con altre escort. In quella chat, la sera della scomparsa, la giovane avrebbe inviato un avvertimento in merito a un cliente definito “pericoloso”. Tuttavia, c’è il timore che il contenuto sia stato modificato successivamente per eliminare eventuali prove. I due cellulari della ragazza, spenti ormai da diversi giorni, potrebbero contenere informazioni cruciali, tra contatti, messaggi e fotografie, utili per far luce sulla vicenda.
Ricerca sul campo
Il 21 maggio, la macchina delle ricerche si è intensificata nella zona del Lecci, lungo viale Alcide De Gasperi, vicino al lago degli Alcali. Si tratta di un’area rurale situata a circa 1,5 km dal residence, dove le operazioni hanno previsto l’impiego attivo di unità cinofile, droni, elicotteri e volontari della protezione civile. Sono stati monitorati sei punti strategici, inclusi i giardini di Mezzana e la pista ciclabile nei pressi dell’istituto Buzzi, luoghi isolati ma di facile accesso.
Nel pomeriggio, due amiche di Denisa sono state interrogate approfonditamente. Secondo quanto riferito, la giovane era consapevole del pericolo imminente e lo aveva comunicato in modo chiaro. I dettagli raccolti dai vari interrogatori e dalle analisi portano a un incrocio di piste che, con un cauto ottimismo, potrebbe condurre a una svolta significativa nelle prossime ore. Le testimonianze e gli indizi raccolti sono considerati da tutti gli inquirenti come fondamentali per cercare di localizzare Denisa e comprendere il contesto in cui si è verificato questo drammatico evento.
La speranza ora si concentra su quei messaggi, registrazioni o eventuali appunti che potrebbero rivelare la verità e permettere di ritrovare la giovane viva, in tempo utile per porre fine a questo inquietante mistero.