Diciott’anni dopo l’omicidio di Chiara, nuove prove e vecchi sms rimettono in moto l’inchiesta. Tutti i protagonisti, i luoghi e le domande ancora aperte.
Il delitto esplode alle 9.10 di un lunedì d’agosto: Chiara Poggi, 26 anni, viene trovata in una pozza di sangue sulla scala interna di casa, in via Pascoli a Garlasco. La ferocia degli oltre dieci colpi alla testa fa pensare da subito a un’arma contundente mai recuperata. Dopo nove anni di processi e perizie contrastanti, l’ex fidanzato Alberto Stasi è condannato in via definitiva a 16 anni; oggi sta finendo la pena in semilibertà a Bollate. La sentenza, però, non basta a spegnere i dubbi di familiari e investigatori.
Nel 2023 la Procura di Pavia apre di nuovo il fascicolo puntando su possibili concorrenti nell’omicidio. Spuntano telefonate, celle mai analizzate a fondo e soprattutto il profilo di Andrea Sempio, vecchio amico di Marco Poggi, fratello della vittima. Gli accertamenti dei RIS sul DNA trovato sotto le unghie di Chiara non bastano a chiarire i contorni: Sempio resta indagato e chiede di essere interrogato “per togliersi di dosso l’ombra” che lo insegue da anni.
La nuova pista del martello riemerso a Tromello
All’alba del 14 maggio 2025 vigili del fuoco e carabinieri prosciugano 300 metri del canale Bozzoni, a Tromello, paese dove viveva la nonna delle cugine Cappa. Dal fango affiorano diversi attrezzi: tra questi un martello a coda di rondine, simile a quello che il padre di Chiara denunciò scomparso dal garage subito dopo il delitto. L’oggetto viene sigillato e inviato al Labanof per stabilire compatibilità con le fratture craniche della giovane e per eseguire micro-tracce di DNA o vernici.
Gli inquirenti frenano l’entusiasmo: legno e metallo immersi diciott’anni subiscono ossidazioni che potrebbero cancellare impronte o profili genetici. Eppure, ricordano, anche minuscole fibre potrebbero confermare che il martello fu avvolto in un telo o riposto in un borsone prima di essere lanciato in acqua. Per la famiglia Poggi la scoperta “è un segnale: non abbiamo mai cercato vendette, solo la verità”, ripete l’avvocato Gian Luigi Tizzoni, invitando a “rispetto e cautela” finché i test non parleranno.
Chi entra in scena: Sempio, le gemelle Cappa e il “super teste”
Il martello non è l’unica novità. Nelle stesse ore i carabinieri perquisiscono le case di Andrea Sempio, dei genitori e degli amici Roberto Freddi e Mattia Capra. Sequestrati pc, vecchi telefoni e sei SIM: i militari copiano gli hard disk cercando chat eliminate e metadati di foto scattate nell’estate 2007. Il legale di Sempio, Angela Taccia, minimizza: “Atti dovuti, Andrea è sereno”. Ma la Procura allarga il pool a tre magistrati per vagliare ogni dettaglio.
Accanto a Sempio tornano i nomi delle cugine Stefania e Paola Cappa, le “gemelle K” che allora catalizzarono gossip e sospetti. I carabinieri depositano 280 sms recuperati da vecchi Nokia: in uno, Paola scrive a un amico poche ore dopo l’arresto di Stasi, “Mi sa che l’abbiamo incastrato”. I messaggi, mai portati in aula, ora potrebbero assumere un peso diverso perché collegati alla pista del canale: un super-testimone intervistato da Le Iene sostiene di aver udito un tonfo e visto una ragazza bionda gettare qualcosa nell’acqua.
Cosa cercano gli inquirenti oggi
Gli obiettivi sono tre. Primo, la compatibilità fisica fra il martello e le lesioni: se il profilo di impatto coincide, la Procura potrà chiedere una nuova incidente probatorio con i periti che a suo tempo esclusero l’uso di un attizzatoio. Secondo, il materiale organico: lo strato di limo sul manico potrebbe preservare cellule epiteliali o residui di sangue. Terzo, il legame geografico: il canale corre dietro la casa dei nonni Cappa, a due chilometri da Garlasco, e vicino alla cascina dove Sempio dice di aver dormito quella notte.
Parallela è la verifica sui tabulati: le celle agganciate dai telefoni di Sempio, Freddi e Capra tra le 8.30 e le 10.00 del 13 agosto 2007 mostrano movimenti discordanti rispetto alle versioni fornite all’epoca. Gli analisti confrontano i log con nuovi algoritmi di machine learning (già usati nei cold case di Caronia e Viterbo) per calcolare compatibilità di spostamenti. Se emergeranno incongruenze gravi, la Procura potrà ipotizzare concorso in omicidio o favoreggiamento.
Quando arriveranno le prossime risposte
I primi risultati di laboratorio sono attesi entro agosto. Occorrono analisi metallografiche, TAC ad altissima risoluzione e test di autoluminescenza sulle micro-tracce ematiche. Se almeno uno di questi punti collegherà il martello alla scena del crimine, la difesa di Stasi potrà chiedere la revisione del processo, puntando su perizie già criticate dalla Cassazione nel 2016. In caso contrario, l’oggetto finirà fra i tanti reperti privi di valore probatorio, ma non chiuderà la porta ad altre piste.
Sul piano giudiziario il codice impone alla Procura di concludere gli accertamenti entro sei mesi dall’iscrizione del primo indagato, prorogabili di altri sei. Significa che entro la primavera 2026 i pm dovranno decidere se archiviare o chiedere il rinvio a giudizio. Nel frattempo la famiglia Poggi segue ogni mossa senza clamore: «Chiara non torna, ma la verità sì», ripete il padre Giuseppe. E nel silenzio della villetta di via Pascoli resta la domanda che da diciott’anni tormenta il paese: chi ha alzato quel martello?