Nel corso di questa giornata agli Internazionali di tennis di Roma, Jannik Sinner e Lorenzo Musetti affrontano appuntamenti decisivi in semifinale contro Tommy Paul e Carlos Alcaraz, rispettivamente. I due giovani campioni si preparano a sfidare avversari di primo piano, affrontando un calendario impegnativo che richiede non solo abilità tecnica e tattica, ma anche una gestione accurata della fatica.
Gestione del recupero e strategia fisiologica
Il fisiatra Andrea Bernetti, segretario generale della Simfer, ha illustrato con chiarezza l’importanza di un regime strutturato per la riduzione dell’affaticamento durante il torneo. La pianificazione del recupero, attraverso tecniche mirate come il raffreddamento, l’idratazione e l’integrazione di elettroliti, diventa cruciale nei momenti in cui le partite presentano ritmi serrati. Alcuni accorgimenti, come un adeguato apporto nutrizionale e la cura del sonno, rappresentano elementi imprescindibili per mantenere i parametri fisiologici vicino alla norma. I team dei campioni studiano ogni dettaglio, personalizzando le strategie in modo da conservare al massimo il livello competitivo, anche quando il proseguire del torneo comporta partite più lunghe e impegnative.
La variabilità dell’impatto fisico nel tennis
Il tennis si contraddistingue per l’alternanza di momenti di alta intensità e brevi recuperi. Un match può evolversi in una danza di sprint esplosivi seguiti da pause di pochi secondi, durante i quali il corpo tenta di rivalutare le energie e gestire lo sforzo accumulato. Le regole del gioco prevedono intervalli di 10-20 secondi tra gli scatti, periodi più estesi di recupero di 60-90 secondi e tempi regolamentati dalla federazione internazionale per garantire un ritmo di gioco equilibrato.
In termini di dinamica, una partita può durare da un’ora a ben oltre le cinque ore, a seconda delle circostanze e del livello degli atleti. Ciascun incontro prevede una varietà di movimenti: scatti brevi, arresti improvvisi e continui cambi di direzione, che coinvolgono diversi gruppi muscolari. La dispersione dell’energia varia non solo in funzione della durata complessiva del match, ma anche in relazione alle caratteristiche della superficie di gioco; mentre le piste in terra battuta tendono ad allungare gli scambi, i campi in erba favoriscono un ritmo più accelerato.
Fattori determinanti per la performance
Un altro punto di particolare interesse è rappresentato dal “perceived exertion”, concetto che indica la percezione soggettiva dello sforzo fisico. Questo parametro, sebbene solitamente in accordo con la reale intensità dell’attività, può variare in maniera indipendente, riflettendo una sensazione di fatica che ha tanto a che fare con il contesto psicologico quanto con il lavoro muscolare. Durante una partita, la frequenza cardiaca è uno dei parametri più monitorati, e nonostante i picchi rilevati durante gli scambi intensi, essa non è sempre un indicatore fedele delle variazioni nel consumo di ossigeno.
Le statistiche parlano di numeri significativi: in media, un atleta si sposta di 3 metri per tiro e compie fra 300 e 500 sforzi ad alta intensità in un match al meglio di tre set. Questi dati sottolineano come la gestione delle risorse fisiche e la capacità di affrontare gli sforzi intensi siano determinanti per ottenere prestazioni eccellenti. L’analisi meticolosa di questi aspetti permette agli staff tecnici di intervenire tempestivamente, modulando l’allenamento e il recupero in maniera da mitigare gli effetti dell’affaticamento.
Il ruolo della preparazione atletica
In un contesto agonistico caratterizzato da incontri lunghi e intensi, la preparazione atletica assume un ruolo centrale. Le strategie di recupero, attentamente pianificate e personalizzate, permettono agli atleti di affrontare ogni match con il massimo delle energie, nonostante la fatica cumulativa. La differenza tra un torneo di tre settimane e uno lungo uno Slam, che prevede partite al meglio di cinque set, risiede proprio nella capacità di dosare le energie e nell’efficacia degli interventi di recupero. Questo approccio, studiato in ogni dettaglio, garantisce agli atleti la possibilità di esprimersi al meglio lungo tutto l’arco della competizione.
L’approfondimento offerto da Andrea Bernetti evidenzia come i metodi di recupero siano integrati in ogni aspetto della preparazione fisica dei tennisti, contribuendo a mantenere alto il livello di gioco anche nelle fasi avanzate del torneo. La combinazione di tecniche tradizionali e moderne pratiche di recupero dimostra come la scienza applicata allo sport possa fare la differenza nelle decisioni ai vincitori, senza trascurare il valore della percezione soggettiva dello sforzo.